Rate Parity illegale? La Gran Bretagna accusa Expedia, Booking.com e IHG di aver fatto “cartello”

leggi l’articolo completo...L’Office of Fair Trading (OFT) inglese, in data 31 luglio, ha ufficialmente emesso uno “Statement of Objections”, una comunicazione ufficiale riguardo a una presunta infrazione del Competition Act del 1998 (ovvero la legge di Libera Concorrenza) contro Expedia Inc., Booking.com e la catena alberghiera IHG.

Tale dichiarazione “sostiene che Booking.com ed Expedia abbiano entrambe concluso accordi separati con IHG che limitano la capacità delle agenzie di viaggi online di scontare la tariffa della sistemazione in albergo.”

Queste le parole ufficiali pubblicate sul sito dell’Office of Fair Trading. La dichiarazione prosegue:

L’OFT pensa che le presunte violazioni non favoriscano, per loro stessa natura, la libera competizione tra OTA e che costituiscano barriere all’entrata sul mercato e all’espansione di OTA che cerchino di guadagnare mercato offrendo sconti ai consumatori.”

 
 
Sì, avete capito bene, stiamo parlando della clausola di Rate Parity fatta sottoscrivere dalle OTA: il Governo Inglese pensa che contravvenga alla libera concorrenza tra OTA e che il fatto che IHG abbia chiesto sia a Expedia che a Booking.com di non contravvenire alla Parità Tariffaria che loro stessi impongono agli hotel nei loro contratti, sia anti-concorrenziale.

Eppure che la regola della Parità Tariffaria esista da anni in tutto il mondo compresa la Gran Bretagna, è un fatto risaputo e alla luce del sole, dunque perché proprio loro? Perché proprio adesso?

Facciamo un passo indietro: l’inchiesta è stata avviata nel 2010 in seguito alla denuncia di Dorian Harris, fondatore della OTA startup Skoosh.com, che si batte da tempo contro la rate parity e contro il dominio da parte delle maggiori OTA del mercato. Ne parlammo anche su Booking Blog nell’articolo Rate parity o Price Fixing? La Parity accusata di limitare la libera concorrenza.

Harris si è mosso dopo aver condotto una battaglia pubblica contro Booking.com e aver ricevuto pressioni da parte degli hotel per rientrare nella rate parity delle maggiori OTA. Difatti pare che Harris facesse sconti agli utenti erodendo le sue stesse commissioni.

Lo stesso Dorian Harris ha affermato: “La pratica del Price Fixing è uno stato endemico dell’industria alberghiera da anni ormai. Ha creato un’atmosfera stile Mafia e un intollerabile clima per tutte le nuove attività. Skoosh è stata minacciata direttamente e, di conseguenza, ha difeso il suo diritto a scontare le tariffe degli hotel. La nostra campagna durata due anni per creare un migliore contesto commerciale è sfociato in questo evento storico. La dichiarazione dell’OFT deve servire come sveglia per tutte le grandi aziende: la caccia alla migliore offerta è un diritto fondamentale del consumatore.”

La Miglior tariffa garantita è davvero illegale?

A ben guardare la problematica è molto ambigua e la differenza tra Rate Parity e Price Fixing (fare “cartello”), può sembrare sottile. Ma come accusare un hotel che stabilisce un prezzo e lo distribuisce su tutti i canali in egual modo come richiesto dalle stesse OTA un “cartello”?

Albergatori e consulenti la pensano così: il consulente Stephen Field sostiene che il “price fixing avviene quando io e il mio competitor ci accordiamo sul prezzo.” Il VP del Revenue Management del GreenWood Hospitality Group Paul Wood, ha dichiarato che il “Price Fixing è un accordo fraudolento e io questo non lo vedo.”

Anche Max Starkov è stato molto chiaro: “Si avrebbe un cartello se Expedia, Orbitz e Priceline si mettessero tutti allo stesso tavolo e stabilissero la nostra tariffa. Questa è collusione. In questo caso la tariffa viene dalla proprietà stessa. Sei tu che forzi il mercato ad adottare una singola tariffa e poi offri sconti a chi vende il tuo prodotto. Non c’è collusione, chiunque lo dica non capisce la situazione.”

Eppure a quanto pare per l’OFT Inglese c’è un accordo fraudolento, perché a causa della Rate Parity Imposta, l’utente finale non può avvantaggiarsi della miglior tariffa possibile, perché la tariffa risulterebbe sempre superiore a quella che le OTA potrebbero offrire a prezzo scontato se fossero libere di farlo. La questione è spiegata molto bene in questo breve servizio del Telegraph:

A noi sembra qui sfugga una semplice questione: non è l’hotel che impone a tutte le OTA la stessa tariffa. Casomai sono le OTA che di comune accordo impongono all’hotel di offrire a tutte la stessa tariffa senza lasciargli alcun margine di libertà se non quello di stabilire la tariffa stessa. Allora come è possibile accusare una catena alberghiera di fare cartello con le OTA?

Sinceramente mi sembra folle che si possa impedire all’hotel di richiedere al proprio intermediario di rispettare il prezzo di vendita che lui ha deciso.

Una cosa è certa: se l’OFT dichiarerà illegale la pratica di imporre da parte dell’hotel il prezzo di vendita finale alle OTA, varrà anche il contrario. Sarà illegale che i portali possano mai più richiedere su contratto che l’hotel venda le sue camere alla stessa tariffa con cui le vendono loro. Se così fosse, potrebbe davvero essere la fine della Rate Parity, e non solo in UK.

Fonti: OFTHotelNewsNowTnooz