Twitter vs Facebook: ancora pochi gli Italiani che scambiano tweets

Home Forum Revenue Management Twitter vs Facebook: ancora pochi gli Italiani che scambiano tweets

Stai vedendo 15 articoli - dal 31 a 45 (di 69 totali)
  • Autore
    Articoli
  • #17470
    Anto4444
    Membro

    Mm..

    il problema è tuo non mio, se non riesci a discutere con uno che non sai per filo e per segno chi sia sono problemi tuoi personali. Però non ti vedo bene su internet per via di sta cosa sai?

    Cmq non sono anonimo, mi chiamo Antonio e ho gia detto diverse cose di me sul blog. Cosa vuoi sapere? ah no giusto non dovresti rispondere..

    Ehm.. quella del “Bar Sport” era una battuta..;)

    Se avessi seguito alla lettera quello che pensi non avresti risposto, e non avresti fatto una figura barbina..

    “Pignolerie e polemiche a parte!!! Buon Lavoro” (Cit.):)

    #17471

    Così non si va da nessuna parte!! Inutile portarla sul piano personale, ma occorre focalizzare il problema sulle proprie considerazioni oggettive. Entrabi Andrea ed Anto state esprimendo dei concetti giusti ed a parer mio anche simili su alcuni aspetti.

    La guerra dei prezzi è un fenomeno molto importante e si sente maggiormente dove vi è più grande concentrazione di strutture. La domanda è per varie ragioni rallentata, mentre l’offerta negli ultimi anni (in parecchie destinazioni) è cresciuta sensibilmente. Purtroppo nella mia destinazione siamo tornati ai valori del 2000, mentre i costi sono lievitati incredibilmente (se si vuole offrire la qualità). Ma dei costi ad un revenue manager non gliene frega niente…tanto non deve considerare i costi fissi e gli ammortamenti!!

    #17473
    Anto4444
    Membro

    Condivido il fatto che con questi discorsi sul personale non si vadada nessuna parte. Però io almeno ci ho provato.

    Alla fine quello che ha prospettato era gia menzionato all’interno del post qui sopra:

    “che gli hotel potrebbero avere grossi problemi a dover affrontare di nuovo tariffe alte dopo un periodo prolungato di offerte scontate.”

    Il problema essenzialemnte è che si sta abituando il cliente a spendere poco. Poi chi ci va ad abituarlo a spendere di più?

    Insomma la questione è banale ma non da sottovalutare. Abbiamo esempi che questa tecnica del RM è fallita e ha fatto fallire molte compagnie aeree. Non vorrei che anche noi facessimo la stessa fine. Alla fine i ristoratori che non vanno di certo ai corsi di RM tengono le loro tariffe e se ne infischiano della crisi. La gente sa che costa cosi e cmq ci va lo stesso.

    Siamo noi che andiamo a guardare i 5 euro di meno del vicino xkè ci illudiamo che quella sia la tariffa giusta al cliente giusto nel momento giusto.

    Poi quando c’è tanta richesta spariamo cifre folli, che si ritorgono come bounmerang su di noi.

    Io vorrei discutere di questo in particolare con qualcuno che sappia contraddirmi, sappia farmi cambiare idea. Se no probabilmente ho ragione. Le persone con cui parlo in associazione sono praticamente tutti d’accordo con me, a parole per lo meno. Quelli che non sono d’accordo non mi hanno mai fornito una spiegazione logica del contrario.

    Il RM è l’ideale per il benessere della società in quanto la gente spende meno, o aspetta la tariffa più conveniente. Ma per le nostre tasche a parte i primi tempi (ma solo xkè sono ancora pochi che fanno il RM) che ci guadagno poi sarà sempre peggio.

    Voi cosa ne pensate? Ovviamente Andrea ogni tuo commento costruttivo è bena accetto.

    #17474

    Prima di tutto, complimenti ai gestori del sito per lo spazio e le ottime discussioni.

    Vorrei aggiungere il punto di visto di chi ha analizzato questo fenomeno in una prospettiva piu’ ampia (mi sono occupato di turismo come consulente del settore pubblico nei piani di sviluppo turistico).

    Una premessa. E’ evidente che i margini (reddito netto) si stiano erodendo. Dai dati che leggo in giro (ricerca Banca Intesa sui Bilanci delle imprese alberghiere), la maggior parte delle imprese ha flussi di cassa che non giustificano l’investimento (nopat<waac). Le ricerche (quelle pubblicate su riviste internazionali peer-reviewed) dicono che la redditivita’ alberghiera e’ sempre piu’ proporzionale alle dimensioni della struttura. Piu’ in dettaglio (negli USA), la spiegazione e’ che le grandi strutture possono permettersi di pagare general manager in grado di apportare significativi benefici (in termini di marketing o di produttivita’).

