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Google, come sarà l’algoritmo del futuro?

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Google ha deciso di compiere un passo fermo e deciso verso l’intelligenza artificiale. Lo farà con Mum –acronimo di Multitask Unified Modelil nuovo algoritmo che vedrà la luce nel prossimo periodo.

Facciamo il punto partendo dall’intervista che Pandu Nayak, responsabile dell’area Search di Big G, ha rilasciato a Wired [3].

 

La svolta in piena pandemia

 

La sfida è stata enorme, l’urgenza senza precedenti. Google ha infatti dovuto identificare tutte le parole e le concatenazioni possibili riferite al vaccino anti covid-19 per restituire dei risultati agli utenti che fossero precisi, utili ed affidabili. Se si pensa che nel mondo esistono circa 800 parole diverse per chiamare tutti questi vaccini -i quali sono una decina in totale- si ha subito un’idea della complessità dell’operazione.

Proprio da qui ha origine Mum, secondo quanto raccontato dallo stesso Nayak: “Quegli 800 nominativi attribuiti ai vaccini e cercati online da milioni di utenti sono stati scovati in pochi secondi, setacciando più di 50 lingue, e poi collegati a risposte provenienti da fonti sanitarie o istituzionali”.

Benvenuti dunque nell’ultima frontiera della comprensione del linguaggio. Quanto affermato da Nayak però non certifica soltanto la volontà di Google di imprimere una decisa accelerata verso l’intelligenza artificiale.

A ben guardare, c’è di più. Infatti, il cambio potrebbe essere paradigmatico: Google un domani potrà essere inteso non soltanto come un motore di ricerca –definizione che già oggi va stretta- bensì come un vero e proprio motore digitale dotato di intelligenza artificiale con cui dialogare.

 

Le caratteristiche di Mum

 

“Mum è un algoritmo mille volte più performante del suo predecessore Bert [4] (Bidirectional Encoder Representations from Transformers)”: parola di Nayak. Quest’ultimo ha precisato che le novità principali del nuovo algoritmo saranno tre.

Per prima cosa, come già successo nei confronti delle ricerche attinenti ai vaccini, Google supera le barriere linguistiche per restituire dei risultati conformi alle query di ricerca dell’utente.

Il secondo nuovo elemento riguarda la multimedialità del formato. Il motore di ricerca più utilizzato al mondo sarà sempre più preciso e puntuale nel mettere in relazione testi, audio, immagini e video, offrendo un’esperienza all’utente sempre più ricca ed esauriente.

Infine, l’algoritmo che verrà sarà in grado di comprendere domande complesse e di fornire risposte articolate ed esaurienti in chiave predittiva. In altre parole, citando lo stesso Nayak, “Mum non soltanto comprende il linguaggio, lo genera”. In che senso? Un domani, se proveremo a interrogare Google chiedendogli, ad esempio, informazioni sul Monte Fuji, qualora le risorse nella lingua utilizzata siano carenti, Google cercherà direttamente fra le fonti giapponesi per consegnarci, in italiano, i risultati per noi più soddisfacenti.

Quando arriverà Mum? Nayak non indica nessun riferimento temporale: “È da definire”. Indipendentemente dalla data, la novità avrà un impatto fortissimo in tutto l’ecosistema Google.

E per quanto riguarda l’audio [5]? “Abbiamo diversi progetti relativi a Google Assistant” ha dichiarato ancora Nayak. Non solo audio, però. Infatti, il nuovo algoritmo creerà un ecosistema ancora più integrato fra tutti i prodotti firmati Google: da Assistant a Lens, con la nuova struttura di Big G scriveremo, parleremo, invieremo messaggi e mostreremo oggetti per ricevere un consiglio immediato. Si tratta quindi di un’integrazione ancor più profonda di quanto non sia già adesso, con cui verrà sancito il passaggio verso un motore di ricerca con cui dialogare e conversare.

 

Mum e i motori di ricerca

 

Che ne sarà della SEO [6]? Secondo John Muller, Search Advocate di Google, gli esperti del settore continueranno ad avere ancora un bel da fare.

Siamo sicuri però che la capacità di Mum di “generare linguaggio” non tolga traffico diretto ai siti web? Se Google fornirà sempre più risposte estratte da una pagina rispetto alla query di ricerca o scritte direttamente da Google e portate in primo piano, perché un utente dovrebbe essere incentivato a proseguire con la navigazione? Il dubbio è più che legittimo, specialmente se si considera che già adesso più del 50% delle ricerche termina senza click.

A questo proposito, Pandu Nayak ha voluto precisare “che ci sono molti modi di generare linguaggio”. Ancora, “Mum non darà risposte in automatico, a meno che non siano molto sintetiche e relative a domande semplici, come nel caso del meteo di oggi o del nome della capitale di un paese. Per domande più complesse delle risposte così semplici sono insufficienti. Il nostro obiettivo è offrire la miglior esperienza all’utente e fargli trovare ciò che cerca a seconda dei suoi bisogni”.

Non è quindi fra le prerogative di Google togliere visibilità ai siti web. Anzi, in ottica di un ecosistema sempre più conversazionale, la volontà di Google pare essere quella di mettere in collegamento i contenuti più rilevanti del web con chi effettua una ricerca.