STR Global mette a confronto ADR e occupazione di Airbnb e hotel

STR Global offre un’interessante fotografia del mercato turistico globale, mettendo a confronto la tariffa media giornaliera e i tassi occupazionali di Airbnb con quelli di strutture alberghiere in 13 mercati globali tra il 2013 e oggi.

È la prima volta che i dati proprietari di Airbnb sono messi a disposizione per un’analisi di questo tipo.

Dallo studio di STR sono stati esclusi i dati che non possono essere messi a confronto con la categoria alberghiera, ossia gli alloggi condivisi offerti su Airbnb. A novembre 2016 Airbnb annunciò di aver raggiunto i 3 milioni di alloggi, superando l’inventario della più grande catena alberghiera al mondo, ovvero Marriott, che possiede 1,1 milioni di camere. Ma se escludiamo gli alloggi condivisi, che sono ancora la maggioranza, le unità in vendita su Airbnb si riducono a 1 milione.

I mercati che sono stati presi in esame spaziano da città dell’America, all’Europa, fino all’Asia: Barcellona, Boston, Londra, Los Angeles, Mexico City, Miami, New Orleans, Parigi, San Francisco, Seattle, Sydney, Tokyo e Washington, D.C.

L’analisi di STR ha messo in evidenza che sostanzialmente il mercato di Airbnb si muove alla stessa maniera di quello alberghiero, anche se con cifre diverse, sia per l’occupazione che per le tariffe medie.

  • I tassi occupazionali degli hotel restano mediamente più alti

Negli ultimi 12 mesi a Tokyo i tassi occupazionali di Airbnb sono stati i più alti tra le destinazioni prese in esame (61,5%), così come sono stati tra i più alti per le strutture alberghiere, anche se con cifre molto maggiori (84,8%). In generale l’occupazione alberghiera è stata più alta in tutti i mercati presi in esame: ad esempio a Mexico City l’occupazione media in 12 mesi è stata del 68,7% e su Airbnb del 18,4%.

  • L’aumento di alloggi su Airbnb non sembra aver influenzato il mercato americano

Il forte aumento di alloggi su Airbnb non sembra aver inciso in modo significativo sul numero di notti con occupazione più alta in assoluto (uguale o superiore al 95%) in USA: il numero è stato infatti di 61 notti in totale nel 2013, 75 nel 2014, 76 nel 2015 e 71 nel 2016. Anche per quanto riguarda i prezzi medi in questi periodi di occupazione altissima, non c’è stato calo: nel 2013 il prezzo medio era salito del 30,8% rispetto alle notti ad occupazione inferiore, nel 2014 del 25,6%, nel 2015 del 34,9% e nel 2016 del 34,8%.

  • L’ADR degli hotel resta più alta rispetto a quella di Airbnb

In Usa nel periodo luglio 2015-luglio 2016, l’ADR degli hotel è stata in media di 16 $ più alta rispetto alle tariffe di Airbnb. La differenza maggiore si è registrata a Miami, dove gli alberghi sono arrivati a costare in media 44 $ in più. Anche a San Francisco la tariffa media giornaliera è stata in media di 232,12 $ in hotel e di 207,39 $ su Airbnb. Nonostante questo, come abbiamo visto, il tasso occupazionale degli hotel non ha subito cali sostanziali.
Fatta eccezione per Parigi infatti, nel giro di 12 mesi l’ADR è salita in tutti i mercati, invece le tariffe di Airbnb sono calate in 8 mercati e salite negli altri 5, probabilmente a causa del fatto in alcune destinazioni gli alloggi di Airbnb sono aumentati molto, a volte anche del 100%, e i prezzi di molti alloggi sono stati resi più competitivi.

  • Gli alloggi privati di Airbnb incidono sul mercato per il 4%

Secondo i calcoli di STR la fetta di domanda e di revenue di mercato di Airbnb (per quanto riguarda le intere proprietà date in affitto) non supera il 4% e il 3%. Anche la percentuale di soggiorni per motivi di lavoro su Airbnb è stata stimata intorno al 10%, una percentuale molto inferiore rispetto al leisure. Questo significa che chi viaggia per lavoro ancora predilige di gran lunga il soggiorno in albergo.

  • Chi sceglie Airbnb lo fa per soggiorni lunghi

I clienti di Airbnb di solito prenotano per periodi più lunghi rispetto agli ospiti dell’hotel nei mercati USA: il 46,5% delle notti prenotate su Airbnb fanno parte di soggiorni di 7 o più giorni, mentre solo il 9% di tutte quelle degli hotel sono attribuibili a soggiorni così lunghi.

I dati pubblicati da STR Global mettono in evidenza che, nonostante i grandi cambiamenti portati da Airbnb nel mondo dell’ospitalità, il comparto alberghiero non sempre ne ha risentito. È sicuramente il caso degli hotel di classe medio alta, che nonostante gli ADR più alti, non hanno visto un calo delle presenze, perché capaci di offrire servizi non alla portata di Airbnb. Probabilmente c’è anche una mancanza di know-how nei proprietari di case vacanze che per il momento sembra avvantaggiare le strutture alberghiere.

Jan Freitag, senior VP nell’analisi delle strutture alberghiere per STR, dichiara: “Non sorprende che i risultati siano differenti nei diversi mercati, ma i dati suggeriscono che i proprietari di Airbnb non utilizzano strategie di yield management in modo efficace come gli albergatori. I tassi occupazionali degli hotel sono più alti di quelli di Airbnb, anche se le tariffe offerte sono più alte.