Re: Guida al Social CRM per gli hotel
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Per AllaDolceVita
“1) Concordo che le recensioni siano un valore, ma quando sono REALI ( recensioni false a chi servono? Mi risponda cortesemente! )”
Verissimo, le recensioni sono un valore quando sono REALI. A chi servono le false? Lo chieda agli albergatori che le inseriscono, non a TA. Se poi si parla di calarsi nella realtà, bè io ci sono: personalmente affronto il servizio e lo utilizzo a mio vantaggio (utilizzado le recensioni negative come stimolo e critica costruttiva, rispondendo per dimostrare la mia attenzione al cliente, sfruttando le positive per aumentare visibilità e prenotazioni – la prego di non ricominciare con la frasina “sì ma da dove? da Expedia!” – rispondendo con dati reali a recensioni false che vengono pertanto cancellate). Come vede io sono calato nella realtà, lei invece no: lotta contro il principio. Credo che se si calasse nella realtà otterrebbe dei bei benefici per la sua struttura.
“2) I social network sono reti sociali in cui gli utenti si scambiano opinioni, SENZA SCOPO DI LUCRO e dove l’informazione è libera e non manipolata dal gestore del sito che poi la RIVENDE sotto forma di prenotazioni….le è chiara la sottile differenza?!”
Deduco dalla sua analisi che anche Facebook non sia un social network, in quanto ricco di ads e ppc CON SCOPO DI LUCRO. Premesso poi che “l’informazione manipolata dal gestore” è una sua opinione (non una verità) questo lo possiamo applicare anche a FB. Ergo FB per lei non è un social network.
“3) Perché inverte l’onere della prova?! Secondo lei, se un ignoto scrive falsità sul mio conto, pubblicandole su una piattaforma abusiva, io devo produrre prove della falsità della recensione?
E tutto ciò per difendere dalla diffamazione la mia struttura e consentire all’editore di proporre in concomitanza la possibilità di prenotare altre strutture?!
…lei è proprio forte, sa! :- )”
Nessun onere. Se un ignoto scrvie falsità sul suo conto, pubblicandole su una piattaforma NON abusiva (come vede anche in questo caso per supportare le sue tesi pone degli assimoi assoluti frutto solo della sua opinione), lei querelerà l’ignoto, non la piattaforma. A meno che la piattaforma non sia ad esempio un quotidiano con l’onere della verifica. Altro paio di maniche.
E tutto ciò perchè attraverso un servizio agli utenti, lei ha la fortuna che la sua struttura riceve una visibilità maggiore (sempre che non abbia qualcosa da nascondere)
…ma secondo lei si dovrebbe chiamare AllaDolveVita Advisor? Così che si parli solo della sua struttura e che se un utente non trova di suo gradimento il suo hotel NON ABBIA NESSUNA altra possibilità di scelta? Mi sa di monopolio… ma lo sa che questa funzione ce l’ha già il sito ufficiale (se ne ha uno)?
“4) Lei scrive “dovrebbero esserci maggiori controlli (non sicuri al 100% ovviamente) sul fatto che chi ha scritto, abbia soggiornato”.
Una cosa su cui sono d’accordo, ma se fossi in lei, non porrei questa solo come eventualità, ma come condizione necessaria altrimenti si ricadrebbe nella trappola di Expedia-Tripadvisor.”
Concordo al 100% sul fatto che dovrebbe essere condizione necessaria. Non c’enrta niente poi la trappola Expedia-Tripadvisor perchè le recensioni false sono degli albergatori e non incidono su concetto complotto.
Passiamo alla seconda parte:
“1) Quello che lei chiama “disclaimer”, nella fattispecie da lei descritta, in italiano si chiama scarico di responsabilità.
Ora, lo scarico della responsabilità ha un senso quando contemporaneamente NON si pubblica “ottieni la verità e parti”.
Svincolarsi dalla responsabilità del contenuto di una recensione, ma al contempo avvalorarla come verità NON è possibile!
Ma la invito ad informarsi meglio da un legale, preparato, di sua fiducia!”
Se davvero basta un claim (che peraltro nel portale italiano non c’è più da tempo) per far sì che una legge mi ponga degli obblighi o meno… allora ha ragione lei.
“2) rimane la responsabilità dell’utente scrivente , ma solo quando non si presenta il testo come “verità” per orientare una scelta di una struttura turistica….atto che genera tanti soldini che finiscono nelle tasche dell’editore Expedia-Tripadvisor e di tutti i consulenti commerciali che lavorano per loro!”
Come sopra. Se a livello legale conta il sottotitolo di un logo e non lo scarico di responsabilità, ha ragione lei. Mi sembra proprio solo un prestesto, un appiglio.
“3) e 4) L’indirizzo IP è aria fritta alla luce di quanto è possibile fare, manipolando gli indicatori di origine di una e-mail ( si legga i commenti precedenti sulle tecniche disponibili in rete ).
Tra l’altro questo che lei dice ha valenza quando la condizione descritta nel punto 1) e 2) viene rispettata, ma in assenza, l’editore è responsabile ergo la denuncia per diffamazione se la becca dritta – dritta l’editore!”
In realtà, essendo gli albergatori ad inserire recensioni false, non credo vengano manipolati gli indicatori di origine, piuttosto penso che vengano utilizzati coputer con connessioni diverse e pertanto sia molto più complicato risalire a loro, ma se parliamo di azioni REALI degli organi competenti, si scomoderanno un minimo ad indagare presumo.
In conclusione se parto dall’assioma (pertanto non comprovato) che è un complotto di Expedia, lei ha sempe e solo ragione. Se mi baso sull’esperienza personale e di colleghi, no. Ribadisco il concetto che non credo sia tutto limpido, rose e fiori ma anche che, calato nella realtà, lo strumento del demonio lo utilizzo a mio vantaggio.
Infine (che fa? incalza il Sig. Aggiato perchè non risponde e lei risponde con un’altra domanda? eheh come aveva detto? ah sì: lei è proprio forte sa?!) Partendo dalla realtà empirica ci sono molte strutture non presenti su Expedia & Co. che sono nei primi posti su TA e che ne beneficiano assai in termini di prenotazioni dirette. Spiegazione: forse non è un complotto? Io la penso così, ma sono sicuro che non mancherà di illuminarmi con una sua interessante tesi stile guerra fredda.
Saluti,
M.