Viaggi business internazionali, probabile ripresa dal 2026  

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Nonostante gli incoraggianti segnali positivi per l’industria dei viaggi nel 2022, in Europa come in USA e in APAC, il settore business sta assistendo a una ripresa più lenta del previsto, in particolare per i viaggi internazionali.

Questa branchia del travel deve fare i conti con una serie di aspetti e complessità aggiuntive, che ne rallentano il pieno recovery.

Come reagire a questo scenario, soprattutto se gestite strutture a vocazione business? Sicuramente il primo passo è valutare con calma la vostra situazione, in termini di conversioni e carrello medio, confrontando i dati con quelli dello stesso periodo in anni precedenti alla pandemia. In secondo luogo, chiedetevi dove potete agire per invertire il trend, emulando competitor o player che stanno implementando best practice che portano risultati, come le catene alberghiere di cui parliamo nell’ultima parte di questo articolo.

Fatte le dovute valutazioni, scopriamo tempi e modalità del recovery del business travel internazionale, secondo gli esperti di Airport Technology.

I viaggi d’affari devono affrontare diversi livelli aggiuntivi di complessità che influiscono sul comportamento dei consumatori, sulle decisioni di acquisto e sulle operazioni generali. Di conseguenza, si prospettano molte sfide nei prossimi quattro anni, contingenza che farebbe slittare una piena ripresa, a livello internazionale, almeno al 2026.

 

Il crollo del business travel in pandemia

 

Analizzando il database sui flussi turistici di GlobalData, i viaggi d’affari internazionali sono diminuiti del 78,4% nel 2020, prima di scendere di un ulteriore 7,9% nel 2021. All’inizio della pandemia, alcuni esperti avevano previsto che il 2021 avrebbe molto probabilmente visto una qualche forma di ripresa, seppure timida.

Tuttavia, il prolungarsi dell’emergenza Covid-19 ha continuato ad infliggere duri colpi al settore. Solo adesso, con miliardi di dosi di vaccini somministrati nel mondo, si delinea chiaramente una traiettoria ascendente per i viaggi internazionali.

 

Le complessità per i viaggi d’affari internazionali

 

I viaggi di lavoro sono molto più complessi dei viaggi di piacere, questo è un assunto difficile da confutare. Esiste una serie di fattori esterni che influenza sia direttamente che indirettamente la domanda di viaggi d’affari. La più importante, probabilmente, è l’aumento del costo della vita alimentato dalla crisi energetica in corso.

Ciò, come sappiamo, dipende dalle esigue riserve di fonti d’energia dovute alla pandemia e all’attuale situazione geopolitica tra Russia e Ucraina. I maggiori costi energetici hanno indubbiamente esercitato un’ulteriore pressione sulle aziende che, nell’organizzazione di una trasferta, assistono a un’impennata delle spese generali operative. Ecco perché, a conti fatti, i viaggi d’affari non possono ad oggi considerarsi priorità per tante compagnie dai budget limitati. Secondo un sondaggio GlobalData di aprile 2021, il 43,2% degli intervistati ha affermato che le proprie aziende hanno ridotto significativamente i fondi allocati per le trasferte.

Consideriamo poi il grande peso della tecnologia per il lavoro da remoto a cui siamo stati costretti nei lunghi mesi di continua impennata di contagi. L’utilizzo sempre più diffuso di software per conferenze ha avuto un impatto significativo sul settore di meeting, incentive, conferenze ed eventi (MICE) all’interno dei viaggi d’affari. Questo tipo di tecnologie ha consentito alle aziende di sviluppare relazioni business-to-business (B2B) in tutto il mondo e collaborare con dipendenti di altri uffici, riducendo così la necessità – e la domanda – di turismo business e MICE.

Basti pensare che, durante la pandemia, gli utenti giornalieri di Microsoft Teams sono aumentati da soli 32 milioni nel 2019 a 145 milioni entro aprile 2021 secondo un’analisi di The Verge. Inoltre, la BBC ha riferito che la piattaforma Zoom ha visto crescere le vendite del 326% all’inizio della pandemia nel 2020, evidenziando l’impatto esorbitante di questi strumenti sul mondo del lavoro.

 

Alcune aziende sono comunque proattive

 

Sebbene i viaggi d’affari internazionali stiano impiegando più tempo del previsto per riprendersi, molti player turistici stanno innovando la propria offerta di prodotti per soddisfare le esigenze di cambiamento del mercato.

 Nel 2020, il colosso Radisson ha introdotto le conferenze ibride sulla scia della pandemia. Questo prodotto prevedeva uno studio di trasmissione, in modo che le compagnie potessero continuare a ospitare conferenze professionali e coinvolgenti in remoto.

Anche il meccanismo dei programmi fedeltà è stato coinvolto nel tentativo di attirare il turismo d’affari. Brand come IHG e Hilton hanno rinnovato i loro loyalty program in tempo di Covid, offrendo maggiori vantaggi ai repeaters, agli ospiti di ritorno e a coloro che prenotavano direttamente.

Non abbiamo abbastanza elementi per esprimerci in modo esaustivo sugli sviluppi futuri, ma stando ai dati appena analizzati, pare che le strategie messe in atto da queste catene portino sulla retta via, dato che il business travel comincia ora a muoversi verso la sua lunga ripresa.