    Ho fatto questa premessa per dire che nel settore, in Italia, a mio parere, non essendoci molte grandi imprese ci sono pochi bravi GM. Intendo persone in grado di guardare ai problemi non in modo funzionale (marketing, dipartimenti, costi, operations e cosi’ via) ma complessivo. Molti imprenditori e gestori che ho conosciuto, hanno la tendenza ad analizzare i problemi in modo settoriale e ad affidarsi alle mode del momento.

    Quindi, per tornare all’argomento RM, ritengo che non ci siano risposte generalizzabili ma il RM deve essere contestualizzato in funzione delle proprie strategie. Un piccolo esempio. Se io avessi un piccolo hotel e fossi in una localita’ che non mi permette un alto tasso di occupazione, punterei tutto sulle tariffe (piu’ alte dei concorrenti), investendo ancora di piu’ in qualita’ senza inseguire i miei concorrenti. Un hotel di questo tipo vive solo se si differenzia.

    Spero di avere dato un contributo utile

    #17477

    Anto4444,

    perchè mi critichi così tanto il revenue management? Le 4 strutture che gestisco a roma centro grazie ad un buon revenue hanno aumentanto l’occupazione al 98% e ti assicuro che le tariffe sono molto variegato su uno stesso giorno a seconda di N variabili intervenienti, il problema purtroppo è un altro che qui in italia di revenue ci capisce veramente poca gente, sai quale revenue fanno gli alberghi italiani?

    teniamo alto fino alla fine, crepiamo i nostri clienti a prezzo alto il più possibile e sotto data ABBASSIAMO AL MASSIMO I PREZZI. Tale pratica genera un dumping continuo e un mercato impazzito. Bisogna creare una cultura del revenue per beneficiarne tutti.

    S.

    #17475

    Non era mia intenzione cadere sul personale…ma i confronti sui forum talvolta ci portano non solo a dire la nostra… ma anche a pretendere di insegnare qualcosa.

    Ripeto quello che secondo il mio punto di vista è lo scambio di opinioni… volontà di apprendere, quindi Antonio a Te chiedo scusa se Ti ho offeso e dico non perdiamo di vista quello che dovrebbe essere il nostro obbiettivo scambiarsi idee per avere qualche spunto nuovo (ammesso che se ne trovi).

    Riccardo Tu mi conosci abbastanza bene e hai fatto bene a sottolineare che se si butta sul personale non si và da nessuna parte, quello che tanto ci stà a cuore è il risultato d’impresa che è l’unico che può dimostrare se l’azienda ha ragione di esistere o no e se l’investimento riesce a dare il ritorno sperato.

    Con Te Riccardo ci siamo spesso scambiati opinioni e forse questo ha dato qualcosina ad entrambi, mi auguro che questo possa avvenire anche con Antonio e con tanti altri sempre quando questo porta a qualcosa di costruttivo…

    #17480

    Condivido quanto riporta Tiribocchi, adottare tariffe flessibili per trovare il miglior ricavo medio e occupazione funziona, chiaro è che tutto dipende oltre che dalla forza del brand dalla domanda e da quanto l’ubicazione e il territorio sono in grado di attrarla.

    #17484
    Anto4444
    Membro

    Partiamo dai dati gentilmente confermati da Antonio Pezzato. I margini si stanno erodendo sempre più e talvolta l’investimento non è più giustificato dai flussi di cassa. Sono dati che già avevo e che vengono confermati. Grazie per il tuo intervento Antonio. Sottolineo che sono dati precrisi.

    L’ho già detto più volte e la domanda che avevo fatto a Cellerai non era una domanda da impiccione, era per aprire questo tema. Una struttura ormai non ha più la redditività necessaria se non oltre le tipo 40 camere. Ovviamente resistono quelli con meno solo se gestite direttamente dal proprietario, ma a quel punto non si pone il problema di discutere su come gestire al meglio in forma manageriale una struttura che non ha quasi dipendenti se non per ruoli marginali.

    Dal rapporto dell’agenzia delle entrate vediamo che il 40% degli hotel italiani sta uscendo dal mercato xkè in declino, un altro 35-40% è in difficoltà ma può farcela e il restante 20% è in fase di crescita. I dati sono questi e li cito a memoria come sempre, se volete dati più specifici li andrò a vedere con precisione. Sono dati che parlano da soli. Non faccio commenti. Chi aveva parlato di selezione Darwiniana? 🙂

    Il tuo dato Tiribocchi è francamente sballato. La tua gestione evidentemente non è corretta. Un occupazione del 98% è esagerata e significativa del fatto che non sfrutti appieno le capacità retributive delle tue strutture. Semplicemente devi alzare i prezzi stai facendo beneficienza e devi sopportare maggiori costi per via dell’altissimo volume di lavoro. Alza i prezzi fino ad arrivare ad un 70% e vedrai che con meno fatica guadagnerai di più.

