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Dalla ricerca alla prenotazione: l’impatto dell’AI sul customer journey

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La rivoluzione è già iniziata. Google sta cambiando radicalmente il modo in cui i viaggiatori cercano, scoprono e scelgono un hotel.

Le classiche ricerche generiche – come “hotel a Firenze” – stanno lasciando il posto a vere e proprie conversazioni con un’intelligenza artificiale capace di comprendere anche le richieste più articolate. Il nuovo sistema AI di Google [3] non si limita a restituire risultati: interpreta le intenzioni, suggerisce soluzioni personalizzate e può persino completare una prenotazione al posto dell’utente.

In questo articolo, ripercorriamo i principali cambiamenti introdotti dall’AI conversazionale di Google e vediamo, a partire da un’analisi di Whitesky Hospitality [4], quali azioni concrete ogni hotel può intraprendere per restare competitivo.

 

Come funziona l’AI mode di Google

 

Il lancio dell’AI Mode di Google nel 2025 segna uno dei cambiamenti più significativi nella storia dei motori di ricerca. Gli utenti non cercano più per parole chiave, ma pongono domande conversazionali del tipo: “Trova un boutique hotel in un quartiere cool di Londra, con ottima colazione e vicino ai musei, sotto le 200 sterline a notte“.

Il merito è del modello Gemini 2.5, che utilizza un meccanismo chiamato query fan-out: scompone ogni richiesta complessa in sottodomande, analizzando simultaneamente aspetti come tipologia di struttura, location, servizi, fascia di prezzo.

Non è più una questione di matching tra keyword, ma di comprensione del contesto, delle intenzioni e delle emozioni implicite nella ricerca.

Il risultato? Le ricerche sono oggi da due a tre volte più lunghe. Le “AI Overviews” – i box generati dall’intelligenza artificiale nei risultati di ricerca – appaiono già nel 30% delle ricerche legate ai viaggi, con una crescita esponenziale.

 

Cosa cambia nel percorso di prenotazione degli ospiti

 

Gli utenti non si limitano più a cercare un hotel: stanno conversando con un travel advisor basato sull’AI. Questa intelligenza artificiale conosce le preferenze, capisce i vincoli, propone alternative pertinenti alla richiesta iniziale.

L’interazione è naturale: si descrive l’esperienza ideale [5] in modo spontaneo e l’AI interpreta desideri impliciti e bisogni latenti. Ad esempio, se un utente chiede “un posto caldo ma non troppo turistico per il nostro anniversario”, Google è in grado di intuire che si tratta di una ricorrenza romantica e di proporre soluzioni coerenti, anche se nel prompt non viene esplicitato il concetto di “romantico”.

Dati che si spiegano con la possibilità di gestire da un’unica interfaccia centralizzata processi prima frammentati, come la pubblicazione delle offerte, la sincronizzazione della disponibilità e la gestione delle restrizioni. Per i team di revenue e distribuzione significa risparmiare tempo prezioso e focalizzarsi su strategie ad alto impatto.

Strumenti come la ricerca multimodale (fotografare un luogo per ricevere informazioni contestuali) e la ricerca vocale avanzata stanno ridefinendo l’interazione con il mondo digitale. L’AI monitora in tempo reale disponibilità e prezzi, segnala picchi di domanda e, in alcuni casi, può persino chiedere un rimborso automatico se la tariffa scende dopo la prenotazione.

La personalizzazione è profonda e dinamica: non si basa su dati statici come età o genere, ma su comportamenti e intenzioni. L’AI distingue autonomamente un viaggio di lavoro da una vacanza con la famiglia e adatta di conseguenza i risultati mostrati nella schermata di ricerca.

 

Le implicazioni per la strategia digitale degli hotel

 

La SEO tradizionale basata su keyword sta rapidamente lasciando spazio all’Answer Engine Optimisation (AEO), che ha come obiettivo l’essere una fonte strutturata e affidabile che l’AI possa leggere, interpretare e citare nelle sue risposte.

Servono perciò contenuti ottimizzati non solo per le persone, ma anche per le macchine: dati ben organizzati, informazioni chiare su servizi, tariffe e punti di forza. Non si punta più solo al clic, ma a influenzare la risposta generata dall’AI.

Con il sistema di query fan-out, Google scompone le richieste in sotto-domande e aggrega contenuti da più fonti. In questo scenario si inserisce Project Mariner [6], la nuova funzione che permette di prenotare direttamente dall’interfaccia AI, senza passaggi intermedi.

La visibilità non basta più: gli hotel devono essere anche tecnicamente prenotabili, con feed aggiornati, API attive e sistemi integrabili con l’ecosistema Google.

Tuttavia la tecnologia, da sola, non basta. Per distinguersi in un panorama guidato dall’intelligenza artificiale, è essenziale comunicare in modo più mirato e rilevante. Oggi il percorso di un potenziale ospite inizia nel momento in cui l’AI identifica il vostro hotel come soluzione ideale a un bisogno appena espresso o ancora latente.

In questo nuovo contesto, essere riconoscibili è cruciale. Per riuscirci, è indispensabile conoscere a fondo il proprio cliente tipo, anticiparne i desideri e offrire risposte pertinenti, nel tono e nel momento giusto.