Arrivano 127 milioni di turisti, mancano 50 mila lavoratori: la doppia faccia del turismo italiano 

leggi l’articolo completo...

Assoturismo Confesercenti scatta la fotografia del turismo italiano e lancia l’allarme: per ospitare i 127 milioni di viaggiatori in arrivo, mancano all’appello 50 mila lavoratori.  

 

Ecco la situazione del turismo nostrano, elaborata dai dati raccolti dal CST (Centro Studi Turistici) e raccontata in un articolo de Il Sole 24 Ore. 

 

Finalmente il boom del settore

 

A causa della pandemia, solo nel 2020 il comparto turistico ha registrato un doloroso –40% del fatturato, secondo la stima di Banca d’Italia. Dopo le restrizioni imposte per fronteggiare la pandemia, la filiera torna a correre: nel 2023 potrebbe addirittura sorpassare il fatturato del 2019, l’anno d’oro del turismo italiano. 

Per Demoskopica, gli arrivi dall’estero nel corso di quest’anno saranno 127 milioni, +11.2% sull’anno scorso. Un dato molto vicino a quello registrato 4 anni fa, quando hanno raggiunto il Bel Paese 131 milioni di viaggiatori, segnando il record di presenze internazionali. 

Crescono i turisti e cresce anche il valore dei consumi. Sempre secondo Demoskopica, la spesa assoluta toccherà quota 89 miliardi di euro, con una crescita del 22.8% rispetto allo scorso anno. 

Ma è presto per cantare vittoria. Nell’anno del rilancio definitivo del comparto, l’ammanco dei lavoratori del settore potrebbe tarpare le ali alla ripresa. 

 

Manca la forza lavoro

 

Crescono i flussi turistici, aumenta la capacità di occupazione del settore ma diminuiscono i lavoratori disponibili: un paradosso che attanaglia la filiera già da prima della pandemia e che ogni anno diventa sempre più pesante. 

Nel trimestre febbraio-aprile, a fronte di un fabbisogno di circa 210mila addetti nelle imprese turistiche, le stime certificano la mancanza di 50 mila lavoratori. Il 34% delle attività denuncia difficoltà nel reperimento del personale, sempre più spesso per mancanza di candidati. La percentuale sale al 52% nella ristorazione, mentre scende al 26.7% fra le altre attività vocate al turismo. 

Manca, in particolar modo, la forza lavoro meno qualificata: addetti alle pulizie, facchini, lavapiatti e camerieri. Coloro che non riusciranno a reperire la forza lavoro necessaria, rischiano un -5.3% sul fatturato.  

A parlare di emergenza è il numero uno di Assoturismo Confesercenti, Vittorio Messina: “La questione ha ormai raggiunto le dimensioni di una vera e propria emergenza. Così è impossibile gestire i picchi di attività, in particolare in alcune aree come la riviera romagnola. Ma problemi si riscontrano anche in Sicilia e in Sardegna. Abbiamo bisogno di trovare una soluzione, anche utilizzando le risorse del Pnrr: servono politiche attive, ora quasi del tutto assenti.” Ancora secondo Messina, “bisogna rafforzare la formazione professionale regionale di figure turistiche e aprire ai pensionati e ai ragazzi in età scolare, prevedendo occupazioni temporanee a totale esenzioni di imposta. E poi pensare a normative speciali per garantire una ‘staffetta’ tra i lavoratori nelle attività stagionali. Pure la gestione del reddito di cittadinanza e dei flussi di immigrazione va ripensata, collegandola a opportunità di formazione.” 

Non è più un’emergenza: la mancanza di lavoratori è ormai strutturale. Per contrastarla, è necessario un intervento delle istituzioni: per discutere con le forze sindacali i contratti di lavoro e per investire nella formazione dei futuri addetti del settore. 

Il rischio è di compromettere la ripresa e rendere il comparto sempre meno attraente agli occhi dei lavoratori.