Recovery Airbnb: quasi il 25% degli ospiti ha prenotato soggiorni di almeno 28 giorni

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Venti di ottimismo, recentemente registrati dal gruppo eDreams, vengono confermati anche dal CEO di Airbnb.

La ripresa del travel si starebbe avviando nella giusta direzione, stando almeno ai dati divulgati dai maggiori player dei viaggi online, come Expedia, Booking.com e, appunto, Airbnb.

I tre colossi si stanno orientando, nel post Covid, lungo direttrici diverse, con strategie di marketing non allineate. Il caso Airbnb, in questo contesto, appare però il più interessante, come riporta un articolo di Travel Weekly.

 

I numeri della ripresa

 

Brian Chesky, numero uno di Airbnb, nutre rosee speranze per l’andamento futuro della compagnia, analizzando la crescita dei ricavi del primo trimestre. Un ottimismo motivato anche dalle modalità di recovery, avvenuto nonostante la latitanza di due fondamentali fonti di business.

In una recente call agli investitori, Chesky ha dichiarato: “La nostra attività ha visto una ripresa più rapida di quanto chiunque si aspettasse, ed è addirittura migliorata nonostante il mancato recovery di due dei nostri segmenti storici più forti: i viaggi urbani e i viaggi transfrontalieri”.

Per il trimestre, Airbnb ha visto un aumento delle entrate del 5% anno su anno, fino alla cifra di 887 milioni di dollari, un impressionate traguardo, maggiore anche ai livelli di entrate per lo stesso periodo nel 2019. Per il primo trimestre, ha registrato una perdita netta di 1,17 miliardi di dollari. Analizzando gli investimenti in marketing, la compagnia afferma un decremento del 7% su base annua nel primo trimestre del 2021, arrivando a 219 milioni di dollari. Il colosso degli affitti turistici ha inoltre riscontrato un aumento della tariffa giornaliera media del 35% anno su anno.

Chesky ha affermato che la sua compagnia ha tratto un importante vantaggio dallo spostamento verso abitudini di viaggio più flessibili, figlie dell’era pandemica. Grazie alla proliferazione dello smart working, infatti, moltissime persone si sono spostate in luoghi lontani dalle proprie mura domestiche, conciliando lavoro e momenti di vacanza.

Quasi un quarto delle notti prenotate su Airbnb nel primo trimestre ha coinvolto veri e propri long stay, di almeno 28 notti. Nel 2019, soggiorni di simile durata avevano interessato solo il 14% del totale prenotato.

Chesky conferma l’emergente trend dell’holiday working: “Le persone stanno scoprendo che non devono essere legate a un unico luogo per vivere e lavorare. Salgono in macchina e viaggiano verso piccole città e comunità rurali, molte delle quali non hanno nemmeno un hotel. Le persone viaggiano sempre e ovunque e si fermano più a lungo”. E dove non c’è un hotel, ci sono molte stanze in attesa di occupazione, quasi tutte disponibili su Airbnb…tutto torna.

 

Prospettive future e nuovi host

 

Ponendo lo sguardo in avanti, Chesky rivela il progetto di concentrarsi sul reclutamento di un maggior numero di host. La piattaforma ne conta attualmente circa quattro milioni, con un totale di 5,6 milioni di annunci di alloggi. Degli host ingaggiati, circa il 90% sono di tipo individuale, quindi autonomo, rispetto a fornitori di ospitalità professionali.

Nel febbraio di quest’anno, Airbnb ha lanciato la sua prima campagna di marketing su larga scala in cinque anni rivolta agli host. La divulgazione su TV e canali digitali ha interessato diversi mercati – Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Canada e Australia – e sarà estesa a Italia e Spagna nel secondo trimestre. L’obiettivo è quello di informare sui vantaggi dell’hosting e incoraggiare più persone possibile a inserire il proprio alloggio nel listing di Airbnb. Accanto alla promozione, i vertici della compagnia hanno rivisto le pratiche di registrazione per diventare host sul sito, rendendo il processo più semplice.

“Stiamo rendendo ancora più semplice diventare host riducendo il numero di passaggi per diventarlo, e man mano che riduciamo il numero di passaggi, i risultati arrivano più velocemente”, dichiara Chesky. “Mi aspetto di ottenere milioni di altri host nei prossimi anni su Airbnb”.

Ma le grandi aspettative non si esauriscono qui: dal CEO trapela l’avvento di nuovi strumenti e servizi, lanciati ufficialmente il 24 maggio, molti dei quali mirati all’ulteriore miglioramento dell’esperienza dell’host.

Inoltre, in previsione di una carenza di richieste nei popolari mercati non urbani questa estate, Airbnb prevede di concentrarsi sugli sforzi per reindirizzare gli utenti verso mercati con più inventario disponibile.

“Ora che gli ospiti ci dicono che sono molto più flessibili riguardo a dove viaggiano, possiamo indirizzare la domanda verso dove abbiamo offerta”, ha detto Chesky. “Abbiamo molte opportunità di indicare la domanda dove abbiamo offerta disponibile, il che ci consentirà di aumentare costantemente l’occupazione”.