Le OTA al Parlamento italiano: vietare la rate parity è illegale e rende impossibile operare

leggi l’articolo completo...Le OTA si sentono a rischio. Per questo la Ettsa, l’Associazione europea delle OTA e dei GDS, ha ufficialmente chiesto al Parlamento italiano di abrogare la legge nel Ddl Concorrenza che vieterebbe la clausola della rate parity nei contratti con le OTA.

Secondo la Ettsa la legge minerebbe il business stesso dei portali e in più sarebbe “incompatibile con i Trattati UE e le regole sulla concorrenza dell’Unione europea.” Ma aspettate un momento: non sono esattamente gli stessi motivi per cui, secondo gli hotel, la clausola rate parity dovrebbe essere vietata?!

Dopo aver presentato un ricorso in Francia, adesso l’Ettsa ci prova con l’Italia.
Se vi siete persi qualche puntata, vi ricordo che da noi la Camera ha approvato un Ddl con cui ha dichiarato illegale la clausola di rate parity che da anni regola il rapporto tra hotel e intermediari. Allo stesso modo in Francia la parity è stata vietata con la Legge Macron e in Germania l’Antitrust si è pronunciato a sfavore della stessa.

Per capire meglio i motivi del dissenso espresso dalla Ettsa riassumiamo i punti chiave del comunicato stampa diffuso due giorni fa dagli uffici di Bruxelles:

  1. Il cosiddetto Articolo 50, è stato introdotto dalla Camera dei Deputati senza consultare gli operatori del settore e senza alcuno studio che valuti l’impatto della normativa
  2. È molto probabile che sia incompatibile con i Trattati UE e le regole sulla concorrenza dell’Unione europea. Viola i principi fondamentali dell’UE, come la libera circolazione dei servizi e la libertà di stabilimento, così come il diritto comunitario della concorrenza, andando a minare la sostenibilità del modello di business adottato dalle OTA
  3. Saranno danneggiati i consumatori e gli alberghi, in particolare i più piccoli, che formano la spina dorsale del settore turistico italiano
  4. L’Articolo proposto prevede la nullità delle clausole contrattuali attraverso le quali gli alberghi si impegnano a non discriminare negativamente i consumatori che prenotano sulle OTA

Nessuno di questi punti in realtà ci sembra reggere completamente:

  1. È vero, nessuno dell’Ettsa o dei suoi rappresentati è stato consultato dal Parlamento, ma è altrettanto vero che com ha testimoniato in aula proprio in merito a questo quando ha patteggiato proprio per mantenere almeno parzialmente attiva la clausola di rate parity.
  2. Se l’Articolo 50 del Ddl Concorrenza va contro le regole europee, com’è che in Francia la legge è passata senza problemi e in Germania come in altri Paesi europei l’Antitrust ha messo in discussione la legittimità della parità?
  3. Dubito che i consumatori sarebbero danneggiati dalla scomparsa della parità perché con tutta probabilità si scatenerebbe una guerra dei prezzi tra OTA e siti di hotel che andrebbe proprio a loro favore. Per quanto riguarda invece gli hotel abbiamo spesso discusso delle conseguenze e non si può negare che ci sarebbero dei vantaggi ma anche delle insidie, soprattutto per i piccoli hotel indipendenti
  4. Diversi prezzi su diversi canali di vendita non hanno mai costituito una discriminazione per chicchessia. Starà ai consumatori scegliere in libertà dove e a quale prezzo prenotare.

Chiaro che la European Technology and Travel Services Association (ETTSA) sta cercando di proteggere gli interessi dei suoi associati: GDS e dei distributori online. Escluso Booking, riunisce infatti quasi tutti i grandi player di settore, come Expedia, Odigeo, Sabre, Travelport, Skyscanner e TripAdvisor.

Il pericolo più grosso per gli intermediari è che la decisione del Parlamento italiano, insieme a quelle prese in Francia e in Germania, spinge i singoli governi a una riflessione di livello europeo, se non addirittura globale. Ci troveremmo di fronte a un cambiamento davvero epocale per il settore.

Le OTA ci hanno voluto avvertire: se la parity scompare, il loro business così come lo conosciamo oggi potrebbe diventare insostenibile. Ma siamo davvero sicuri che sia così?