Travel: pieno recovery nel 2025, Italia favorita per la migliore ripresa

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Non assisteremo a una soddisfacente ripresa del turismo prima del 2025, Phocuswright ne è convinta, forte dei dati raccolti sulla crisi e del know-how maturato in decenni di ricerche nel settore

A farsi portatore della previsione tutt’altro che incoraggiante è Peter O’Connor, Senior Market Analyst di Phocuswright, intervenuto al 4° International Hospitality Forum organizzato dalla Hellenic Chamber of Hotels e tenutosi la scorsa settimana in modalità virtuale.

Lo studio della nota società di ricerche rivela che i primi segnali di ripresa si vedranno nel 2021 – come confermano le previsioni di viaggio nella seconda ondata – ma solo nel 2025 sarà possibile raggiungere nuovamente i livelli del pre-pandemia.

 

Ripristino dei servizi e ricavi europei

 

Illustrando i dati in esame, O’ Connor argomenta la previsione di una lenta ripresa con le mutate condizioni strutturali nel settore. L’analista afferma “in parte il motivo è che le compagnie aeree e molti altri fornitori, inclusi hotel e tour operator, hanno licenziato una parte del personale ed eliminato alcuni aeromobili dalle proprie flotte.” La conclusione, per quanto scontata, suona lapidaria: per ripristinare questi servizi servirà molto tempo – ed investimenti consistenti, proibitivi durante una crisi. Se a ciò si aggiunge una certa reticenza dei viaggiatori a tornare a spostarsi, ben si comprende quanto il rompicapo sia di difficile soluzione nel breve periodo.

A queste lacune strutturali, si lega inoltre il tema della disponibilità su larga scala di un vaccino al Covid-19. Trascorreranno molti mesi prima che questo venga reso accessibile alla maggior parte della popolazione europea, dunque il recovery a livelli importanti, pari a quelli del 2019, non avverrà prima del 2025.

E proprio il 2019 si impone, nel report di Phocuswright, come un anno di eccezionale crescita per quasi tutti i Paesi europei, con stime del mercato dei viaggi superiori ai 300 miliardi di euro di ricavi. Cifre realmente impressionanti, soprattutto se paragonate a quelle del 2020, che – causa pandemia – dovrebbero attestarsi intorno a 107 miliardi di euro, con un decremento di quasi il 60%.

 

Il risvolto positivo per l’area mediterranea

 

Le fosche visioni del futuro, però, lasciano spazio anche a slanci di ottimismo, ovviamente supportati dai dati analitici della società. E le buone notizie riguardano proprio il nostro Paese! O’ Connor sostiene che le destinazioni mediterranee come Italia, Grecia e Spagna, registreranno tassi di crescita superiori alla media in fase di pieno recovery. I valori sono incoraggianti e auspicano una ripresa, appena sarà possibile, con una velocità più rapida che mai.

A questo assunto, si combina la tesi di un’uscita dalla crisi più tempestiva per il settore alberghiero rispetto ad altri comparti del travel, un fenomeno guidato dalla domanda nazionale e di mercati europei adiacenti (viaggiatori intra-europei). O’Connor ha infatti affermato che almeno due europei su tre hanno espresso l’intenzione di viaggiare a corto raggio entro luglio 2021. Tra questi emergono gli inglesi e i tedeschi, i più desiderosi di ripartire e target di sicuro interesse per gli hotel italiani.

D’altra parte, tuttavia, questi viaggiatori si sono mostrati riluttanti a spostarsi in destinazioni a lungo raggio a breve e medio termine, confermando che meno del 50% sarebbe disposto a una vacanza extraeuropea entro la prossima estate.

 

Il vaccino come chiave di volta

 

L’attuale situazione critica deriva dall’incertezza strettamente legata – nelle parole di O’Connor – a restrizioni alle frontiere, quarantene, regolamenti, paura di rimanere bloccati lontano da casa, politiche di cancellazione e rimborso. Finché i viaggiatori non si sentiranno rassicurati riguardo a tutte queste condizioni, è molto improbabile che decidano spostamenti a lungo raggio, nella maggior parte dei casi.

Il fattore chiave per sbloccare l’impasse del turismo sembra lo sviluppo e la diffusione su larga scala di un vaccino al Covid. Phocuswright ha illustrato come gli annunci di simili sviluppi abbiano incoraggiato moltissimo le persone a tornare a spostarsi più velocemente. “Quasi il 60% degli intervistati – ha precisato l’analista – ha dichiarato che l’implementazione di un vaccino li renderebbe più a loro agio nel viaggiare entro i prossimi 12 mesi”.

Una volta raggiunta questa fase, i viaggi leisure si svilupperanno rapidamente, con predilezione per destinazioni familiari, più vicine a casa. Dato prezioso per gli albergatori, che sapranno così orientare i propri investimenti di marketing verso il target più idoneo.