Expedia amplia le proprie offerte ed apre una sezione Gay-friendly
26 Maggio 2010Alcuni mesi fa abbiamo già parlato di uno dei segmenti più in crescita nel mercato travel, quello gay e lesbo (vedi articolo Piccoli segmenti di mercato crescono…): anche in un periodo di flessione economica come quello 2008-2009, questa tipologia di utenti ha continuato a viaggiare, addirittura incrementando il suo budget di viaggio (peraltro tra i più elevati). Solamente in Italia, il giro d’affari legato ai viaggi gay-lesbo è di oltre i 3 miliardi di euro annui, andando a costituire il 7% del nostro intero mercato turistico.
Non a caso anche Expedia, come altri portali, ha aperto all’interno del proprio sito una sezione specifica dedicata ai viaggi ed alle destinazioni “gay-friendly” (http://www.expedia.com/daily/gaytravel/).
Expedia e la nuova sezione LGBT
La sezione, realizzata in collaborazione con la “International Gay and Lesbian Association” (IGLA), la maggiore organizzazione internazionale per LGBT (gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender), al momento permette di prenotare voli, hotel e auto in 10 destinazioni americane e 5 internazionali, notoriamente “aperte” e tolleranti e nelle quali si trovano grandi comunità gay, quali: Chicago, Los Angeles, New York, New Orleans, Palm Springs, Provincetown, Puerto Vallarta, San Francisco, Toronto and South Florida, Amsterdam, Barcellona, Berlino, Parigi e Londra.
Ognuna delle città proposte è corredata da una mini-guida con tutte le indicazioni sulle cose da vedere e da fare, compresi i locali “gay-friendly”, e di un calendario aggiornato dove monitorare giornalmente tutti gli eventi ed i festival gay.
È molto probabile che una volta che il servizio si sarà consolidato, anche nuove strutture in altre destinazioni, aperte ed organizzate per soddisfare questo tipo di target, si faranno avanti per essere inserite tra quelle disponibili.
Anche le strutture possono aprirsi a questo nuovo segmento
Secondo quanto ha dichiarato Tim MacDonald, senior vice-presidente e general manager di Expedia, l’iniziativa “si è basata su ricerche che attestano la difficoltà di trovare hotel LGBT-friendly, ed è stata curata da un gruppo di professionisti LGBT di Expedia e da una tavola rotonda di membri della comunità di viaggiatori gay”.
In realtà portali ed offerte specifiche per viaggiatori gay non mancano on-line e non è la prima volta che un’OTA investe nel settore: Orbitz ad esempio ha già da tempo una sezione dedicata i viaggi Gay-friendly con una vasta scelta di destinazioni, last minute, pacchetti specifici. Evidentemente anche Expedia ha ben chiare le potenzialità del settore di generare revenue e di veicolare nuovi clienti altamente fidelizzati.
D’altronde i LGBT non possono più essere categorizzati come piccola “nicchia”, ma come segmento di forte consistenza e in continua crescita, al quale vale decisamente la pena rivolgere la propria attenzione.
E forse dopo i portali, è arrivato il momento anche per le strutture indipendenti di capire se non vi siano la possibilità ed i margini per aprirsi a questo nuovo mercato, in particolare se la location è adatta ed il target di riferimento può essere compatibile con quello delle coppie gay.
Fonte: Expedia
Commento da localidautore — 28 Maggio 2010, alle ore 11:08
Credo che più che una nuova nicchia sia un’ennesima forma di discriminazione verso gli omosessuali.
Esistono location gay friendly ed altre no?
Credo che tutto parta da un errore: come per gli animali domestici esistono le location “small pets friendly”, perché non individuare anche delle location “gay-lesbo friendly”? Peccato, però, che tale associazione non solo rischia di offendere (giustamente) la sensibilità degli omosessuali, ma merita un ulteriore chiarimento. Le location “small pets friendly” hanno ragione di esistere perché, a differenza di altre, offrono alla clientela accompagnata dai fedeli amici a quattro zampe servizi ulteriori, normalmente non forniti nelle altre location. L’omosessuale non credo abbia bisogno di servizi ulteriori o, peggio ancora, di essere relegato e ghettizzato solo ed esclusivamente in alcune località o in alcune strutture. L’omosessuale può godersi la sua vacanza ovunque. Se fossi gay mi sentirei offeso e non poco. Mi piacerebbe sentire qualche opinione in merito.
