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Meta vuole davvero lasciare l’Europa?

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“Europa senza Facebook se bloccate i nostri dati”. Dal quartier generale di Zuckerberg il messaggio indirizzato all’Unione Europea è stato forte e chiaro. Ma quanto è probabile che la dichiarazione di Meta si concretizzi? 

 

 

Il nodo della privacy

 

Sembra essere sempre una questione di privacy quella che contrappone le Big Tech alle autorità nazionali e internazionali. Facebook non è nuovo a questo genere di situazioni [3]. Non più tardi di qualche giorno fa, anche Google ha dovuto confrontarsi con la presa di posizione del garante per la privacy austriaco, [4] il quale ha dichiarato che il motore di ricerca più utilizzato al mondo ha violato quanto disposto dal GDPR. 

Il nocciolo della questione è lo stesso, vale a dire la migrazione dei dati degli utenti residenti in Unione Europea verso l’America. Come sottolineato da La Repubblica [5], tutto ha avuto inizio quando, nel luglio del 2020, la Corte di giustizia europea ha annullato il Privacy Shield, ossia la normativa che regolava il passaggio dei dati dal Vecchio al Nuovo Continente. 

Da allora, Meta e le autorità europee stanno cercando di trovare una soluzione al vuoto normativo che soddisfi entrambe le parti, senza però essere ancora giunti ad un accordo. 

In questo clima, giovedì 3 febbraio, Zuckerberg ha presentato la consueta relazione annuale alla Sec (Securities and Exchange Commission, l’autorità garante del mercato americano). A destare scalpore è stato un passaggio contenuto nel documento: “Se non saremo in grado di trasferire i dati tra Paesi e regioni in cui operiamo, o ci sarà vietato di condividere dati tra i nostri prodotti e servizi, ciò potrebbe influire sulla nostra capacità di fornire tali servizi e indirizzare la pubblicità”.  Se non si troverà un accordo, possibilmente entro il 2022 “probabilmente non saremo in grado di offrire alcuni dei nostri prodotti e servizi più significativi, tra cui Facebook e Instagram, in Europa” – parola di Meta. 

Quanto affermato è una strategia aziendale per accendere i riflettori sul dibattito ancora aperto o siamo davvero di fronte ad una sorta di ultimatum lanciato dal social blu? 

 

Le precisazioni dell’azienda statunitense

 

La rincorsa alle notizie sul futuro di Meta in Europa sembra essersi placata dopo la dichiarazione di un portavoce della società americana.  

Nick Clegg, vicepresidente dell’azienda per gli affari globali, ha fatto luce su quanto affermato nel documento presentato alla Sec: “Esortiamo le autorità di regolamentazione ad adottare un approccio proporzionato e pragmatico, per ridurre al minimo le interruzioni per le molte migliaia di aziende che, come Facebook, si sono affidate in buona fede a questi meccanismi per trasferire i dati in modo sicuro” 

Un altro portavoce ha poi aggiunto: “Non abbiamo assolutamente alcun desiderio né intenzione di ritirarci dall’Europa, ma la semplice realtà è che Meta, e molte altre aziende, organizzazioni e servizi, si basano sui trasferimenti di dati tra la Ue e gli Usa per gestire servizi globali”. 

Sembra quindi tutto rientrare nella prospettiva secondo la quale Meta stia cercando di trovare, quanto più velocemente possibile, un accordo con l’autorità europea per chiudere la questione. 

Ad avvalorare questa tesi c’è anche il fatto che Meta, lasciando l’Europa, si priverebbe di una vera e propria miniera d’oro. Nel Vecchio Continente infatti, negli ultimi quattro mesi del 2021, sono stati circa 309 milioni gli utenti quotidianamente connessi ai social di Zuckerberg, un numero di persone a dir poco notevole a cui indirizzare la pubblicità (primo e quasi assoluto canale di introiti dell’azienda). Escluso dal mercato cinese e fuori dai giochi in quello russo, una scelta simile implicherebbe di dover insistere, oltre sul territorio americano, su quello indiano, che nel frattempo ha già bannato TikTok. 

Fra le parti in campo sembra ripristinata la normale dialettica. Almeno per il momento.