Gli hotel ammettono la propria dipendenza dalle OTA

Ne parliamo sempre, ma ogni volta è una sorpresa scoprire quanto gli hotel siano dipendenti dalle OTA nella distribuzione del proprio inventario, mentre quasi tutti gli altri canali sono considerati decisamente meno efficienti confrontati sulla stessa scala.

Questo è uno dei tanti risultati dello studio sulla distribuzione alberghiera dell’Hotel Analytics Work Group di HEDNA, realizzato grazie alla collaborazione di più di 1050 strutture fra hotel di catena e indipendenti, e con l’appoggio di partner tecnologici come Snapshot e Triometric.

Chi soffre di più?

 

Potrà sorprendere i tanti professionisti italiani, ma gli hotel indipendenti mostrano in media un mix di canali sorprendentemente bilanciato. Le catene, al contrario, hanno mostrato invece un più forte impatto delle OTA sulle percentuali di venduto via canali.

Per esempio, più del 60% delle strutture di catena usano le OTA per una percentuale del proprio inventario che oscilla dal 10% al 50%, con il 32% che invece supera più del 50% del distribuito sullo stesso canale.

Gli indipendenti, invece, hanno più casi di forte sudditanza alle OTA, ma con percentuali totali in assoluto più basse: il 39% delle strutture si appoggia alle OTA per il 10-50% del proprio inventario, con il 37% che supera il 50%.

 

L’importanza dei dati

 

Secondo gli hotel intervistati, le OTA giocano un ruolo importante nella distribuzione e sono le fonti migliori di dati, con il 31% delle strutture che utilizzano le loro informazioni real time e il 30% che si accontenta di usare le analytics giornaliere.

Grossisti, piattaforme di vendita last minute e metasearch non danno invece l’accesso a tutti i dati, secondo molte strutture.

Quasi la metà (45%) non riceve dati da servizi di late-booking, con grossisti e metasearch che non forniscono dati al 42% e al 33% degli hotel rispettivamente.

La sfida considerata maggiore per le strutture è quella di ricevere e analizzare più facilmente e frequentemente dati di qualità e “puliti” dal rumore di fondo. Per gli intervistati le altre cause di preoccupazione sono i problemi di integrazione con sistemi esterni (15%) ed interni, oltre al training dello staff (10% per entrambi).

È interessante notare come sette hotel di catena su dieci usino i loro dati sulla distribuzione come fonte e leva contrattuale durante la negoziazione dei termini di contratto con canali terzi, mentre gli hotel indipendenti si fermano a poco meno della metà (49%).

 

Quali sono i KPI?

 

Il report ha trovato delle nette differenze fra le varie tipologie di hotel per quanto riguarda gli Indici Chiave di Performance (KPI) più importanti associati alla distribuzione.

Il costo della distribuzione è usato da meno hotel indipendenti (48%) rispetto alle catene (65%) come benchmark della propria strategia, per esempio.

L’accesso a dati comparati sul mercato è più importante per le catene (71%) rispetto agli indipendenti (34%), che si preoccupano meno di analizzare e monitorare le strutture simili nella propria area.

Dove tutti sono più o meno d’accordo è il revenue puro, considerato un KPI dal 92% delle catene e dal 90% degli hotel indipendenti.