Turismo Italia: è pronto il Piano Strategico del Turismo 2017-2022. Sarà la volta buona?

Piano Strategico del Turismo 2017-2022Lo schema ufficiale del nuovo Piano Strategico che traccerà il destino del nostro turismo dal 2017 al 2022 è stato già approvato dal Comitato Permanente per la Promozione del Turismo.

Sostenibilità, innovazione e accessibilità sono le parole d’ordine che hanno ispirato l’intero lavoro, ma per adesso non sappiamo ancora niente dei modi e dei tempi con cui saranno raggiunti gli obiettivi.

Per questo abbiamo scelto di condividere con voi solo le informazioni raccolte dai canali ufficiali, senza giudicare o polemizzare. Di fatto quello che conta è sapere come gli intenti dichiarati verranno posti in atto, con quali tempi e soprattutto con quali risultati, ma in questo momento, finché non vedremo il Piano in formato finale, parlarne è prematuro.

 

I punti centrali del nuovo piano

Al centro del piano c’è il desiderio di ridare al turismo italiano competitività a livello internazionale: inutile ricordare che nel 2015 siamo scesi al settimo posto per introiti derivanti dal turismo, sebbene gli arrivi siano in costante crescita.

“È importante far conoscere agli Italiani e ai tanti visitatori che sempre più giungono dall’estero quel vasto patrimonio di arte, storia e tradizioni di cui sono ricchi i nostri territori – ha detto il Ministro Dario Franceschini – Favorire l’incontro fra chi intende il viaggio come un’esperienza di crescita e questo patrimonio è necessario per lo sviluppo di un turismo autenticamente sostenibile”.

Come ha spiegato Franceschini, tutte le azioni che intraprenderemo dovranno ispirarsi a 3 concetti centrali:

  • Sostenibilità, riferita sia alla conservazione delle risorse naturali e del paesaggio, sia alla fruizione del patrimonio e all’uso delle risorse finanziarie;
  • Innovazione in una vasta area di ambiti: modelli di business, profili professionali, marketing e comunicazione digitale, qualità dei servizi e dei prodotti
  • Accessibilità, intesa come possibilità di accedere, fisicamente e culturalmente, alle risorse ambientali e culturali del Paese

Dai documenti in circolazione sono emerse queste macro aree di intervento:

  1. Diversificare e valorizzare
    Il piano prevede una serie di azioni e di investimenti per trasformare le grandi città d’arte come Roma, Firenze, Venezia, Napoli, e le altre località ormai inflazionate, come Rimini, Riccione, la Versilia, il Salento e i laghi, in porte di accesso a destinazioni meno conosciute ma non meno belle. Per questo le Regioni avranno il compito di mappare le destinazioni emergenti da valorizzare, in primis le candidate a capitale europea della cultura, come ad esempio Perugia e Ravenna.
    Ma sarà anche potenziato il turismo sostenibile dei parchi naturali, delle ciclovie e dei cammini.
    Dorina Bianchi, sottosegretario Mibact, ha dichiarato che sono già stati stanziati 91 milioni di euro per una rete di ciclovie turistiche nazionali (il “turismo in sella” avrebbe per noi un potenziale da 3,2 miliardi). Altri 61 milioni serviranno a riqualificare i cammini storici e religiosi che attraversano l’Italia. In più ci sono stati bandi per sfruttare a fini turistici fari, case cantoniere e stazioni ferroviarie dismesse.
    sarà importante anche investire nel settore del turismo congressuale per destagionalizzare.
  2. Digitalizzare
    Due terzi dei viaggiatori organizzano le loro vacanze su internet ed è fondamentale puntare sul web per promuovere l’Italia e dare alla gente gli strumenti per programmare al meglio gli spostamenti. Per farlo, lo Stato ha intenzione di confermare e potenziare il credito d’imposta del 30% alle imprese turistiche che investono nel digitale. Ma ci saranno anche nuovi fondi per ampliare la connessione Wi-Fi e la banda larga, offrendo ai visitatori un solo login per tutto il territorio nazionale e avere la possibilità di assisterli durante il viaggio e raccogliere dati utili per stabilire le future strategie.
    Non solo si dovranno ripensare il portale Italia.it e le attività dell’Enit, ma pare che il Governo stia già dialogando anche con Google e Facebook per promuovere la Penisola in modo innovativo.
  3. Professionisti più qualificati
    L’esperienza di un viaggiatore passa anche dal servizio, specie se si parla di una destinazione con prezzi medio alti come la nostra. Ecco perché è necessario fornire una formazione adeguata ai giovani e proteggere di più i lavoratori stagionali. Il nuovo piano punta a rafforzare nuovi percorsi di specializzazione per le qualifiche del settore e una maggiore stabilizzazione dei contratti.
  4. Processo partecipato e in costante divenire
    Il piano sarà aggiornato ogni due anni. Una nota ufficiale che ci ha inviato il Mibact ci tiene a sottolineare che il PST non vuole essere un semplice documento teorico, ma definire un vero e proprio metodo di lavoro dinamico, condiviso fra tutti gli operatori del settore, che saranno chiamati ai diversi livelli di responsabilità ad attuarlo e che sarà alimentato,  in modalità “revisione continua” e aggiornato con strumenti specifici: tavoli di concertazione permanenti istituiti presso il Ministero dei Beni culturali; spazi strutturati di ascolto e lavoro con gli operatori e i lavoratori del settore; la creazione di un “cruscotto informativo” per monitorare costantemente il posizionamento competitivo dell’Italia, definito in collaborazione con l’ISTAT, gli Osservatori regionali e l’Osservatorio Nazionale del Turismo; implementazione di sistemi di comunicazione digitali per la consultazione permanente degli stakeholder (come la piattaforma partecipativa ‘idee per il turismo’ accessibile dal sito http://pst.beniculturali.it) al fine di garantire la trasparenza e la partecipazione; adozione di un sistema di indicatori di monitoraggio per il miglioramento del Piano stesso.

