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Turismo in Italia: piccolo è ancora bello?

leggi l’articolo completo... [2]Lo dice Bernabò Bocca, lo dice l’Economist: i piccoli hotel sono complicati da gestire, non hanno potere contrattuale, non hanno gli strumenti per penetrare nei mercati internazionali, non sanno e non possono crescere.

Sarà… eppure a molti albergatori la prospettiva di perdere quella che fino ad oggi è stata la più grande ricchezza del Turismo in Italia proprio non va giù.

Piccolo non sta più sul mercato

Il Datatur 2013 [3] pubblicato da Federalberghi conferma con i numeri una realtà a tutti ben nota: la stragrande maggioranza delle strutture italiane ha non più di 20 dipendenti. Si tratta quindi di piccole imprese, spesso a conduzione familiare.

Questo è un tratto distintivo della nostra Penisola. Una ricchezza, se si pensa all’apprezzamento per l’impresa familiare dimostrata dai turisti di tutto il mondo, su TripAdvisor e no solo, ma anche una realtà che può rivelarsi poco competitiva a livello internazionale.

Su questo punto Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, apre la sua intervista  su Turismo e Cultura rilasciata a Sette (Corriere della Sera) venerdì scorso.

Certo Bocca non aspira a suscitare l’apprezzamento e la stima dei colleghi albergatori: colpisce per l’atteggiamento cinico, quasi arrogante, che assume parlando di Turismo, mentre snocciola luoghi comuni da Roma pariolina e grossi nomi della politica e dell’alta società.

Ma ha ragione quando parla dell’Italia come del “Paese degli eccessi,” dove “si va dalla cementificazione incontrollata al conservatorismo estremo: o sviluppo selvaggio o nessuno sviluppo.” Dove “per troppo tempo ci siamo cullati con la retorica del Paese più bello del mondo. E non abbiamo investito abbastanza. E ora i monumenti cadono a pezzi.”

Ma sulle piccole imprese – che costituiscono il fondamento dell’Ospitalità Italiana – non ha pietà: “Ricorda quando si diceva “piccolo è bello”? Nel turismo non è più così. Ora piccolo è complicato. Piccolo è fuori dal mercato.”

Bocca “dice di essere in Senato per fare lobbying e avvicinare la politica al mondo del turismo.” Eppure niente quanto queste affermazioni sembra essere tanto lontano dal Turismo nostrano.

Vorrebbe vedere chiusi i piccoli alberghi?” chiede Vittorio Zincone. “Vorrei che una piccola impresa familiare che non riesce a soddisfare le esigenze dei turisti avesse la possibilità di convertire i suoi immobili a uso abitativo.

Ma “Piccolo è romantico” incalza il giornalista con fare forse un po’ ironico. “Piccolo è spesso inadeguato – dice Bocca – Dobbiamo riqualificare il nostro patrimonio alberghiero. Penso al sistema. Ha senso che in Italia non ci sia un ministero del Turismo?”

Anche l’Economist mette in dubbio il valore dei piccoli

Mi risuonano in testa le parole di Bocca mentre leggo un interessante articolo pubblicato su Officina Turistica [4] dedicato a un intervento sulla situazione del Turismo in Italia di Antonio Pezzano (coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN per la Commissione Europea).

Anche Pezzano, seppure in toni meno forti di Bocca, parla delle piccole strutture e afferma che a quanto pare, la piccola impresa oggi come oggi è un ostacolo alla crescita più che un valore nel Turismo:

Il tema lo pone bene un articolo del “The Economist” del 3/5/2012, “Decline and small. Small firms are a big problem for Europe’s periphery [5]”, dove si mette in discussione in modello di business piccolo è bello, tanto caro al settore turistico. Per adesso sappiamo che in termini aggregati il settore risponde alla bassa marginalità abbassando i salari, ma nel medio termine questa risposta non basta. Questa lezione la conoscono bene alcuni imprenditori che stanno rivedendo il business cercando di dotarsi di sistemi di gestione più industriale. […]
Le imprese di piccola dimensione difficilmente hanno una posizione negoziale forte con la distribuzione (in primis le OTA). Inoltre, hanno difficoltà a sostenere i costi fissi relativi all’adozione di nuove tecnologie e a adeguarsi alle esigenze della clientela più sofisticata, numericamente poco rilevante, ma che fa molto rumore. Insomma, come in altri settori dell’economia italiana, è necessario rimuovere gli ostacoli alla crescita dimensionale delle imprese, una condizione di fondo per generare maggiori investimenti non solo nella strutture, ma anche in tecnologia e formazione
.”

Gli albergatori si difendono

Qualche giorno fa abbiamo condiviso le parole di Bocca sulla nostra Pagina Facebook Ufficiale [6] e gli albergatori hanno espresso la loro opinione, non sempre in maniera moderata. Emerge con forza l’indignazione di un comparto Ospitalità fatto soprattutto dalle piccole strutture. Quelle strutture che poi in larga parte riescono a conquistare la vetta delle classifiche di TripAdvisor e sono più amate dai turisti:


(passa il mouse sull’immagine per ingrandirla)

Non è troppo miope pensare di riguadagnare competitività smantellando (o “riqualificando”) quel delicato tessuto fatto di piccoli hotel che grazie alla loro familiarità e al loro calore umano hanno creato – tutto da soli – il format ospitale che dà un minimo senso al nostro “brand Italia”, anche se senza logo e senza promozione?

Forse si dovrebbe piuttosto cominciare da un sistema disposto ad investire, con leggi, incentivi e finanziamenti più flessibili e aperti alle imprese ospitali. Non ultimo, ci vorrebbe proprio un’azione di marketing internazionale che torni a rendere concorrenziale la nostra destinazione, che sappia supportare i piccoli e valorizzarli come meritano, più che lasciarli da soli a combattere contro un mercato globale che spesso non capiscono e dove non sanno collocarsi.