Re: Turismo Italia: di Disoccupati, di Ospitalità e di Marketing

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Antonio GreciAntonio Greci
Partecipante

Altro articolo azzeccato. Mette sul “piatto” un tema a noi non nuovo. Già dalla seconda metà degli anni ’80, e ne sono testimone diretto, la nostra “cultura d’impresa” andava disperdendosi con una vera emorragia di managers competenti che lasciavano l’Italia. Oggi stiamo perdendo la parte migliore della nostra cultura dell’accoglienza. Vedo troppi albergatori improvvisati, managers “signorsì”, precari, stagisti, ed altri generici yesmen, sostituire personale qualificato con anni di esperienza che ovviamente, andrà ad arricchire di competenze i concorrenti esteri. Vi sottopongo come esempio, un mio giovane amico, ingegnere informatico italiano che ha sostituito la logica aristotelica con la logica sfumata nel calcolo del revenue. Naturalmente sostenuto da un “consistente” investimento di una catena alberghiera estera. Egli in precedenza era stato per 2 anni al back office di un albergo di Milano, ora lavora all’estero. I numeri non mentono. Possiamo interpretarli come desideriamo ma non mentono. Come allora, domandiamoci come fece l’Ing. Dante Giocosa (Si tenga presente la sua formazione classica anteriore a quella tecnica) nel creare la Fiat ‘500: se è più importante sapere “a cosa serve” o “cosa è”; se è più importante sapere “cosa faccio” o “ chi sono”. Provate ad associare queste domande ad un vostra idea e vedrete che avrete bisogno di collaboratori competenti su cui poter contare. La crisi si combatte investendo sulle idee. Sembra fisiologico che i più deboli debbano sparire da un mercato fortemente in crisi come il nostro ma non è sempre detto. 23 anni trascorsi nel mondo della vendita e della consulenza, mi hanno insegnato a non dare nulla per scontato. Se permettete, questo aiuta a sentirsi giovani e competitivi.