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No-frills e Pod Hotel: cresce il viaggio “mordi e fuggi”

leggi l’articolo completo... [2]Se da una parte sono sempre più diffuse le offerte di “turismo esperienziale” che danno la possibilità di vivere viaggi radicati a 360° sul territorio, fatti di luoghi, ma anche di emozioni e suggestioni che rendono un’esperienza davvero unica, dall’altra sembra che stia letteralmente esplodendo l’esatto opposto.

Un’offerta turistica essenziale e “mordi e fuggi”, fatta per viaggiatori “hip”, in cerca solo di uno spazio dove riposare collocato in posizione centrale, pulito, essenziale e funzionale. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo tipo di soggiorno non ha niente a che vedere con il low cost e neppure con gli ostelli e i b&b. Starwood Hotels, InterContinental e Le Germain offrono già le loro camere no-frills. E da lì ai Pod Hotel il passo è stato breve.

Dai Tune Hotel ai no-frills hotel

Se un anno fa ci chiedevamo quanto le strutture come i Tune Hotel [3], gli alberghi malesi dove si può rinunciare alle finestre in cambio di prezzi estremamente vantaggiosi, potessero minacciare il mercato di ostelli e b&b, oggi vediamo che i no-frills hotels si stanno espandendo a macchia d’olio ed evolvendo, acquistando un posizionamento tutto loro.

Indigo, Aloft e Alt sono alcuni dei marchi da poco coniati rispettivamente da IHG, Starwood e Le Germain: quello che li accomuna tutti è il concentrato di stile design, essenziale, con pochi servizi ma sempre curato e condito con una buona dose di hi-tech, il tutto a un prezzo ragionevole.

Con la loro posizione conveniente, spesso vicino ai maggiori aeroporti, un design distintivo e un numero ridotto di servizi, questi brand in crescita non sono meno rivoluzionari dell’avvento dei motel negli anni 50. Spostando la loro notevole esperienza su brand più casual e da un design più accurato, le maggiori catene alberghiere stanno aprendo la strada a una nuova era di lusso conveniente e a portata di tutti.” – dichiara il magazine canadese The Globe and Mail [4].

Il cliente interessato da questo nuovo tipo di hotel non è necessariamente in cerca di prezzi stracciati, ma al contrario di un ambiente funzionale e stiloso.

Jan Freitag, vice presidente dello sviluppo globale alla STR, ha dichiarato: “Penso che quello a cui stiamo assistendo sia una maggiore attenzione al design, sia negli interni che negli esterni, dal momento che la demografica sta cambiando. Ci sono più Gen X e Gen Y là fuori in cerca del loro primo o secondo lavoro che viaggiano di più, e questo si suppone sia ciò che vogliono, così gli albergatori stanno cercando in ogni modo di costruire e rinnovare in questo senso.”

L’estremismo dei Pod Hotel e dei Capsule Hotel

Mentre le strutture no-frills offrono vere e proprie camere d’hotel, hanno fatto la loro comparsa in occidente i Pod Hotel, un’evoluzione ed estremizzazione del no-frills, dove ambienti, spazi e servizi sono realmente “ridotti all’osso”.

Si va dai Pod Hotel più “light”, con stanze piccolissime che ricalcano lo stesso stile design e hi-tech dei no-frills, come lo Yotel e il Pod39 di New York o il QBIC di Amsterdam, fino ai Capsule Hotels, vere e proprie capsule contenenti solo un letto e pensate per sfruttare lo spazio in verticale, per adesso ancora diffuse solo in Oriente.

Un vero Capsule Hotel può tranquillamente contenere al suo interno 700 capsule (totalmente prive di finestre), disposte su piani diversi e distinti per sesso. Il bagaglio dei clienti viene depositato in armadietti privati e una tenda, all’ entrata di ciascuna capsula, assicura la privacy degli ospiti. Per motivi igienici le scarpe vanno, di norma, lasciate al check-in e in cambio si ricevono delle ciabatte per accedere alla “zona notte”.

Tanto per fare un esempio, il 9 Hours Kyoto [5]in Giappone, mette a disposizione degli ospiti 125 camere da letto orizzontali, poco più grandi di una poltrona business di un aereo. Qui la permanenza minima è di 4 ore.

Si tratta senz’altro di un modo di alloggiare all’insegna dell’efficienza, in qualche modo ispirato a certi cliché fantascientifici che evocano navette spaziali alla Star Wars o Il Quinto Elemento.

Insomma, le capsule saranno poco adatte a un claustrofobico, ma senza dubbio saranno apprezzate dai più avventurosi e modaioli.

Da hotel business a esperienze insolite

Nati negli anni ‘80 in Giappone su progetto dell’architetto Kisho Kurokawa, i pod hotel erano inizialmente alberghi a ore per business man di passaggio, costretti a sostare lontano da casa dopo aver perso l’ultimo treno.

Oggi, come abbiamo detto, sono invece ormai una “moda”, specialmente per il turista backpacker, poco interessato ai servizi ma attratto dal design e dalla funzionalità.

Anche USA Today [6] riconosce questa esplosione e il cambio di rotta nell’utilizzo dei Pod Hotel: “Alcuni si rivolgono a chi è in viaggio di lavoro, mentre altri hanno posizioni centralissime e si rivolgono a chi è in vacanza.

Come abbiamo già detto, il suo cliente tipo è per lo più giovane, poco esigente, ama passare il suo tempo più fuori dall’hotel che in camera e forse considera l’albergo niente più che un contorno del piatto principale più che una parte importante del viaggio in sé. Basti pensare allo slogan della catena di Pod Hotel EasyHotel di Easyjet, da poco inaugurata a Budapest: “You’ll be going out to explore Budapest, not staying in your room.”

Senz’altro questo tipo di hotel può rispondere alle esigenze di un cliente diverso con diverse priorità rispetto a quello ordinario, ma viene spontaneo da chiedersi se non rischi di spersonalizzare e rendere sterile il significato ultimo dell’ospitalità, propria degli hotel 2 stelle come di quelli super lusso, e che non consiste solo nella struttura ma anche nel suo staff e nei servizi che offre.