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Arriva Bard, il chatbot di Google basato sull’intelligenza artificiale

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Lunedì 6 febbraio, Google ha annunciato che rilascerà un chatbot chiamato Bard. 

Nel blog post [3] pubblicato da Big G e firmato da Sundar Pichai, amministratore delegato della società, si legge che Bard, già disponibile per alcuni tester fidati, sarò disponibile per tutti gli utenti nelle prossime settimane. 

 

Come funzionerà Bard

 

Bard metterà a disposizione dell’utente “la conoscenza del mondo”, tramite un’interfaccia conversazionale. Presiederà al suo funzionamento LaMda, una versione ridimensionata di un più potente modello Ai di Google e basata su una tecnologia simile a quella di ChatGPT. [4] 

LaMda consentirà l’utilizzo di Bard a un ingente numero di utenti e di raccogliere feedback per perfezionarne il funzionamento. 

Google ha infatti ammesso che Bard, nel rispondere ai prompt degli utenti, potrebbe restituire falsità e utilizzare un linguaggio incline all’odio e alla violenza. Per questo motivo, gli sviluppatori del chatbot contano molto sulle indicazioni degli utilizzatori per affinare la sua capacità di risposta. 

Pichai ha anticipato come il chatbot migliorerà le ricerche tradizionali. Grazie all’intelligenza artificiale, Google restituirà all’utente risposte affidabili ai comandi richiesti, pescando nel database più grande del mondo. Nel caso di domande per le quali non c’è una risposta univoca, Big G sintetizzerà i punti di vista differenti. 

Anche se non ha indicato una tempistica, l’amministratore delegato di Google ha fatto sapere che attraverso un’API gli sviluppatori avranno accesso alla tecnologia di Bard, come già sta facendo OpenAi con ChatGPT. 

 

La prudenza è d’obbligo

 

Dopo decenni, Google potrebbe trovarsi per la prima volta a fare i conti con una minaccia alla sua supremazia nel mondo della ricerca online [5]. A scalfire il predominio, ChatGPT e Microsoft, fresco d’investimento di circa 10 miliardi di dollari in OpenAI. 

Nonostante la crescente concorrenza (non solo di ChatGPT), Google ha scelto di muoversi con prudenza nell’inserire la tecnologia di Bard tra i suoi prodotti. Oltre a fornire informazioni errate e a utilizzare un linguaggio violento, talvolta l’intelligenza artificiale genera testi intrisi di pregiudizi etnici e di genere. 

A denunciare il malfunzionamento ci hanno pensato, già nel 2020, gli sviluppatori di Google. Tre anni fa alcuni di loro hanno prodotto un documento interno all’azienda nel quale si invitava ad applicare con cautela l’intelligenza artificiale ai software generatori di testo

Probabilmente, negli ultimi tre anni l’intelligenza artificiale di Google ha fatto dei passi in avanti. Con la volontà di Big G di mettere al centro dello sviluppo di Bard i feedback degli utenti, è lecito aspettarsi un perfezionamento continuo del sistema.   

Quali saranno le performance di Bard? Per scoprirne il funzionamento, non resta che aspettare il rilascio.