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Turismo in Italia: il 2013 finisce sotto il segno più… ma non basta

leggi l’articolo completo... [2]Dopo un avvio un po’ lento, nel secondo semestre del 2013 il Turismo italiano sembra aver ritrovato un po’ di smalto e chiude l’anno sotto il segno positivo della crescita. Questo a quanto riportano l’Osservatorio Nazionale del Lavoro e Isnart in una nota diffusa nella prima settimana dell’anno.

Ma non è tutto oro quel che luccica e l’Italia resta sempre indietro rispetto alla maggior parte dei Paesi europei.

Se nel primo semestre le cose sembravano mettersi male per il turismo italiano, la spinta estiva ha fatto recuperare posizioni al comparto: nella seconda parte dell’anno infatti il tasso occupazione è stato del 49,6%, ben 4,3% in più rispetto a quello precedente.

In generale, l’anno si è chiuso con una crescita dell’1,9% del tasso di occupazione nelle strutture ricettive rispetto al 2012 e con il 45% delle camere vendute (+4,4% rispetto al 2012).

Questi dati positivi sembrano tutti da addebitarsi soprattutto alle strutture di alta categoria: nei 5 stelle si è registrato il 58,3% di tasso occupazionale (+2,5%) e nei 4 stelle il 54,9% (+4,6%). Segno chiaro dell’attrattiva che il nostro Paese possiede verso target di turisti dalle capacità di spesa medio alte.

Molto più deludenti le performance delle strutture extra-alberghiere, che registrano per la maggior parte bilanci di fine anno negativi, come potete vedere da questa tabella riassuntiva:

Per quanto riguarda le location, come era facile aspettarsi, le cose sono andate particolarmente bene per le città di interesse storico-artistico, che hanno registrato il 50,4% di camere vendute, il 4,3% in più rispetto all’anno prima. In calo le presenze nelle località termali e in quelle lacuali:

L’Osservatorio Nazionale conferma che c’è stato un miglioramento anche dal punto di vista delle tariffe, che sono aumentate del 3,9% rispetto al 2012 ma sono ancora molto al di sotto di quelle 2008 (-2,1%).

Ancora lunga la strada da fare

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, spiega che a seguito della crescita registrata nella seconda metà dell’anno, le previsioni occupazionali per il 2014 sono positive, ma “i margini di miglioramento sono ancora molto elevati.

Insomma, tutto è relativo, e se da una parte si registra una certa crescita, dall’altro bisogna scontrarsi con la dura realtà: il 2013 conferma performance turistiche povere se messe a confronto con quelle degli altri stati europei.

Dove c’è da stare poco allegri è sui flussi stranieri, ovvero quelli che possono aiutare la ripresa del comparto turistico.

Gli stranieri di fatti costituiscono quasi la metà dei flussi turistici nel nostro Paese e hanno gradualmente modificato in modo significativo la composizione della domanda.

Come riporta il CISET nell’ultima edizione del rapporto TRIP [3]: “La crescita complessiva dell’inbound del nostro paese risulta inferiore a quella registrata dalle principali destinazioni concorrenti europee”.

Se mettiamo a confronto l’Italia con sette Paesi europei che hanno una simile offerta turistica, ovvero Austria, Svizzera, Grecia, Spagna, Portogallo, Francia e Regno Unito, la crescita dell’Italia è tra quelle più basse.

La Grecia registra un aumento del +5,3, il Portogallo del +5,1% e la Francia del +4,5%. Fanalini di coda rimangono Austria (+2,4%) e Italia (+2,2%).

Anche le previsioni per l’anno prossimo sono positive ma potrebbero essere migliori: gli arrivi internazionali in Italia dovrebbero attestarsi sui 55 milioni, ma in Francia saranno 91,4 milioni e in Spagna 63,3 milioni. Il gap quindi è notevole.

Nel mercato inbound saranno i Paesi extraeuropei a dare l’apporto maggiore (soprattutto Asia e Nord America): secondo le stime la crescita degli arrivi in Italia è stata quest’anno del +3,9% e il prossimo sarà del 6,6%. “Grazie a questi incrementi, conclude lo studio, gli arrivi extraeuropei nel nostro Paese supereranno l’anno prossimo quota 10 milioni, portando a un recupero delle perdite subite tra il 2008 e il 2009.”

Fonte: Confesercentiservizi [4]; TTG [5]