Re: Bye bye OTA: la storia del piccolo hotel inglese che ha disintermediato al 100%

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Antonio GreciAntonio Greci
Partecipante

brandopico buon giorno.

Ho veduto le strutture. Belle. Sono contrario a tagliare i ponti con gli OTA per principio, soprattutto senza aver in anticipo elaborata una programmazione alternativa anteriore, il che si traduce in un intervallo di tempo adeguato. Per un pubblico anglosassone o scandinavo le sue strutture sarebbero ideali durante le stagioni intermedie. Pochi anni fa, dopo alcune lezioni sulla comunicazione organizzato da ECIPAR Ferrara per accompagnatori turistici, un mio allievo ha seguito il mio consiglio di trasferirsi a Londra investendo in totale 5000 sterline. ( Ispirandomi al paradosso socratico … Come si può voler saper ciò che ancora non si sa che cosa sia… gli ho suggerito “Confronta ciò che credi di sapere con ciò che non sai di non sapere”) Ora ha una sua organizzazione di suoi accompagnatori che viaggiano solo nel nei paesi del Commonwealth. Sono tanti paesi e hanno l’abitudine di pagare puntualmente. Quando è venuto a trovarmi per raccontarmi la sua nuova conoscenza per un vecchio sclerotico come lo scrivente è stata una soddisfazione incommensurabile. Morale: le alternative alle OTA sono molte, è necessario investire tempo e denaro andando alla ricerca dei propri segmenti di mercato ideali, quindi valigia in una mano e biglietto aereo nell’altra. Forse non sarebbe sbagliato visitare il sito: http://www.thecommonwealth.org/ per trarre qualche ispirazione.

Mi sono permesso la licenza di scriverle amichevolmente, suggerendole addirittura un sito, perché ho percepito dal suo intervento che ci accomuna la stessa passione per un “mestiere” sufficientemente complesso.