    Ma mi aggancio al dato di Tiribocchi per dire che è sbagliato pretendere di avere l’hotel sempre pieno, l’hotel deve essere sempre pieno ma non perché lo stiamo svendendo ma perché la domanda è forte. Se la domanda non c’è l’hotel non DEVE essere pieno.

    Il mio concetto di RM è diverso, se vogliamo più etico, più trasparente per la clientela e a noi albergatori più vantaggioso nel medio termine e meno nel breve. Le tariffe devono essere flessibile ma non troppo. Non ci deve essere una moltiplicazione maggiore del 100% sulla tariffa più bassa. 100 euro in bassa e 200 in alta come escursione massima per capirsi. La forchetta deve essere più stretta. Fare 70 euro in bassa per attirare la clientela e 250 in alta per pelare la gente non è corretto. (considerare le proporzioni non i valori assoluti). O meglio è corretto ma non è conveniente nel medio periodo. Ora gli albergatori non sono istruiti per fare buon RM? Ci posso credere, ma nel medio periodo, quando saranno tutti addestrati per questo RM? Allora si sarà tutti sulla stessa barca perché tutti faranno più meno le stesse strategie.

    Il vantaggio per chi lo utilizza sta nel breve termine in quanto riesce a sfruttare il gap tra la propria gestione e quella dei competitor. Poi nel medio-lungo non ci sarà più nessun vantaggio. Solo svantaggi per i motivi che ho scritto diverse volte nei messaggi precedenti.

    Questo risolve anche il problema della concorrenza sleale delle strutture a 4/5 stelle che fanno concorrenza di prezzo non solo ai 3 stelle ma anche ai 2. In questo modo se vogliono vendere a 400 euro in alta dovranno dovrebbero limitarsi a 200 in bassa.. non andare a 90 come i tre e i 2 stelle.

    Per il discorso di insegnare o meno.. beh sono polemiche/obiezioni sterili, tutti insegnano e tutti impariamo allo stesso modo. Io imparo e insegno contemporaneamente, ognuno a seconda dei casi può imparare e può insegnare al prossimo. Poi ognuno si esprime a modo suo. Certo è che l’importante è argomentare quello che si scrive.

    Focalizzarsi solo sui ricavi come gia detto anche da altri è da miopi. Si guarda una cosa e si perde di vista tutto il resto. Se no rimaniamo alla gestione classica italiana che a fine stagione si guarda nel cassetto, se ci sono un po di soldi allora la stagione è andata bene se no no..

    Tutto cio che ho detto è soggetto a critiche e valutazioni di chiunque. grazie

    saluti

    antonio

    #17485

    Scusa Antonio,

    ma a parte che se era sballata mi cacciavano a calci, ma ti assicuro che faccio un revenue certosino e FUNZIONA, passo ore e ore sui prezzi spulciando ogni singolo giorno e riverificandolo sempre ad ogni singola variazione occupazionale, per vedere se posso guadagnare un po di piu alzando o se devo riaprire il flusso abbassando. Alta e bassa stagione, come avere l’hotel quasi pieno o quasi vuoto sono variabili che intervengono fortemente sul prezzo, perchè se il primo maggio ho clienti disposti a pagare 300 euro per una stanza a san giovanni non dovrei farlo?perchè? e perchè se ad agosto per smouovere il pigro turista che non ama vviaggiare col caldo non posso invogliarlo a venire a 69 euro?

    ti parlo è vero di strutture che superano le 35 camere, ma vanno bene e sono e rimango dell’idea che una camera non venduta è un mancato guadagno sempre e comunque.

    #17486

    Caro Antonio,

    Come precedentemente ho premesso, certi tipi di informazione possano assumere un valore molto aleatorio se non si analizza la questione nella sua complessità e nel contesto in cui è inserita.

    Premetto che mi sembra scontato che il Roi per un azienda alberghiera non è certo paragonabile a quello di un camping, aggiungo anche che un ottimo 4 stelle a Roma, Firenze, Venezia dovrebbe sempre avere una redditività maggiore rispetto ad un ottimo 4 stelle nella campagna Toscana, Veneta o del Lazio, se non altro per la stagione che sarà sicuramente più lunga nelle 3 città rispetto alla relative destinzioni in campagna.

