Google citato da un hotel per aver “suggerito” informazioni false

leggi l’articolo completo...Avete presente la funzione “suggest” che, quando digitate un termine su Google, vi suggerisce le chiavi di ricerca più diffuse per rendervi il processo più veloce? Bene, immaginate di digitare il vostro nome di battesimo e di veder comparire a fianco – suggerito da Big G – il termine “ladro”, o “criminale”. Come vi sentireste?

È quello che è accaduto ad un hotel Irlandese, che ha visto comparire a fianco del proprio brand sul motore di ricerca la parola “receivership” (“fallimento”) e che è stato sommerso dalle telefonate di numerosi clienti preoccupati che l’hotel chiudesse prima di aver soggiornato nelle costose suite prenotate in largo anticipo. L’unico dettaglio è che l’hotel non sta facendo bancarotta.

Il Ballymascanlon House Hotel, quattro stelle lusso di Dundalk in Irlanda, conosciuto per l’eccellente organizzazione di ricevimenti e matrimoni, ha dovuto affrontare decine di chiamate da parte di spose in lacrime, terrorizzate per l’incolumità del loro fatidico gran giorno.

Avremo spose che programmano le nozze per il 2013 e sarà difficile che si convincano a pagare il deposito, dal momento che credono che stiamo fallendo, anche se non è vero”, ha dichiarato Chris Brayden, GM dell’hotel.

L’azienda avrebbe fatto causa a Google dopo aver più volte contattato senza successo la multinazionale per avere supporto. Google si è limitata infatti a discolparsi, dichiarando che: “L’autocomplete è una caratteristica della ricerca che permette agli utenti di trovare più velocemente quello che stanno cercando. Google non seleziona manualmente questi termini – I milioni di chiavi di ricerca mostrate dall’autocomplete sono stati semplicemente digitati in precedenza da un alto numero di utenti”.

È vero, Google non seleziona questi termini, eppure ha già perso tre cause per lo stesso motivo ed è dovuto intervenire per modificare manualmente i risultati dell’Autocomplete:

  • In Italia un imprenditore ha vinto una causa presso il tribunale di Milano contro Google perché il proprio nome veniva associato alla parola “truffa”
  • In Francia Google ha perso una causa simile perché il nome di un privato veniva seguito dalle parole “satanista” e “stupratore”
  • In Argentina ha dovuto rimuovere dai risultati di ricerca suggeriti almeno 76 siti “fortemente discriminanti” e anti-semiti su richiesta della maggiore organizzazione di comunità ebraica del Paese. In più Big G è stato obbligato a rimuovere qualsiasi forma di pubblicità dai suddetti siti.

Monitorare e vigilare sul proprio brand

Google continua a dichiarare che le ricerche suggerite sono determinate dall’algoritmo sulla base di fattori puramente oggettivi, inclusa la popolarità di certi termini di ricerca.

Certo è che i casi di diffamazione emersi in questi mesi mettono in risalto delle falle del sistema e una mancanza di controllo da parte di Mountain View sull’ottimizzazione delle SERP che non combacia certo con la mission dichiarata dall’azienda, ovvero offrire agli utenti ricerche sempre più veritiere, attendibili e precise.

Molti esperti SEO hanno messo in guardia le aziende e suggeriscono di controllare regolarmente il proprio brand nei risultati di ricerca di Google, per assicurarsi che non siano associati con termini negativi o di comparire in posizioni troppo basse rispetto a risultati meno pertinenti.

La Seo Jasmin Batra, nel corso di una conferenza pubblica, ha ipotizzato apertamente che nell’ “auto-fill” (auto-completamento) sia coinvolto qualche elemento umano, dal momento che i risultati cambiano a seconda della posizione geografica e di altri elementi: “La logica ovviamente ci dice che l’auto-fill offre risultati basati su quello che la gente cerca e che raccolglie tutti i dati disponibili. Ma è chiaro che Google sa come funziona e potrebbero esserci degli interventi umani su ciò che appare tra i suggerimenti”.

Fonte notizia: Mashable

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