I grandi player confermano il ritorno dei viaggi internazionali nel 2022

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Il 2022 sarà l’anno della rivincita? L’anno della ripartenza delle grandi rotte internazionali, come dei viaggi entro i confini vissuti con maggior serenità.

Se le augurano tutti, soprattutto albergatori e player del settore turistico.

Se un certo ritorno alla normalità è stato recentemente registrato in Italia, germogli di speranza fioriscono anche nei mercati più importanti, come quello statunitense.

Marriott, Hilton e Airbnb sono tra i big player che attestano una ripresa importante delle prenotazioni per il 2022. Scopriamo di più partendo dall’articolo di Reuters.

 

Ottimismo dai colossi alberghieri

 

Solo qualche giorno fa Marriott e Hilton, due delle più grandi catene alberghiere statunitensi, hanno comunicato agli investitori che si aspettano che le persone riprendano a viaggiare per affari e piacere quest’anno a tassi mai visti prima della pandemia.

Una previsione ottimistica, avvallata dai dati concreti delle prenotazioni già ricevute dalle strutture ricettive dei gruppi.

Hotel e altre compagnie legate al comparto hanno espresso prospettive rosee rispetto ai risultati trimestrali comunicati la scorsa settimana, soffermandosi sull’aumento dei tassi di vaccinazione e sul calo dei casi di COVID-19 negli Stati Uniti dopo l’impennata invernale della variante Omicron.

Senza contare che le restrizioni di viaggio stanno affievolendosi, con il Canada che faciliterà l’ingresso per i viaggiatori internazionali completamente vaccinati già a partire dal 28 febbraio.

I numeri non mentono: i risultati trimestrali di Marriott International Inc e Airbnb Inc hanno superato le stime di Wall Street, mentre i ricavi di Hilton Worldwide Holdings Inc sono quasi raddoppiati.
A corredo di simili performance, il CEO di Marriott Anthony Capuano ha rassicurato gli investitori: dopo un aumento delle cancellazioni alla fine del 2021 e nel 2022 a causa di Omicron, oggi crescono nuovamente le prenotazioni degli hotel del gruppo.

A Capuano fa eco Jamie Lane, vicepresidente di AirDNA, società di ricerca di affitti per le vacanze: “Il 2021 è stato l’anno della ripresa e il 2022 supererà la crisi COVID e diventerà un anno di forte crescita per il settore“.  I dati di AirDNA mostrano un incremento del 35% delle notti prenotate negli Stati Uniti nel gennaio 2022 rispetto allo stesso periodo del 2019 e un aumento del 12% rispetto al 2019 a livello globale.

Per quanto riguarda Hilton, il CEO Christopher Nassetta assicura che le prenotazioni business messe in pausa dall’avvento di Omicron sono state in gran parte contenute nel primo trimestre del 2022 grazie alla riprogrammazione di eventi aziendali alla fine dell’anno. La società prevede un’accelerazione delle prenotazioni da parte dei business traveler per il resto del 2022.

Infine, segnali di ripresa trapelano anche da Expedia, che ha visto la scorsa settimana una forte riscossa delle prenotazioni rispetto al periodo della crisi Omicron.

 

Soggiorni più lunghi

 

La pandemia ha diffuso a livello globale il modello dello smart working permanente, modellando le abitudini di vita e viaggio di molte persone. Questa maggiore flessibilità si rispecchia nelle prenotazioni ricevute nell’ultimo trimestre da Airbnb, colosso degli affitti a breve termine. In controtendenza con gli anni scorsi, infatti, nell’ultimo trimestre sono stati prenotati soggiorni mediamente più lunghi, come riporta Il Sole 24 ore.

Brian Chesky, CEO di Airbnb, afferma che circa la metà delle notti prenotate nel quarto trimestre riguardava soggiorni di una settimana o più. Si conferma il grande successo del fenomeno workation: chi può lavorare da remoto sceglie una destinazione di vacanza per coniugare lavoro e momenti di svago. Chesky illustra la situazione con una maggiore distribuzione delle persone in migliaia di nazioni e città, scelte come luoghi di vita e lavoro per settimane, mesi o addirittura intere stagioni. Il nomadismo digitale non ha mai visto una simile crescita prima.

Il trend dei long stay si prospetta come un’evoluzione duratura nel settore, secondo gli esperti, sempre che eventuali future varianti Covid e picchi dei contagi non costringano il mondo a un altro, temporaneo, stop ai box.