Italia senza turismo russo, a quanto ammontano le perdite?

leggi l’articolo completo...L’Italia probabilmente dovrà fare a meno, nel corso del prossimo periodo, del turismo russo. 

 

 


Dalla nazione più grande del mondo viaggiano verso l’Italia magnati, oligarchi, persone tendenzialmente altolocate. Se non arriveranno più nello Stivale, ci saranno consistenti conseguenze negative per il comparto del travel.  

 

Le perdite stimate

 

Indicare una cifra esatta risulta molto difficile. Tuttavia, possiamo farci un’idea accurata del vuoto che il turismo russo potrebbe generare nel comparto turistico italiano riferendoci ad uno studio di Banca Italia.  

L’indagine, ripresa da Agi.it e datata 2014 –l’ultima a disposizione per poter fare delle considerazioni credibili- indaga sull’impatto del turismo internazionale nella filiera italiana. 

Concentriamoci sui russi. Nel 2013, nel nostro Paese hanno speso in media 170 euro al giorno: +65% rispetto a tutti gli altri turisti stranieri. 

A valorizzarne ulteriormente l’importanza, ci sono anche i dati riferiti ai pernottamenti nel quinquennio 2009-2014, balzati da circa 3 milioni e 600 mila a quasi 8 milioni.  

Contestualmente, anche la spesa annua ha registrato un incremento notevole: da 623 milioni a 1 miliardo e 328 milioni di euro. 

Numeri che saranno destinati a mancare fra le voci in entrata nel mondo del travel italiano. 

 

Un fenomeno iniziato il secolo scorso

 

Da quando la popolazione russa ha cominciato a viaggiare verso l’Italia? Dalla metà degli anni ‘80 in poi.  

A metà del 1991, rispetto ai cinque anni prima, il turismo della nazione allora a capo dell’Unione Sovietica si era già quadruplicato, toccando quota 1 milione di presenze. Il dato assume ancor più rilevanza se paragonato alle presenze dei giapponesi nello stesso periodo, da sempre amanti delle meraviglie italiane: un milione e trecento mila. 

Nel giro di pochi anni, i russi avevano quindi quasi raggiunto i numeri dei turisti provenienti dal Giappone. Proprio per la loro crescente importanza, l’Enit -Ente nazionale per il Turismo- decise di aprire una sede a Mosca. La volontà era quella di gestire in loco il flusso dei turisti volenterosi di arrivare in Italia. 

La prima crisi della storia recente fra Russia e Ucraina, datata 2014, non ha ridimensionato l’afflusso dei russi verso lo Stivale. Addirittura, rispetto al 2013 è cresciuto del 3%.  

Adesso, in un contesto completamente diverso, dal 27 febbraio i cieli italiani sono chiusi ai voli provenienti dalla nazione più grande del mondo e le prime, pesanti conseguenze si faranno sentire già da Pasqua. 

 

Un connubio celebrato anche a Mosca

 

A marzo 2015, direttamente da Mosca, fu Putin a celebrare l’Italia come meta prediletta dai concittadini, al termine di un incontro con l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi. 900 mila viaggiatori, in quello stesso anno, avevano scelto il Bel paese come meta di viaggio. Qui, avevano speso circa un miliardo di dollari.   

L’anno successivo, in occasione dell’inaugurazione del proprio stand al Mitt di Mosca, l’Enit rilasciò nuovi numeri sull’asse del turismo Russia-Italia. Prendendo spunto dalle statistiche elaborate anche in questo caso da Banca d’Italia, emerse un aumento dei visitatori russi del +5.3% rispetto al 2015. 

Nel 2019, ancora l’Enit certificò il sorpasso, per numero di viaggi compiuti, dei turisti russi su quelli spagnoli. 

 

Tutti pazzi per l’Italia

 

A ingolosire coloro che partono da Mosca ci sono tutti quei fattori che rendono celebre l’Italia in ogni parte del mondo. Arte, cibo, vini, ambiente e moda: ecco 5 fattori che esercitano un irresistibile fascino nel turismo orientale (non solo russo). 

Anche la capacità di garantire un’ottima accoglienza gioca un ruolo di primo piano nell’incentivare gli arrivi della clientela russofona. Particolarmente gradita ai turisti è la capacità di offrire pacchetti su misura per tutte le esigenze, dall’extra lusso a soluzioni più economiche.  

Non solo. La macchina della burocrazia italiana si è fatta trovare pronta nel garantire supporto a tutti i viaggiatori. A questo proposito, ricordiamo l’esempio significativo del Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori. 

Nel 2009 infatti, l’organizzazione ha attivato un servizio esclusivamente dedicato ai turisti provenienti dallo stato più grande dell’ex Unione Sovietica, denominato “Tourist Protection”.  

Il servizio assicurava ai vacanzieri assistenza e supporto, anche legale, qualora fossero incorsi in imprevisti o fossero stati vittime di reati.    

È così che nel tempo l’Italia ha lavorato per snellire le procedure burocratiche rivolte alla Russia. Fra i vari strumenti attenzionati ci sono stati anche i visti, a cui i traveller accedono più velocemente grazie alla semplificazione dell’iter di convalida e rilascio. 

 

Adesso, le conseguenze del conflitto in Ucraina potrebbero danneggiare fortemente un settore già lacerato da due anni di pandemia. Il Governo assumerà un’iniziativa per dare man forte al comparto?  

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