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Dalla keyword al racconto: il valore dei contenuti nell’era dell’AI

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Negli ultimi mesi Google ha introdotto una modalità di ricerca potenziata dall’intelligenza artificiale che sta cambiando il modo in cui i viaggiatori scoprono e scelgono le strutture in cui soggiornare.

La prima fase del customer journey non inizia più con una semplice parola chiave digitata nella barra di ricerca: oggi gli utenti formulano domande articolate, conversazionali e si aspettano risposte esaustive, affidabili e ricche di dettagli.

Per voi albergatori, questo cambiamento segna un passaggio cruciale: non basta più essere trovati, bisogna essere percepiti come utili e credibili. Le strutture che in passato puntavano su strategie di posizionamento tradizionali — keyword, backlink, tecniche SEO standard — oggi devono imparare a comunicare in modo più profondo, costruendo contenuti che rispondano in modo naturale e completo alle domande reali dei viaggiatori.

La trasformazione non riguarda solo la scrittura dei contenuti, ma anche l’intero modo di progettare un sito web [3]. Le nuove architetture “AI compliant” nascono per dialogare con i modelli linguistici di Google, offrendo alle sue risposte generative materiali ricchi, coerenti e facilmente interpretabili. È un cambiamento tecnico e culturale insieme e gli hotel che lo abbracciano per primi avranno una visibilità più solida e duratura.

Analizziamo ora più da vicino in cosa consistono [4] queste novità e come si applicano nel mondo dell’hotellerie online [5].

 

Dalle parole chiave alle conversazioni

 

Per anni, la ricerca su Google è stata guidata da parole chiave come hotel a Zurigo, spa con vista lago, miglior prezzo hotel. L’algoritmo associava le keyword a pagine ottimizzate con termini simili, restituendo una lista di risultati basata soprattutto sulla corrispondenza linguistica e sui backlink.

Oggi, con l’introduzione dell’AI Mode [6], la logica è completamente diversa. Google comprende il contesto e il significato delle frasi, non solo le parole. Quando un utente digita “boutique hotel tranquillo vicino al lago di Zurigo con colazione e spa”, l’AI riconosce le diverse componenti della richiesta — posizione, atmosfera, servizi, ristorazione, valore percepito — e cerca online le fonti che offrono risposte coerenti e complete su tutti questi aspetti.

In pratica, Google non si accontenta più di chi parla di hotel, ma privilegia chi racconta cosa significa viverli: chi riesce a trasmettere sensazioni, esperienze e valori reali. È una ricerca sempre più “umana”, fatta di domande e risposte, che premia l’autenticità e la capacità di informare in modo chiaro e coinvolgente.

 

La profondità dei contenuti come nuovo fattore di ranking

 

L’intelligenza artificiale di Google valuta sempre più la completezza e l’utilità delle informazioni. Pagine scarne o ripetitive vengono considerate poco rilevanti, mentre testi articolati con FAQ ben scritte, sezioni dedicate al territorio e descrizioni precise dei servizi, aumentano le probabilità di comparire nelle risposte generate dall’AI.

La differenza rispetto al passato è che ora Google comprende se un testo risponde davvero alle possibili domande del viaggiatore: non solo dove si trova l’hotel, ma che tipo di atmosfera si respira, cosa si può fare nei dintorni, quanto è comodo spostarsi, come si vive un soggiorno lì.

In sostanza, scrivere per il web non significa più inseguire le parole chiave, ma sviluppare i temi che definiscono l’identità e il valore dell’hotel. La profondità informativa è la nuova frontiera della SEO.

 

Fiducia e contenuti visivi: i nuovi segnali premiati da Google

 

Oltre alla qualità dei testi, Google AI riconosce e valorizza gli indicatori di fiducia del brand. Recensioni positive, menzioni su blog di viaggio, comunicati stampa o post di influencer contribuiscono a rafforzare l’autorevolezza di un hotel. In altre parole, ciò che viene detto su un hotel online pesa quanto — se non di più — del suo sito ufficiale.

Anche le immagini e i video [7] stanno assumendo un ruolo sempre più centrale. I viaggiatori scelgono con gli occhi: vogliono vedere, non solo leggere. Foto nitide e coerenti, capaci di trasmettere atmosfera, o brevi video che mostrano camere e spazi comuni aiutano a rispondere a domande implicite sul tipo di accoglienza o sulla vista dalle camere, per esempio.

In uno scenario in cui la ricerca si fa sempre più visiva e interattiva, la chiarezza visiva diventa sinonimo di autorevolezza.

 

Come capire se il tuo sito risponde davvero

 

Un metodo sempre più utilizzato dai professionisti del marketing digitale è il Reverse Question Answering Prompt, una tecnica che consente di analizzare un testo — o un’intera pagina web — per individuare a quali domande risponde in modo completo e diretto.

Invece di domandarsi “quali keyword stiamo utilizzando?”, ci si chiede “a quali domande di un potenziale ospite stiamo davvero rispondendo?”. È un cambio di prospettiva che trasforma il modo di valutare i contenuti.

Applicato al marketing alberghiero, questo approccio permette di verificare la reale utilità di ogni pagina: una descrizione della posizione deve chiarire quanto sia facile raggiungere il centro o le attrazioni principali; una scheda camera deve trasmettere cosa troverà l’ospite una volta varcata la soglia, l’atmosfera, la sensazione di comfort; le pagine dedicate alle esperienze devono spiegare perché vale la pena scegliere proprio quell’hotel e non un altro nella stessa zona.

Il Reverse Question Answering Prompt aiuta così gli albergatori — o le agenzie che li affiancano — a valutare la completezza e la coerenza dei propri contenuti, evidenziando eventuali lacune informative. È, in altre parole, un modo per guardare il proprio sito con gli occhi dell’AI di Google e assicurarsi che le risposte giuste siano davvero lì: chiare, pertinenti e utili.

E voi, cosa ne pensate? I vostri siti web offrono già le risposte che un viaggiatore — e oggi anche l’intelligenza artificiale di Google — si aspetta di trovare? Scrivetecelo nei commenti.