Massimiliano D’Uva
Commento da Matteo Locatelli — 28 Maggio 2010, alle ore 15:35
Caro Massimiliano,
premetto: sono sposato e padre di un bimbo di 2 anni.
io penso semplicemente che l’errore sia nella forma della comunicazione.
Tutti siamo Gay-friendly, nessun hotel potrà mai rifiutare, o screditare, un soggiorno prenotato da due uomini, (o due donne) palesemente gay, (o palesemente lesbiche) che decidano di passare un week-end romantico a Venezia, a Milano, a Bologna, a Napoli!
Tu parli di location gay e non. Ma è una ghettizzazione che stai immaginando tu! Che tante persone come te immaginano! Ed è una ghettizzazione amplificata dalla rete, dai portali di prenotazione (vedi expedia per esempio), da tutte quelle persone che NON hanno mai avuto l’occasione di conoscere questo mondo così colorato, spensierato, ottimistico, e con un’inimitabile visione della vita.
Il problema di fondo è dato dalla nostra società, che si crede moderna, ma è e sarà sempre un’ETERNA conservatrice: lo studio di “location Gay friendly” è semplicemente l’ennesimo stupido, inutile, tentativo di lucrare, e di creare un new business che, in realtà, abbiamo sotto gli occhi, ed all’interno di tutti i nostri alberghi, ogni singolo giorno.
La discriminazione verso gli omosessuali la creiamo noi!!
Commento da Michele — 28 Maggio 2010, alle ore 15:55
Ciao Massimiliano,
personalmente non credo si tratti di una forma di discriminazione, ma semplicemente un segmento di mercato che si è venuto a creare in seguito ad una domanda sempre maggiore.
Si potrebbe parlare di discriminazione, ad esempio, nel caso ci fossero hotel che rifiutano prenotazioni da parte di omosessuali, ma non nel caso di strutture che hanno scelto di specializzarsi secondo il proprio target di riferimento.
Non ci sono dubbi sul fatto che l’omosessuale possa (ma soprattutto debba avere il diritto) di godersi ovunque la propria vacanza, ma la nascita di strutture “gay friendly” è una possibilità in più che si presenta, non in meno.
Discorso analogo vale per le location, non esistono destinazioni più o meno gay friendly, ma sicuramente esistono location che sono più o meno appetibili per un pubblico gay, così come accade per i gruppi di giovani ragazzi o per le coppiette in luna di miele…
In definitiva credo che le strutture specializzate per un determinato tipo di clientela riescano spesso a fornire servizi e attenzioni migliori per il proprio target di riferimento, riuscendo così a guadagnarsi la loro preferenza. Questo vale in generale per tutti i segmenti di mercato, compreso quello gay friendly.
Un saluto!
Michele
Commento da marghe — 28 Maggio 2010, alle ore 16:16
@Matte e Massimiliano,
capisco benissimo i vostri dubbi.. ma vorrei ricordare che il servizio che ha deciso di lanciare Expedia è stato fatto in base a ricerche e statistiche di mercato (che evidentemente hanno rivelato che una domanda da parte dei gay esiste), e lo ha fatto di concerto con la IGLA, una delle più grandi associazioni gay-lesbo in America.
La IGLA, come rappresentante della comunità gay internazionale, non ha visto nell’iniziativa di Expedia un tentativo di ghettizzare o discriminare, ma semplicemente una possibilità in più per i gay di organizzare in modo migliore il proprio viaggio.
