Re: Il ministro Brambilla chiede nuove risorse per il Turismo italiano
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Ho il sospetto che le associazioni degli imprenditori turistici siano complici delle scarse performances del turismo italiano. Nonostante i risultati deludenti delle politiche governative (di qualsiasi colore e a qualsiasi livello), esse continuano a martellare sui soliti temi: – iva, + soldi per la promozione. Sono in pochi a farsi domande di fondo. Ad esempio: funziona avere uno stato socialista che pianifica tutto e a tutti i livelli? Pensate a tutti i piani sul turismo (governo, regione,provincie, comuni), ai stistemi turistici locali, alle norme sulle professioni, ai regolamenti per le stelle, ecc. Finchè avremo un sistema di gestione in cui chi decide e governa non viene sia premiato per i risultati che punito per gli sprechi, non possiamo sperare di avere beni culturali valorizzati e politiche di promozione efficaci. Avremo solo un appesantimento della burocrazia, e quindi maggiori costi. Due riflessioni.
Quando visitate un sito culturale (in Italia o allìestero) e siete contenti dell‘esperienza vissuta, chiedetevi che sistema di gestione hanno e soprattutto quali sono gli incentivi che spingono il management a fare bene. Nella maggior parte dei casi scoprirete che si tratta di privati, di trust o fondazioni. Raramente si tratta di siti gestiti direttamente dalla pubblica amministrazione.
La tesi secondo cui in Italia si spenda poco per la promozione è fuorviante. Quali sono gli effetti di tale spesa? Quali flussi aggiuntivi vengono attivati, in quali periodi dell’anno? Perché non si abolisce tutto il sistema di promozione pubblica (affidato soprattutto alle regioni). Se si ritiene che le tasse devono servire a fare promozione, perché non affidare la spesa a meccanismi automatici. Si mettono in palio tot soldi per avere un target di flussi in certi periodi dell’anno (tot euro per presenza). Gli operatori privati si muovano come credono, si organizzino in consorzi, da soli, ecc.Chi dimostra di aver raggiunto il target viene premiato, chi no… pazienza.
Ritengo che la discrezionalità della spesa pubblica porta benefici non solo ai politici (è ovvio), ma probabilmente anche a chi dovrebbe rappresentare gli interessi degli operatori.