Attività in atto

Come abbiamo visto per adesso non ci sono azioni definite, ma la nota del MIbact svela che alcune importanti iniziative sono state già intraprese:

  • L’accordo con il Mise e Agid per rafforzare la rete di connessione a banda larga in territori a forte vocazione turistica, come alcune destinazioni balneari in connessione con le aree interne, la rete dei siti Unesco, le città delle cultura, in modo da generare anche un sistema di identificazione unica digitale per semplificare l’accesso a sistemi pubblici di wifi;
  • La redazione dell’atlante dei cammini italiani per costruire una vera e propria raccolta di informazione per la fruizione di un’infrastruttura di mobilità dolce che attraversa tutto il paese;
  • Il progetto Experience Italy South and Beyond per  di utilizzare i ristoranti italiani all’estero certificati come hub di conoscenza dei prodotti e dei territori del sud d’Italia;
  • La costruzione della travel library, che mette a disposizione online tutti i dati della cultura del Ministero in formato open e consente di ampliare il patrimonio attrattivo della nostra offerta pubblica e privata;
  • La interoperabilità degli strumenti di promozione digitali delle regioni e dei territori, individuando strategie condivise di rafforzamento dello storytelling collettivo
  • Avvio di gruppi di lavoro con le istituzioni di Russia e Cina per definire attività mirate alla facilitazione e promozione del turismo cinese e russo in Italia, tramite accoglienza Chinese e Russian friendly, scambio di dati sui flussi turistici e gli accreditamenti su base regolare e frequente; aumento del numero di voli diretti fra l’Italia e questi Paesi.

 

Le perplessità

Per adesso quelli che abbiamo visto sono soprattutto buoni propositi, ma senz’altro possiamo dire che il Piano si prefigge di riuscire là dove finora mai nessuno ha avuto successo, e dove in effetti mai nessuno ha investito seriamente.

Da un lato valorizzare le mete minori, impresa difficile ma non impossibile, sempre che si disponga di risorse per fare promozione e migliorare le infrastrutture e i trasporti.

Dall’altro un’ampia azione di digitalizzazione, di strategie condivise, di raccolta di big data.

Alcune fonti e dichiarazioni hanno riportato a galla anche la famigerata destagionalizzazione, una parola che abbiamo sentito pronunciare centinaia di volte dai politici e dagli esperti, ma che in effetti non ha molta ragion d’essere. Per destagionalizzare infatti bisognerebbe cambiare le abitudini dei turisti, ma perché un turista dovrebbe andare al mare d’inverno? O nella campagna toscana quando fa freddo e i paesaggi sono spogli? Un Americano che investe migliaia di euro per venire da noi, si aspetta di godersi il sole, il mare, le passeggiate all’aria aperta. Come scrisse Robi Veltroni in un’arguta riflessione di qualche anno fa: “Prima di sperperare capitali per destagionalizzare sarà opportuno ottenere tassi di occupazione dignitosi e interessanti durante la bella stagione.”

Più che inseguire le chimere, speriamo che vengano fatti investimenti per mettere a frutto quello che abbiamo nei periodi in cui i turisti sono disposti a spostarsi, magari convincendoli a venire da noi piuttosto che in Spagna o in Francia.

Adesso restiamo in attesa del prossimo passo: le ultime modifiche verranno affrontate nei prossimi 30 giorni, il 14 settembre è prevista l’approvazione definitiva, per passare poi alla Conferenza Stato-Regioni, acquisire il parere delle competenti Commissioni parlamentari e essere infine deliberato dal Consiglio dei Ministri.

Se volete saperne di più potete leggere sul sito del Mibact il comunicato stampa ufficiale e Il Sole 24 Ore.