Che poi ci sia il tentativo di lucrare su questa categoria di viaggiatori, questo è il mercato! C’è chi lucra sul servizio alle famiglie, agli over 65 e alle coppie in viaggio di nozze. Si offre semplicemente un servizio targettizzato, non ci vedo niente di male.
La speranza sarebbe che tutti gli hotel offrissero servizi di alta qualità ugualmente a chi è e chi non è omosessuale, ma evidentemente non è un fatto così scontato. Sarebbe interessante conoscere l’opinione di viaggiatori gay a questo proposito…
Commento da Matteo Locatelli — 28 Maggio 2010, alle ore 16:32
Ciao Marghe.
nessun dubbio relativo agli studi di settore effettuati da Expedia.
Fonte affidabilissima, portale di prenotazione riconosciuto come uno dei leader mondiali del mercato on-line.
Non riesco comunque a condividere del tutto il tuo pensiero (e quello di Michele): parlate di un’ “organizzazione migliore del viaggio” – “si offre un servizio targettizzato” “servizi ed attenzioni migliori per il target di riferimento”: scusatemi, senza polemica, ma ditemi quali servizi e quali elementi studiereste per il vostro target gay-friendly di riferimento? Il servizio di un Hotel, da 1 a 5 stelle, non dovrebbe essere eticamente e moralmente lo stesso per il cliente business, leisure, MICE, etc…? Non dimentichiamoci che all’interno di questi segmenti, molti di noi già offrono un servizio, reputato normale routine di gestione del cliente, a gay, lesbiche, senza nemmeno rendercene conto.
Io rifiuterò sempre il fatto di inserire nella dicitura dell’Albergo che dirigo “gay friendly” – perchè il mio personale NON deve valutare il cliente, ma deve semplicemente SERVIRLO.
Commento da Riccardo Cocco — 28 Maggio 2010, alle ore 17:07
@Tutti:
Signori, credo che vi sia un naturale errore di fondo nei commenti sin qui letti.
Non esistono, per mia conoscenza, alberghi che rifiutino prenotazioni (ovvero soldi), l’importante è dare un metodo valido di pagamento.
Per hotel gay-friendly si intende che l’albergo è riconosciuto all’interno di un circuito presso il quale gravitano gay, lesbo ecc.
Non per un tipo particolare di servizio offerto, ma semplicemente per poter essere presenti su cataloghi, motori di ricerca, sistemi di prenotazione e quanto altro viene identificato da questo segmento di clientela come fonte di approvvigionamento di informazioni e prenotazioni turistico-ricettive.
Non per nulla, l’orientamento verso le nicchie di mercato, vede un segmento molto appetibile nel circuito gay, lesbo, ecc..
Questo per un semplice motivo: generalmente nelle coppie omosessuali entrambi i componenti lavorano e conseguentemente sussiste un maggior potere di spesa. Non mi soffermo per scelta sul fatto che le coppie omosessuali non hanno generalmente prole per non innescare nessun tipo di male-interpretazione o strumentalizzazione, ma occorre pensare anche che non essendo generalmente presenti figli, la possibilità di spesa aumenta sensibilmente.
Ecco perchè questo segmento fa gola a molti.
Buon lavoro e buon gay-friendly a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da sfarinel — 28 Maggio 2010, alle ore 19:52
@Riccardo
hai ancora una volta colto nel segno!
Il segmento Gay-lesbo è appetibile per gli albergatori proprio perchè ha (di solito) una capacità di spesa notevolmente superiore alla media.
Sergio
Commento da Massimiliano D'Uva — 29 Maggio 2010, alle ore 13:30
@tutti:
Credo di essere stato frainteso in parte.
Siamo tutti d’accordo che l’orientamento sessuale di una persona non è e non deve essere una discriminante.
Senza nessuna vena polemica ha un senso una location o una struttura family friendly oppure Single Friendly; sappiamo tutti quali sono i servizi di cui necessitano queste due tipologie di turisti i primi hanno bisogno di parchi giochi di animatori per bambini etc etc i secondi invece hanno bisogno di intrattenimento notturno magari sport per socializzare ma quali servizi deve riservare una struttura o un intero territorio per essere considerato Gay Friendly.
