5 domande che gli albergatori dovranno porsi nel 2023

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Aumento delle tariffe, mancanza di personale, cambiamento climatico: questi sono i temi più caldi che gli albergatori dovranno affrontare nel 2023.

Con una lieve recessione all’orizzonte, per proprietari e gestori di hotel si prospetta un anno particolare, in cui la ripresa in corso si scontrerà con un temporaneo rallentamento economico.

Jan Freitag, Direttore Nazionale del Mercato Hospitality presso CoStar, ha evidenziato in un suo recente articolo cinque domande che gli operatori del settore alberghiero dovranno porsi al momento di pianificare le loro strategie per il 2023.

 

1. Le tariffe giornaliere continueranno a crescere o ci sarà una battuta d’arresto per la recessione?

 

Lo scorso ottobre la tariffa giornaliera media (ADR) ha superato del 15% quella del 2021 e del 16,8% quella del 2019. Ma questa crescita continuerà anche nel nuovo anno? Secondo una previsione di STR, nota società di analisi delle perfomance alberghiere, la risposta è sì: nel 2023 si assisterà a un ulteriore aumento dell’ADR dell’1,7%.

Se osserviamo gli ultimi 24 mesi, è chiaro che la strategia di prezzo è stata determinante per molti albergatori. Le riduzioni delle tariffe delle camere non hanno sempre portato ad un aumento della domanda, quindi gli operatori che hanno mantenuto invariate le loro tariffe ora si trovano in vantaggio.

Per i prossimi mesi lo scenario non è definito. Nei primi due trimestri del nuovo anno si prospetta un rallentamento dell’economia statunitense, tuttavia l’impatto potrebbe non essere così disastroso come si può pensare. La crescita della tariffa giornaliera media dell’1,7% è inferiore al livello di inflazione previsto. Quindi, in termini reali l’ADR diminuirà, ma in termini nominali raggiungerà un livello mai visto prima.

 

2. Come recuperare sui viaggi di gruppo?

 

Secondo i dati del Bureau of Labor Statistics, il settore alberghiero manca ancora di circa 250.000 posti di lavoro rispetto ai livelli di gennaio 2020.

Nell’era del post-Covid in cui il lavoro si svolge ancora principalmente da remoto, i manager devono trovare il modo di coltivare la coesione all’interno del loro team. E quale miglior modo per farlo se non organizzare viaggi di gruppo?

Occorre quindi pensare ad altri tipi di proposte corporate rispetto a quelle del 2019, in modo da intercettare questo nuovo segmento di business travellers.

Ad ottobre 2022, la domanda di gruppo è stata inferiore di sole 300.000 notti per camera rispetto al 2019 e i dati puntano tutti verso una piena ripresa nel 2023.

Potrebbe registrarsi un rallentamento a inizio anno, dovuto al periodo di recessione precedentemente menzionato, ma quando l’economia si riprenderà, ripartiranno anche i viaggi corporate. Non è escluso che si ripeta ciò che abbiamo vissuto nel 2022: ovvero un rinvio generale dei meeting alla seconda metà dell’anno, che ha portato molti hotel a ritrovarsi con spazi e blocchi di sale molto limitati. Questa situazione si tradurrebbe in un potere di determinazione dei prezzi ancora maggiore e in tariffe più alte da applicare a quei gruppi.

 

3. L’aumento delle tariffe aeree e i ritardi dei voli influenzeranno la domanda?

 

Oggigiorno, le tariffe aeree e la presenza della rotta d’interesse sono fattori cruciali nella pianificazione di un viaggio aziendale.

Tuttavia, i viaggiatori hanno ancora limitazioni su dove possono andare, poiché il numero di posti disponibili è ancora inferiore rispetto al 2019. Inoltre, molti aeroporti minori hanno visto una significativa riduzione del traffico aereo, al punto che in alcuni casi sono serviti da un solo vettore.

In aggiunta, i tassi di occupazione delle compagnie aeree nazionali sono tornati ai livelli del 2019, il che potrebbe portare ad un aumento generale delle tariffe. Di conseguenza, le aziende potrebbero scegliere di rinunciare al viaggio in favore di un incontro online. Quindi, il problema per gli albergatori non è tanto quanto chiedere agli ospiti una volta arrivati, ma se arriveranno effettivamente.

 

4. Come risolvere la mancanza di personale?

 

Secondo i dati del Bureau of Labor Statistics, il settore alberghiero manca ancora di circa 250.000 posti di lavoro rispetto ai livelli di gennaio 2020.

Per far fronte a questa carenza, alcuni albergatori hanno cercato di automatizzare alcuni servizi e ridurre il personale, diminuendo per esempio le ore dedicate alla ristorazione o alla pulizia delle camere. Inoltre, negli Stati Uniti sono stati offerti visti lavorativi a 66.000 persone in più per aumentare il numero di lavoratori senza cittadinanza, ma questo non è stato sufficiente a ripristinare l’equilibrio tra domanda e offerta.

Per garantire una crescita sostenibile del settore turistico, è quindi necessaria una collaborazione tra tutte le parti interessate, come operatori del settore, proprietari di hotel e organizzazioni di destination marketing, in modo da promuovere l’assunzione di più lavoratori.

 

5. Siamo pronti a proteggere il personale e gli ospiti in caso di necessità?

 

Il numero di disastri ambientali è in costante aumento, proprio come le temperature globali. Gli estremi fenomeni metereologici degli ultimi tempi hanno avuto un impatto sulle vite e sulle proprietà degli albergatori in tutto il mondo, che ora devono essere pronti a gestire anche situazioni di emergenza. Gli hotel, del resto, in tali circostanze diventano anche un rifugio per la comunità locale e un’area di sosta per i primi soccorritori che si recano nelle zone di devastazione.

Questo si traduce nel dover avere sempre infrastrutture all’avanguardia e attrezzature d’emergenza adeguate e quindi fare i conti con nuovi costi.

Albergatori all’ascolto interrogatevi su questi quesiti e fateci sapere quali sono, secondo la vostra opinione, le strategie da adottare in ambito hospitality per questo 2023.