Variante Omicron, tre grandi incertezze che il mondo travel si prepara ad affrontare

Incertezze del settore turistico con l'arrivo della variante Omicron

La recente scoperta di una nuova variante di Covid-19 sta mettendo a dura prova il mondo dei viaggi. A causa dell’aumento del numero di contagi, l’Europa è ormai in gran parte “zona rossa” e molti Paesi stanno di nuovo implementando restrizioni più severe e chiudendo le frontiere.

Questo clima di incertezza influisce anche sui vacanzieri che, se fino a poche settimane fa stavano tornando a pianificare viaggi per il 2022, adesso sono più restii a spostarsi al di fuori dei confini nazionali.

Ecco che, in un contesto del genere, il noto sito di news di viaggi Skift ha identificato 3 grandi sfide che il settore travel si troverà ad affrontare nei prossimi mesi con la circolazione della variante Omicron.

 

Cambiamento del mindset del viaggiatore

 

Ne abbiamo parlato a lungo qui su Booking Blog: la pandemia ha cambiato profondamente la mentalità della maggioranza dei viaggiatori. La domanda che si pone Skift a questo punto è la seguente: assisteremo a un ulteriore cambiamento di mindset nei travelers, dettato dalla paura della nuova variante, anche qualora i rischi di contagio vengano considerati non significativi?

Inoltre, basteranno le misure attualmente in vigore (passaporti vaccinali e tamponi) ad arginare la diffusione di questa nuova variante? Serviranno regole di viaggio uniformi in tutto il mondo?

Questi interrogativi senza immediata risposta, uniti al continuo mutare delle condizioni di viaggio, sicuramente andranno ad influire sui vacanzieri, smorzandone per certi versi la fiducia. Ma il nocciolo della questione è in quale misura.

Secondo l’ultimo rapporto del World Travel & Tourism Council sulle tendenze dei consumatori, prima del manifestarsi di Omicron, il 70% dei viaggiatori di Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Canada e Giappone aveva in programma di spendere in viaggi per il 2022 molto di più rispetto agli ultimi cinque anni, incluso il 2019. A questo punto, dati i recenti fatti, i viaggiatori saranno ancora disposti a spostarsi? Saranno inclini ad affrontare le restrizioni e qualsiasi spesa aggiuntiva di test e quarantene? E quali saranno le conseguenze sulla salute pubblica dei residenti nei Paesi ospitanti?

Tutto dipenderà quindi dalla mentalità dei nuovi travelers e dal loro desiderio di viaggiare, a prescindere da tutto il resto.

 

Incertezza nelle tempistiche di immunizzazione

 

La seconda incertezza è data dal fatto che ancora non si hanno chiari i tempi che occorreranno per vaccinare l’intera popolazione mondiale, in particolare nei Paesi in via di sviluppo o sottosviluppati.

Skift infatti ritiene che in questo momento serva spingere per far avere accesso alla vaccinazione tutti coloro che sono rimasti fuori fino ad oggi a causa della mancanza di dosi. Quindi occorrerebbe ridistribuire i vaccini tra i vari Paesi, in modo da riuscire a raggiungere l’immunità a livello globale. Solo così si eviterebbe il formarsi di altre varianti.

Sicuramente la logistica di questa operazione sarebbe una delle più grandi sfide da affrontare, oltre al gestire eventuali  resistenze all’inoculazione.

 

Supporti governativi all’industria turistica

 

Se la variante Omicron dovesse causare ulteriori alt al settore travel, è molto probabile che le aziende turistiche di dimensioni medio-piccole si trovino ad affrontare ulteriori periodi di difficoltà. Questo porterebbe i vari governi locali a dover prevedere degli aiuti economici a lungo termine specifici per il settore. Già ci stavamo muovendo in questa direzione, ma con la percezione che fosse una misura temporanea e che fossimo vicini alla tanto agognata ripresa.

Per esempio, un paio di mesi fa la Commissione Europea aveva approvato una serie di misure a sostegno alle imprese turistiche richieste dall’Italia, stanziando in totale 400 milioni di euro destinati al settore, 200 dei quali esclusivamente per le strutture ricettive.

Quanto ancora il comparto travel potrà andare avanti grazie a questi finanziamenti è però incerto. Sicuramente la maggior parte degli operatori del settore si aspettava una svolta che, secondo quanto si poteva osservare fino a poco fa, sembrava fosse imminente e che potesse arrivare proprio con il 2022. Ci auguriamo che comunque il nuovo anno porti con sé qualche segnale di ripresa, se anche non immediatamente nel primo trimestre, almeno a partire dalla prossima primavera, in modo da poter sperare in una stagione estiva 2022 fruttifera.