Se poi il tutto si risolve con la questione economica, che qualcuno ha sollevato e che di certo non è secondaria, allora alzo le mani ma mi restano tutte le perplessita sull’etica di una comunicazione di questo tipo.
Vorrei sentire l’opinione di una coppia gay per sapere se si riconoscono nei profili fin qui descritti e se hanno piacere a navigare nella sezione di un grande portale di prenotazione dedicato esclusivamente a persone e turisti con le loro stesse preferenze sessuali.
Massimiliano
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 29 Maggio 2010, alle ore 15:19
tralasciando qualsiasi discorso in merito alla discriminazione che riguarda una sfera del sociale non pertinente a questo blog, ritengo che a livello markeging il gay/lesbo sia un SEGMENTO di mercato, tant’è che le guide turistiche oggi trattano sezioni specifiche per questo segmento:
se trattiamo sezioni a parte per le famiglie le discriminiamo?
e allora hotel per coppie etero, hotel per coppie gay, hotel per famiglie con bambini, SEGMENTAZIONE tutto qui. Quindi appoggio riccardo cocco. Qui si parla di marketing turistico.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 29 Maggio 2010, alle ore 18:33
@Massimiliano:
Come ogni cosa che ruota intorno al “vil denaro” il mercato definisce quali siano i bisogni da soddisfare.
Qualche anno fa esisteva la necessità di far sentire a proprio agio le business-women che viaggiavano sole e si è quindi pensato in qualche realtà di creare women-floors dove potevano avere la sicurezza al 100%. Che male c’è segnalare che i luoghi siano friendly per qualche tipo particolare di segmento? Io ti dico, per esempio, che la struttura dove opero io è assolutamente elderly-unfriendly (per via del suo design molto spinto).
Buon lavoro e buon friendly-world a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da sebastian — 3 Giugno 2010, alle ore 12:13
Ciao a tutti,
in effetti non credo che questa nuova nicchia di mercato, il Turismo gay & lesbian, sia una forma di GHETTIZZAZIONE. Sicuramente è una nuova forma di Business, ma questo non mi scandalizza.
Se un Hotel si definisce Gay Friendly si impegna eticamente a garantire alla clientela GLBT che potranno soggiornare in Hotel senza rischio che qualcuno li derida se si dovessero tenere per mano e che se accadesse loro saranno pronti a rimuovere tale discriminazione. Sicuramente per il Gay sapere che un Hotel è gay friendly o Gay Only è una maggiore garanzia di poter conoscere nuovi gay con cui istaurare relazioni.
Se una Destinazione si definisce Gay Friendly è perchè offre a questo target dei servizi e dei luoghi di incontro in cui poter stare in libertà, garantisce loro una libertà grazie a leggi contro l’omofobia ad esempio. Non dimentichiamo che ci sono paesi in cui l’omosessualità è illegale: quelle sono mete “non” gay friendly.
Un Agenzia di Viaggi Gay Friendly invece da la tranquillità al cliente di non doversi vergognare o sentirsi in imbarazzo se volesse prenotare una matrimoniale per lui e il suo compagno senza che l’impiegata magari gli chieda due volte: “ma è sicuro volete la matrimoniale?”.
Infie un Tour Operator Gay, come quello nato recentemente, il primo in Italia, Quiiky (www.quiiky.com), offre destinazioni gay friendly, fa un attenta selezione ed offre informazioni sulle leggi circa l’omosessualità e indicazioni su spiagge, locali, discoteche frequentate da gay. Ma da di più. Seleziona strutture gay friendly, gay only, da consigli su come comportarsi in determinate mete, crea tour di interesse culturale legato al mondo e alla storia omosessuale (ad esempio offre una visita guidata al quartiere Castro di San Francisco, patria di Harvey Milk attivista gay). Ma i suoi viaggi sono rivolti a Gay, Lesbian e loro amici. Insomma non è una ghettizzazione ma si da un valore aggiunto! ciao