Addio Rate Parity anche in Italia: minaccia o opportunità?

leggi l’articolo completo...Il Ddl Concorrenza è stato approvato dal Senato con 146 sì e 113 no il 2 agosto 2017, in via definitiva e dopo un iter normativo durato 894 giorni.

Ottimo risultato per Federalberghi che ha sempre creduto in questa crociata.

Il decreto, ora legge, mette finalmente al bando le tanto famigerate clausole di rate parity nei contratti tra OTA e hotel. Un piccolo passo avanti per gli hotel? Certamente.

Una grande sconfitta per le OTA? Non esattamente.

Di fatto gli hotel possono già applicare tariffe e condizioni più vantaggiose sul proprio sito ma questo atteggiamento non è sempre il più conveniente.

Ogni albergatore, revenue manager, specialista della distribuzione online sa bene che l’abuso di tali pratiche mina la promessa delle OTA: il miglior prezzo garantito.

E questi big player come si difendono? Semplicemente previlegiando i fornitori, cioè gli hotel, più aderenti e rispettosi della rate parity che beneficiano delle prime posizioni nelle loro ricerche con la piacevole conseguenza di ricevere anche più prenotazioni dirette.

Temiamo che quelli che si faranno o sentiranno troppo furbi invece finiranno a pagina 10 della destinazione così perderanno business intermediato e conseguentemente diretto.

Siamo ancora sicuri che la Disparity Rate sia una strategia vincente?

Poi c’è un’altra dinamica che tendiamo spesso a sottovalutare e cioè che spesso gli albergatori sono inconsapevoli promotori delle promesse delle OTA.

Come? Aderendo alle fantastiche promozioni di visibilità sui portali tramite offerte e pacchetti che quasi mai vengono riproposti sul sito web diretto.

Esito, secondo i nostri dati di comparazione, il 31% delle volte le OTA sono più convenienti rispetto al sito diretto.

L’albergatore non lo sa perché lancia le sue tariffe in parity tramite channel manager ma queste tariffe vengono poi “lavorate” applicando gli sconti che nemmeno si ricordava di aver attivato.

Allora esisteva davvero il problema della rate parity?

No. Semmai è vero il contrario.

Cioè il buon revenue manager dovrebbe essere molto attento non tanto alle tariffe che ritiene opportune quanto a quelle che vengono poi esposte sotto forma di offerta delle OTA, facendo particolare attenzione alle offerte riservate al mobile, programmi di affiliazione automatica, cambi valuta e offerte geolocalizzate.

Insomma un duro lavoro di controllo per conquistare il diritto alla parità tariffaria invece che per perderla.

Si, possiamo dire che la rate parity dovrebbe essere un diritto dell’albergatore e cioè che i portali non possono vendere a tariffe inferiori. Mai.

Questa sì che sarebbe una vera conquista della categoria.

Nel frattempo però è d’obbligo una gestione scrupolosa delle offerte e controlli serratissimi lato albergatore che vuole il suo canale diretto sempre allineato ai big player altrimenti il suo lavoro andrà perso in fumo e commissioni.

 

Duccio Innocenti

QNT – Simple Booking