Dalla keyword al racconto: il valore dei contenuti nell’era dell’AI

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Negli ultimi mesi Google ha introdotto una modalità di ricerca potenziata dall’intelligenza artificiale che sta cambiando il modo in cui i viaggiatori scoprono e scelgono le strutture in cui soggiornare.

La prima fase del customer journey non inizia più con una semplice parola chiave digitata nella barra di ricerca: oggi gli utenti formulano domande articolate, conversazionali e si aspettano risposte esaustive, affidabili e ricche di dettagli.

Per voi albergatori, questo cambiamento segna un passaggio cruciale: non basta più essere trovati, bisogna essere percepiti come utili e credibili. Le strutture che in passato puntavano su strategie di posizionamento tradizionali — keyword, backlink, tecniche SEO standard — oggi devono imparare a comunicare in modo più profondo, costruendo contenuti che rispondano in modo naturale e completo alle domande reali dei viaggiatori.

La trasformazione non riguarda solo la scrittura dei contenuti, ma anche l’intero modo di progettare un sito web. Le nuove architetture “AI compliant” nascono per dialogare con i modelli linguistici di Google, offrendo alle sue risposte generative materiali ricchi, coerenti e facilmente interpretabili. È un cambiamento tecnico e culturale insieme e gli hotel che lo abbracciano per primi avranno una visibilità più solida e duratura.

Analizziamo ora più da vicino in cosa consistono queste novità e come si applicano nel mondo dell’hotellerie online.

 

Dalle parole chiave alle conversazioni

 

Per anni, la ricerca su Google è stata guidata da parole chiave come hotel a Zurigo, spa con vista lago, miglior prezzo hotel. L’algoritmo associava le keyword a pagine ottimizzate con termini simili, restituendo una lista di risultati basata soprattutto sulla corrispondenza linguistica e sui backlink.

Oggi, con l’introduzione dell’AI Mode, la logica è completamente diversa. Google comprende il contesto e il significato delle frasi, non solo le parole. Quando un utente digita “boutique hotel tranquillo vicino al lago di Zurigo con colazione e spa”, l’AI riconosce le diverse componenti della richiesta — posizione, atmosfera, servizi, ristorazione, valore percepito — e cerca online le fonti che offrono risposte coerenti e complete su tutti questi aspetti.

In pratica, Google non si accontenta più di chi parla di hotel, ma privilegia chi racconta cosa significa viverli: chi riesce a trasmettere sensazioni, esperienze e valori reali. È una ricerca sempre più “umana”, fatta di domande e risposte, che premia l’autenticità e la capacità di informare in modo chiaro e coinvolgente.

 

La profondità dei contenuti come nuovo fattore di ranking

 

L’intelligenza artificiale di Google valuta sempre più la completezza e l’utilità delle informazioni. Pagine scarne o ripetitive vengono considerate poco rilevanti, mentre testi articolati con FAQ ben scritte, sezioni dedicate al territorio e descrizioni precise dei servizi, aumentano le probabilità di comparire nelle risposte generate dall’AI.

La differenza rispetto al passato è che ora Google comprende se un testo risponde davvero alle possibili domande del viaggiatore: non solo dove si trova l’hotel, ma che tipo di atmosfera si respira, cosa si può fare nei dintorni, quanto è comodo spostarsi, come si vive un soggiorno lì.

In sostanza, scrivere per il web non significa più inseguire le parole chiave, ma sviluppare i temi che definiscono l’identità e il valore dell’hotel. La profondità informativa è la nuova frontiera della SEO.

 

Fiducia e contenuti visivi: i nuovi segnali premiati da Google

 

Oltre alla qualità dei testi, Google AI riconosce e valorizza gli indicatori di fiducia del brand. Recensioni positive, menzioni su blog di viaggio, comunicati stampa o post di influencer contribuiscono a rafforzare l’autorevolezza di un hotel. In altre parole, ciò che viene detto su un hotel online pesa quanto — se non di più — del suo sito ufficiale.

Anche le immagini e i video stanno assumendo un ruolo sempre più centrale. I viaggiatori scelgono con gli occhi: vogliono vedere, non solo leggere. Foto nitide e coerenti, capaci di trasmettere atmosfera, o brevi video che mostrano camere e spazi comuni aiutano a rispondere a domande implicite sul tipo di accoglienza o sulla vista dalle camere, per esempio.

In uno scenario in cui la ricerca si fa sempre più visiva e interattiva, la chiarezza visiva diventa sinonimo di autorevolezza.

 

Come capire se il tuo sito risponde davvero

 

Un metodo sempre più utilizzato dai professionisti del marketing digitale è il Reverse Question Answering Prompt, una tecnica che consente di analizzare un testo — o un’intera pagina web — per individuare a quali domande risponde in modo completo e diretto.

Invece di domandarsi “quali keyword stiamo utilizzando?”, ci si chiede “a quali domande di un potenziale ospite stiamo davvero rispondendo?”. È un cambio di prospettiva che trasforma il modo di valutare i contenuti.

Applicato al marketing alberghiero, questo approccio permette di verificare la reale utilità di ogni pagina: una descrizione della posizione deve chiarire quanto sia facile raggiungere il centro o le attrazioni principali; una scheda camera deve trasmettere cosa troverà l’ospite una volta varcata la soglia, l’atmosfera, la sensazione di comfort; le pagine dedicate alle esperienze devono spiegare perché vale la pena scegliere proprio quell’hotel e non un altro nella stessa zona.

Il Reverse Question Answering Prompt aiuta così gli albergatori — o le agenzie che li affiancano — a valutare la completezza e la coerenza dei propri contenuti, evidenziando eventuali lacune informative. È, in altre parole, un modo per guardare il proprio sito con gli occhi dell’AI di Google e assicurarsi che le risposte giuste siano davvero lì: chiare, pertinenti e utili.

E voi, cosa ne pensate? I vostri siti web offrono già le risposte che un viaggiatore — e oggi anche l’intelligenza artificiale di Google — si aspetta di trovare? Scrivetecelo nei commenti.