Recensioni False? In USA bocciate e perseguite!

leggi l’articolo completo...Sapete che cos’è l’Astroturfing? Vi rinfresco la memoria: con tale termine vengono definite tutte quelle “azioni pubblicitarie volte a promuovere un brand o un servizio, di carattere ingannevole perché travestite da spontanee espressioni di soddisfazione di acquirenti o utenti”… in poche parole la pratica di pubblicare on-line ed off-line recensioni false, magari a pagamento.

Giusto un anno fa il procuratore generale di New York per la prima volta condannava l’azienda di chirurgia estetica Lifestyle Lift a versare 300.000 dollari di penale per aver pubblicizzato la sua attività attraverso recensioni on-line fittizie. Intanto anche la Reverb Communications è stata condannata perché i suoi dipendenti lasciavano commenti positivi su iTunes relativamente ad alcuni giochi realizzati dai propri clienti.

Oggi, forse a causa di una sempre maggiore diffusione di questa pratica assai poco etica, è la FTC (Federal Trade Commission) americana, che ha il compito di “proteggere i consumatori americani”, a cercare di porre nuovi deterrenti all’Astroturfing online.
 
 

Come contrastare le recensioni a pagamento: la “connessione materiale” col prodotto o servizio

Per quanto riguarda le recensioni a pagamento, la FTC già in passato ha sostenuto l’obbligo di rivelare al consumatore le eventuali “connessioni materiali” (ad esempio datore di lavoro-dipendente) tra aziende di promozione e testimoni… ma pare che questo non abbia frenato dei lavoratori particolarmente “zelanti” dal continuare a promuovere i prodotti dei clienti o della propria azienda, dichiarando di averli acquistati loro stessi.

Anche la pratica di auto recensirsi da parte degli albergatori rientra nell’Astroturfing ed è sempre più diffusa anche all’estero: non è certo sfuggito nemmeno agli Americani che su TripAdvisor spesso sono proprio gli albergatori ad auto elogiarsi, dribblando con eccessiva facilità gli algoritmi di protezione del sito.
 
 

Modello Amazon anche per i siti di recensioni turistiche

Come più volte abbiamo discusso anche qui su Booking Blog, sta emergendo sempre più chiaramente che la chiave di volta della questione è l’anonimato: per limitare false recensioni e commenti diffamatori, si è già pensato di applicare anche all’ambito travel il sistema del “nome reale” già implementato da Amazon, sebbene anche qui non sia ancora obbligatorio e si possa comunque lasciare commenti con un qualsiasi altro nickname si desideri o con nome falso.

Per lasciare una recensione su siti come TripAdvisor, sarebbe invece auspicabile che diventasse obbligatorio utilizzare il proprio nome e cognome, in modo che perlomeno gli albergatori possano verificare se l’autore delle recensioni è effettivamente stato presso l’hotel.
 
 

Anche TripAdvisor dimostra di non essere del tutto sordo alle richieste

Probabilmente messo sull’attenti per le continue lamentele degli albergatori e adesso pressato dalle richieste delle autorità, anche TripAdvisor sembra non rimanere passivo di fronte alla problematica delle recensioni false.

Proprio alcuni giorni fa un nostro cliente ci ha informato che, sicuro che una recensione chiaramente diffamatoria provenisse da un competitor con cui erano sorti dei dissapori, ha segnalato il fatto a TripAdvisor, che avrebbe approfondito le ricerche, verificato la veridicità delle accuse e preso di conseguenza seri provvedimenti, oltre a rimuovere immediatamente la recensione falsa.

Detto questo, TripAdvisor continua a rimanere indifferente al problema dell’anonimato dei commenti…

Fonte: 4hoteliers; Wired