6 Miti da sfatare sulle Campagne PPC

leggi l’articolo completo...Alcuni mesi fa, nel corso della gestione di una campagna Pay-Per-click per un nostro cliente, ho dovuto confrontarmi più volte con il responsabile vendite dell’hotel, e mi sono reso conto che, per chi non lo fa di mestiere, deve essere complicato comprendere come funzioni e come monitorare l’andamento di una campagna di questo tipo, visti gli errati luoghi comuni che spesso circolano su Adwords.

Molto spesso infatti, gli albergatori o i loro responsabili marketing, sono sopraffatti da dubbi derivanti dalla poca dimestichezza con la piattaforma e con gli stessi processi che guidano l’utente all’acquisto finale, specificatamente nell’ambito travel.

Dunque oggi vogliamo sfatare alcuni miti che spesso preoccupano chi gestisce l’hotel, per aiutarvi a leggere in modo più chiaro i report delle vostre campagne PPC, senza lasciarvi fuorviare da principi errati:

  1. Contano solo le conversioni e non il CTR
    Certo le conversioni sono ciò che produce il ROI, il ritorno sull’investimento, ma non va sottovalutatola l’importanza delle visite al sito, poiché significa comunque che l’annuncio è stato efficace ed ha convinto l’utente a conoscere il vostro brand e a dare un’occhiata alle vostre offerte. Il processo di prenotazione è molto lungo e mostra che l’utente prima di prenotare torna più e più volte sul sito ufficiale dell’hotel, dunque chi vi dice che chi ha solo visitato il sito grazie alla campagna PPC non abbia successivamente prenotato tramite telefono o con una visita da risultati organici
  2. Se gli utenti non prenotano dipende da errori commessi nella campagna
    Purtroppo mi è capitato di gestire anche campagne con CTR altissimi e poche conversioni, ma questo non significa che la campagna sia stata fallimentare. Al contrario in questi casi è molto più probabile che i motivi che hanno indotto i visitatori a non prenotare siano da addebitarsi alla landing page, al sito ufficiale, alla sua navigabilità, al booking engine o addirittura al pricing dell’hotel poco concorrenziale. Talvolta invece accade semplicemente che le conversioni avvengano su altri canali, specie se il target dell’hotel è composto soprattutto da ospiti over 65, magari italiani, che prediligono il telefono ad internet e non sono ancora propensi ad acquistare on-line.
  3. I risultati si vedono subito
    Ottimizzare una campagna PPC significa intervenire anche più volte al giorno per individuare i set di parole chiave più efficaci, cambiare gli annunci, verificare il bidding per ogni parola chiave. Dunque non perdetevi d’animo se non riuscite a vedere molte conversioni nei primi giorni, a volte ci vogliono anche più  settimane prima che la campagna riesca davvero a produrre i risultati migliori e sia perfettamente ottimizzata.
  4. Non importa investire sul brand name o su parole per cui il sito si posiziona già bene tra le SERP
    ”Repetita iuvant” è proprio il caso didire. Posizionarsi in prima linea per il brand name due volte rassicurerà i clienti che il sito ufficiale è proprio quello e aumenterà le probabilità che prenoti sul vostro sito ufficiale, allontando il pericolo che clicchi invece sul link sponsorizzato di qualche OTA che ha puntato sul vostro nome (brandjacking)
  5. Più aumento il bidding più mi posiziono meglio tra gli annunci
    Molti credono che la posizione degli annunci di Google dipenda esclusivamente dal costo per click che si è disposti a pagare. Questo è vero solo in parte: il bidding è importante ma il quality score che viene attribuito da Google all’annuncio dipende da molti fattori concomitanti, come la coerenza dell’annuncio con le parole chiave e la corrispondenza tra queste e la landing page di destinazione. Più volte ho puntato su parole chiave che, a detta di Google, non avrebbero portato i miei annunci in prima pagina, ottenendo CTR davvero rilevanti, anche con bidding molto più bassi di quelli consigliati.
  6. Conta solo la prima posizione
    Alcune ricerche sostengono che gli annunci tra la seconda e la quinta posizione ottengono risultati migliori anche della prima posizione e per la mia esperienza posso assolutamente confermare questo trend. Come detto nel punto sopra, talvolta anche con bidding molto più bassi di quelli consigliati da Google e posizionamenti tra la quinta e la sesta posizione si possono ottenere buoni risultati.

Se anche voi siete stati vittime di questi luoghi comuni, adesso sapete come dovete valutare l’attività del vostro responsabile web marketing o del vostro Partner Web: non lasciatevi sopraffare dai numeri, piuttosto siate attenti e non superficiali. I dati spesso sono molto di più di semplici numeri e percentuali.