    In ogni caso chi gestisce con responsabilità (Manager o Proprietario), dovrà pur partire dallo stabilire uno standard di qualità, arrivando a definire un business plan che conterrà anche l’indicazione di tutte le voci di costi e di ricavo previste per arrivare al fatidico conto economico.

    Da una lettura di bilancio approfondita si riesce (con il metodo ABC – activity base costing) a ricavare il break even point per ogni tipologia di camera (ovviamente basandosi su dati storici)….in fase di start up questa operazione non riuscirà possibile.

    Da questa lettura si potrà ottenere una serie d’informazioni che serviranno da strumento orientativo per la formulazione delle strategie di vendita .

    Qui arriviamo al bivio Andrea e Antonio di fronte a ad una serie di informazioni hanno un comportamento diverso, comportamenti che risulteranno determinanti con le 2 leve tariffe e occupazione per portare al risultato finale che si leggerà sul conto econimico. Sarebbe veramente curioso fare simulazioni con dati alla mano di 2 aziende diverse, in un territorio diverso, guidate da teste diverse.

    #17489
    Anto4444
    Membro

    scusa Stefano mi correggo ho letto male, superi le 34 camere non “non le superi”, ma meglio cosi, cosi non mi riferisco a te in particolare.

    #17488

    leggi l’articolo completo...Impossibile ignorare il fenomeno Twitter: la piattaforma di “micro-blogging”, che permette agli utenti di comunicare attraverso messaggi istantanei di 140 caratteri al massimo, nell’ultimo anno è esplosa con forza sbalorditiva in tutto il mondo, soprattutto nei paesi anglosassoni e negli States.

    Twitter non è soltanto utilizzato dai privati per comunicare come in una chat con i propri contatti, per definire il proprio status, scambiare informazioni, link e organizzare eventi ad altissima velocità, ma è già diventato uno strumento di marketing e comunicazione da parte di aziende e mass media, sfruttato per aumentare le interazioni con gli utenti e la visibilità dei brand.

    Twitter vs Facebook: ancora pochi gli Italiani che scambiano tweets

    #17490
    Anto4444
    Membro

    Boh il mio ultimo post non c’è più.. infatti quello qui sopra era subito dopo quello che è sparito.

    Cmq non ho tempo per riscriverlo ora.. preferisco aspettare e vedere magari spunta fuori.

    Commeto solo l’umltimo mess di andrea, alla prime domande non so. All’ultima si, con certezza l’associazionismo porta quasi sempre a risultati migliori. Una bella cooperativa tra albergatori per pubblicizzare la zona è/sarebbe l’ideale per conto mio.

    #17492

    Lancio una domanda/provocazione anche io. Se il passaparola e’ lo strumento principale di marketing turistico, ne consegue che avere un buon prodotto (inteso come insieme di elementi tangibili, servizi, ambiance) e’ alla base di ogni strategia. Se concordiamo con questa premessa, perche’ le associazioni di albergatori non si evolvono in vere e proprie societa’ di gestione di diversi prodotti (alberghi). I consorzi e le cooperative tradizionali (cioe’ quelle che gestiscono la promozione, la commercializzazione, ecc), secondo me, non hanno alcun potere sul prodotto, con il risultato che non solo non si controlla lo strumento di marketing principale, ma si rischia di lanciare messaggi (promozionale) spesso poco coerenti con il prodotto.

    #17494

    Cercherò di rispondere a Anto4444 e Pezzano,

    La miglior formula che io conosca è la forma Consortile, in virtù dell’aiuto che in genere le Regioni riservano alle realtà che fanno marketing Territoriale (così almeno in Toscana).

    Oltre a questo se il network è ben mirato nella selezione diverrà una seconda vetrina virtuale per le aziende, posso citarVi come esempio http://www.hotelrelais.it, la selezione è stata laboriosa e basata su criteri di assolutà qualità (solo 4-5 stelle e residenze d’epoca di livello analogo)ma stà portando risultati e la stessa Regione Toscana considera il network come il Top dell’offerta sul territorio.

    Questa per i consorzi la considero una vera evoluzione, oltre che investire sul web con sistemi innovativi, abbiamo avuto l’opportunità di trattare la miglior convenzione nazionale (Visa, Mastercard, Cartasì) che da l’opportunità alle aziende associate di transare queste carte con una media che va dallo 0.80% alo 0.30%.

    Vi ho fatto qualche esempio, potrei continuare con i booking engine e rate allocators….ma credo che come esempio Vi possa bastare.

Stai vedendo 15 articoli - dal 31 a 45 (di 69 totali)
  • Devi essere loggato per rispondere a questa discussione.