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Turismo Italia: passi avanti per sfruttare il settore come volano di ripresa

leggi l’articolo completo... [2]Non possiamo più aspettare”, ha detto in questi giorni il presidente USA Barack Obama parlando del Turismo agli Americani. Il settore Viaggi e Turismo infatti è considerato una chiave di volta per lo sviluppo del Paese e dell’occupazione, tanto che il Presidente ha già firmato un ordine esecutivo teso a potenziare il settore.

Ogni anno decine di milioni di turisti da tutto il mondo vengono a visitare l’America. E più persone visitano l’America, più Americani tornano a lavorare”. Credo che se sostituissimo la parola “America”, con “Italia”, l’effetto sarebbe il medesimo. Peccato che qui in Italia, dove più di ogni altro luogo al mondo si dovrebbe investire su Turismo e Beni Culturali – indiscutibilmente legati da un comune destino – per far crescere il Paese e l’Occupazione, questi non sembrano suscitare tanto clamore come in America, anche se sulla carta qualche passo avanti si sta facendo.

Abbiamo bisogno di aiutare il settore in tutto il Paese a crescere e creare posti di lavoro, a competere e a vincere – dice Obama – ecco come ricostruiremo un’economia in cui il lavoro duro ripaghi, in cui la responsabilità venga premiata, e dove chiunque possa farcela impegnandosi”.

Che dire… sono incerta se sentirmi invidioso o preoccupato. D’altro canto, ho appena letto una prima bozza realizzata dal Ministro Piero Gnudi [3] sui temi da affrontare riguardo al nostro Turismo, che mi sono sembrati congrui ed efficaci per la prima volta dopo tanti anni.

Perché non sfruttare il Turismo come volano di ripresa?

In Italia, a detta del nuovo Ministro, nel 2010 il turismo ha contribuito al 13% del PIL nazionale e alla creazione di 3,3 milioni di posti di lavoro (circa il 13,9% dell’occupazione totale). Nei prossimi 10 anni dovrebbe far nascere altri 1,6 milioni di posti di lavoro.

Il Turismo, che negli ultimi anni ha sentito pesantemente la crisi, nel 2011 ha dato segnali di ripresa (Bernabò Bocca [4] riporta che c’è stato un aumento del 2,3% delle presenze), ma mancano ancora proposte concrete d’intervento da parte del nuovo Governo perché il comparto divenga volano di crescita come meriterebbe.

È vero, il Ministro Gnudi ha speso parole positive in tal senso: Il turismo può essere uno dei pilastri su cui fondare la ripresa economica del nostro Paese. Per fare ciò però è necessario che il Paese si doti di una ”strategia unitaria”, una ‘country strategy’ su quali segmenti intendiamo puntare per recuperare competitività internazionale e per intercettare la nuova domanda di turismo’‘.

Primi punti della nuova strategia italiana

Queste le tematiche centrali trattate  in questi giorni dall’Osservatorio del Turismo istituito da Gnudi:

  1. Riconvertire l’ENIT nell’ente turistico italiano unico: “Se vogliamo intercettare i nuovi flussi dai paesi a maggior crescita, e in particolare dai cosiddetti BRICS, occorre una strategia unitaria. A questo fine è necessario rafforzare sempre di più il ruolo del Comitato permanente di coordinamento in materia di turismo. L’ENIT deve recuperare un ruolo centrale nell’ambito del sistema turistico italiano e deve consolidarsi come braccio operativo dello Stato e delle Regioni per la promozione del brand Italia all’estero.”
  2. Aliquota dal 10 al 9% per tre anni, per scongiurare la diminuzione dei consumi
  3. Lotta all’evasione fiscale: si stima che il “nero” del Turismo tocchi i 35 miliardi di euro, perciò si inizierà ad utilizzare il sistema del tracciamento dei movimenti al posto del redditometro
  4. Tasse anche per gli Enti religiosi: le strutture che offrono alloggio a pagamento dovrebbero essere sottoposte alle stesse aliquote e agli stessi contributi della categoria.

Politica turistica più 2.0

Sebbene quelle sopra elencate sembrino gli argomenti che in primis saranno affrontati, nel programma dichiarato dal Ministro si pone l’accento anche su altre problematiche importanti, arrivando a parlare addirittura di argomenti 2.0 come il passaparola e le recensioni degli utenti:

Aumento dei posti di lavoro e Beni Culturali mancano ancora all’appello

Purtroppo nel documento non si citano due problematiche che, se non di diretta competenza del Ministro, sono strettamente connesse all’ambito turistico:

  1. Incentivi all’aumento delle assunzioni
    Bernabò Bocca [6] ha affermato che “Nel decennio 2000-2010 l’occupazione nel turismo è cresciuta, come sostenuto dalla Banca d’Italia, del 28,9% a fronte di un calo del 7,8% degli addetti nell’industria.” Se il Governo mira a fare del Turismo un volano di ripresa, perché non pensare a sistemi concreti per offrire l’inserimento a personale qualificato magari disoccupato? o incentivi alle aziende turistiche per chi assume?
  2. Investimenti nella manutenzione e valorizzazione dei beni culturali
    Trovo che questo sia un tasto dolente per il Belpaese, ciò non di meno, è assolutamente necessario prendere dei provvedimenti al riguardo, perché senza Beni Culturali, gran parte del nostro turismo perderebbe di senso.

Non trovo migliori parole per esprimere il mio disappunto di quelle di Andrea Carandini, Presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali, che sul Corriere della Sera [7], in un bellissimo, accorato appello ha dichiarato:

Il patrimonio culturale italiano, accumulato in tre millenni densi quanto i milioni d’anni dell’evoluzione, va disgregandosi… In quale condizione lasceremo questi beni al globo, noi che siamo stati il gioiello dell’universo? I crolli cadenzati a Pompei misurano lo stato della conservazione, mentre a Ercolano fino ad ora sono mancati, perché la manutenzione lì è stata garantita, seppure da un cittadino britannico munifico… Serve dappertutto una manutenzione normale e parca, al posto di vistosi e costosi restauri. Oggi il ministero dispone per questo compito un terzo dei fondi che riuscirebbe a spendere in un anno (500 milioni circa). Se un indiano o un cinese vuole capire i caratteri dell’Occidente – utili per intendere l’Asia per contrasto – deve visitare la nostra patria. Ma quando vi atterra poco capisce della nostra storia, perché il pochissimo che spieghiamo è tarato ancora sulla borghesia storica, ormai nel sottosuolo. Bastano i gloriosi volumi del Touring Club, ottocenteschi “Baedekers” in italiano? Non converrebbe un limitato finanziamento annuale dello Stato per fare degnamente figurare la Penisola su Internet? Non è venuto il momento di studiare il contributo dei privati alla gestione del patrimonio pubblico immobile al fine utilizzarlo per conservarlo e comunicarlo? Soltanto il patrimonio culturale sfugge alla micidiale concorrenza mondiale…

 
 
 Fonti dati: Dichiarazioni ufficiali Ministro Gnudi [8]; ehotelier [9]; Travelnostop [10]