[BTO 2019] La reputazione online nel travel: un focus sui musei

leggi l'articolo completoI contenuti online e le scelte di viaggio sono ormai indissolubili dalla reputazione online, che si tratti di hotel, esperienze o attrazioni.

Ma come funziona il meccanismo della reputation online per i musei? Cosa si è fatto o si può fare per valorizzarli e attrarre review qualificate?

Ne parlano nel secondo giorno di BTO 2019, in un panel a 4 voci, alcuni esperti italiani: Patrizia Asproni (Presidente Fondazione Industria Cultura), Stefano Monti (esperto dei Beni Culturali), Mirko Lalli (CEO di Travel Appeal) e Antonio Pavolini (autore di libri e articoli in materia).

Il tema è affatto scontato e i tanti dati raccolti – e illustrati – tessono i fili di una discussione aperta a differenti scenari.

Patrizia Asproni apre l’intervento incentrato sui musei italiani, da una constatazione ormai consolidata nell’hospitality: le recensioni contano moltissimo nelle scelte di viaggio.

Come in hotel e ristoranti, le review possono pesare tanto anche per un museo. Dalla reputazione del museo, una conseguente visibilità positiva o meno assume la destinazione in cui si trova. Con tutto ciò che ne deriva in termini di attrattività come meta turistica.

Secondo un recente studio, a livello internazionale i musei hanno indici di reputazione più alti rispetto ai brand (il Louvre è più conosciuto, amato e recensito di nomi del lusso come Hérmes e Rolex).

Il grande problema del target museale sembra però la profilazione: Asproni afferma che il settore è il meno profilato. Da questa problematica, Travel Appeal ha fatto un’indagine per misurare il sentiment dei musei.

 

Musei, reputazione & sentiment

 

Dopo l’introduzione, Lalli inizia il suo intervento parlando del tipo di dati che la sua azienda raccoglie sulle destinazioni (hotel, ristorani, attività, etc).

Secondo il report, il turismo è la prima spesa discrezionale in Europa (la quarta negli Stati Uniti). Lalli afferma che, nel travel, si decide online in 89% dei casi, una percentuale altissima.

Ma chi sono gli In-Destination Travelers? Ben 97% di viaggiatori USA E Regno Unito, 98% in Francia e 96% in Germania hanno fatto almeno un viaggio a 150 km da casa, attivando ben 7 esperienze travel (tour, visite museali, etc). I musei sono tra le attività più apprezzate, le esperienze ultimamente stanno aumentando, a svantaggio dei musei.

Lalli mostra poi una mappatura dei musei italiani realizzati durante la ricerca: di 6610 musei censiti, solo 2853 sono online secondo Lalli. Dunque 88% sono attivi online in Italia (hanno almeno un sito web), ma solo l’8% sono stati attivo online nell’ultimo anno.

Le recensioni dei musei da parte di stranieri sono in crescita nel 2018, la soddisfazione generale è abbastanza alta, ma il dato può ingannare per il costante apprezzamento dei Beni Culturali. Tra i musei statali e quelli ad autonomia speciale (i Grandi Musei e Poli Museali), la soddisfazione è più o meno la stessa. Il più recensito è la Galleria degli Uffizi di Firenze, come attrazioni la prima per review è la Venaria Reale di Torino, seguita dal Colosseo di Roma.

 

Propaggini digitali per i musei: come agire

 

Prende poi la parola Anonio Pavollini, mettendo in risalto come bisognerebbe concentrarsi meno sul contenitore e più sul contenuto, dando il giusto valore ai beni culturali, al di là della loro presenza online. Tuttavia, se vi vogliono costruire propaggini digitali (necessarie nel mondo di oggi), ci sono alcune linee guida che andrebbero seguite.

Una to do list per implementare propaggini digitali ai musei:

  • Stabilire cosa fare dei metadati e dei fattori SEO;
  • Stabilire se e come ingaggiare una grande piattaforma valutando trade off tra asset incalcolabili e accesso al social graph;
  • Stabilire se e come ingaggiare sviluppatori di terze parti (i contenuti dovrebbero essere interoperabili da terze parti);
  • Stabilire se e come ingaggiare i visitatori per la creazione di contenuti e metadati
  • Scrivere una mappa di senso, non di significato;
  • Ascoltare prima di creare un contenuto online per un museo (dovrebbero essere anche la prima e fondamentale regola!);

 

Prospettive di innovazione

 

Monti è il terzo speaker a intervenire, ricordando il valore dei grandi capisaldi del passato, a prescindere dalla tendenza a guardare sempre al futuro.

Passando poi ai dati del report Country Brand, Monti mostra che l’Italia non ha un riconoscimento a livello museale e culturale, a differenza di altre nazioni. E’ dunque interessante chiedersi: cosa sono cultura e turismo?

Monti li definisce come asset, cioè beni di proprietà di un’azienda che possono essere messi a valore. La valorizzazione è un concetto diverso dalla promozione, ma implica la promozione della conoscenza, incentivando lo sviluppo della cultura. Attualmente nessun progetto italiano di promozione dei musei è stato premiato dal GLAMSI, un premio che ne valuta in tutto il mondo.

La necessità di agire in questo senso, secondo Monti, c’è ed è doveroso farlo, partendo da tecnologie e progetti concreti. A proposito delle tecnologie, in ambito museale ce ne sarebbero tantissime e con grandi potenzialità: dalle telecamere contapersone al riconoscimento delle espressioni per capire se le opere sono apprezzate dai visitatori. Un metodo, quest’ultimo, per misurare il sentiment su cui si impernia un po’ tutto lo speech.

Oltre alle tecnologie, ci sono molti progetti di ricerca nel settore museale italiano, ma sono solo progetti al momento. Monti conclude con uno spunto che è anche uno stimolo agli operatori del settore: non si può accettare di non poter contare e analizzare, in un museo, i big data così importanti al giorno d’oggi