Turismo Italia: di Disoccupati, di Ospitalità e di Marketing
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26 Aprile 2013 alle 12:19 #16065Duccio InnocentiBloccato
Siamo alle porte del Primo Maggio e il ponte del 25 aprile è appena passato, ma la flessione del turismo sembra continuare il suo percorso. E ora non sono più solo ADR e tasso d’occupazione a preoccupare, ma anche il calo dei dipendenti.
”La continua emorragia di lavoratori resa indispensabile per tenere i bilanci in un equilibrio peraltro precario è la nuova emergenza che il settore sta affrontando – dice Bernabò Bocca all’Assemblea Generale – e che rischia di depauperare la qualità del servizio turistico”.
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26 Aprile 2013 alle 15:33 #20929giacomo bufaliniPartecipanteMa scusate dopo 4 anni di manifesta crisi che si aspettava Bocca che nel settore del Turismo si tirasse avanti a Champagne ?? Suvvia !!! E poi i dati vanno sempre comparati perchè tante volte “si vince” anche se “si perde” meno degli altri.
In merito all’Australia posso condividere, ma se parliamo di TURISMO, mi tengo l’Italia, o no ????
Salut!
Giacomo
29 Aprile 2013 alle 05:56 #20932Antonio GreciPartecipanteAltro articolo azzeccato. Mette sul “piatto” un tema a noi non nuovo. Già dalla seconda metà degli anni ’80, e ne sono testimone diretto, la nostra “cultura d’impresa” andava disperdendosi con una vera emorragia di managers competenti che lasciavano l’Italia. Oggi stiamo perdendo la parte migliore della nostra cultura dell’accoglienza. Vedo troppi albergatori improvvisati, managers “signorsì”, precari, stagisti, ed altri generici yesmen, sostituire personale qualificato con anni di esperienza che ovviamente, andrà ad arricchire di competenze i concorrenti esteri. Vi sottopongo come esempio, un mio giovane amico, ingegnere informatico italiano che ha sostituito la logica aristotelica con la logica sfumata nel calcolo del revenue. Naturalmente sostenuto da un “consistente” investimento di una catena alberghiera estera. Egli in precedenza era stato per 2 anni al back office di un albergo di Milano, ora lavora all’estero. I numeri non mentono. Possiamo interpretarli come desideriamo ma non mentono. Come allora, domandiamoci come fece l’Ing. Dante Giocosa (Si tenga presente la sua formazione classica anteriore a quella tecnica) nel creare la Fiat ‘500: se è più importante sapere “a cosa serve” o “cosa è”; se è più importante sapere “cosa faccio” o “ chi sono”. Provate ad associare queste domande ad un vostra idea e vedrete che avrete bisogno di collaboratori competenti su cui poter contare. La crisi si combatte investendo sulle idee. Sembra fisiologico che i più deboli debbano sparire da un mercato fortemente in crisi come il nostro ma non è sempre detto. 23 anni trascorsi nel mondo della vendita e della consulenza, mi hanno insegnato a non dare nulla per scontato. Se permettete, questo aiuta a sentirsi giovani e competitivi.
29 Aprile 2013 alle 07:05 #20934margheAmministratore del forumCiao Antonio, purtroppo la realtà disillusa di cui parli è molto palpabile, credo in molti settori, non solo in quello dell’Ospitalità. Sarebbe bello che la crisi fosse combattuta con le idee, ma chissà perché mi sembra un’affermazione estremamente lontana dall’Italia, e il problema è che non sono solo i più deboli a sparire, ma anche i forti che sono stanchi e frustrati. Purtroppo tanti.
30 Aprile 2013 alle 11:14 #20937Antonio GreciPartecipanteCiao Marghe.
Anche se conveniamo tutti su tutto, non dobbiamo dimenticare due parole che possono aiutarci ad essere consapevoli e perciò più forti davanti alle avversità: ciclicità e riconversione. Mio nonno morì d’infarto al vedere cosa era rimasto della sua vita di lavoro, ristorante e albergo rasi al suolo dai bombardamenti degli alleati. Mio padre, cameriere zoppo, ricominciò tutto daccapo emigrando in un altra città. Io a 14 anni iniziai a “calcare la scena” sotto di lui come commis. Nel ’78 il ministro Andreatta, scandalizzando tutti, consigliava ai giovani di emigrare; io nel dicembre del ’79 ero già nel Quebec a lavorare, e per 10 anni non mi sono mai fermato. Abbiamo degli istituti alberghieri formidabili, delle vere eccellenze, eppure gli insegnanti non recepiscono le opportunità della globalità in cui siamo immersi. Molti di essi continuano a credere che non sia necessario uno stage all’estero. Al contrario a mio modesto avviso, un maitre di sala o d’hotel, oppure uno chef, un receptionist, o un futuro direttore, se si saranno confrontati con l’estero produrranno un 50% in più di opportunità. Chiedetelo a chi, laureato, è obbligato a fare il cameriere a Londra e contemporaneamente fa il tour operator per l’Italia. Finché si rimarrà nel proprio orticello (vedasi Candido di Voltaire: il migliore dei mondi possibili… ), non si potrà valutare appieno le nostre potenzialità, per esempio del nostro meridione e l’urgenza di “bonificarlo”. Dalla fine della guerra ad oggi, abbiamo dimenticato che: non è sempre domenica. Tanto vale per la costa romagnola che ha una vitalità che fa scuola in tutto il mondo, dato che accompagno imprenditori sud americani a studiare il “caso Rimini” per capire come investire in turismo nei loro paesi. In breve, c’è tanto da fare ma se non cambiamo, se non ci riconvertiamo, verremo sostituiti da chi ha avuto il coraggio di rischiare investendo. Non è svendendo le camere e sfiancando il personale, o peggio licenziandolo che si supera la crisi. Credetemi, il solo abbattere i costi serve solo a prolungare l’agonia di chi non è capace di vendere al cliente giusto, includo le catene alberghiere. Ma dove sono finiti i tedeschi? Mi fermo qui per non sollevare un ulteriore inutile “polverone”.
9 Maggio 2013 alle 19:25 #20952PedritoPartecipanteDa una parte dipendenti assunti a tempo indeterminato a cui basta con fare il solito lavoro d’ogni giorno bene senza il volere superarsi e parlare quello che basta di una lingua straniera per gestire una mansione di receptionist o qualche altra in albergo,dall’altro lato abbiamo albergatori a cui basta tenere e mantenere le tariffe ed i dipendenti purché l`albergo continui con i ricavi e ritmi “normali” … senza investire nel personale e restare ad occhi chiusi con qualcuno che essendo stagista forse gli potrebbe migliorare notevolmente la qualità dei servizi nella struttura ,(a questi preferiscono averli (se capita per qualche strana casualità )temporaneamente già che costano meno)…dall’altra chi preferisce lavorare solo con stagisti di corsi di formazione professionale ed ha un paio di assunzioni in hotel(anche se rischiano basta che si tengono i soldi in tasca)…..Australia:una delle tante destinazioni per quelli che amano il lavoro,che sono frustrati,che amano sentirsi utili,che sono fusi,stanchi e hanno perso la fede ma non la speranza!….appena qualcuno si decida a cambiare le cose mettendo cuore,inventiva,creatività ed anima ….si vedranno i risultati e saranno in tanti a seguirle… .
Aumentano i disoccupati,vanno in bancarotta gli alberghi,e
La Italia que un dia fue ya no sera…y..la vida sigue igual
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