Recovery nel Regno Unito: desiderio di viaggiare e business travel

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Le restrizioni ai viaggi internazionali si stanno progressivamente allentando, con l’avvenuta apertura delle frontiere comunitarie il 15 giugno e la prevista riapertura dei confini extra europei il prossimo 1° luglio.

Ripristinate le condizioni legislative e infrastrutturali, torneremo alla normalità?

Sicuramente no, non velocemente, ma in modo graduale, eppure i primi, incoraggianti segnali di ripresa emergono eccome.

Il desiderio di viaggiare dopo la pandemia si fa sentire un po’ in tutti i Paesi, con tendenza dominante, per ora, a rimanere all’interno dei confini nazionali e a muoversi in auto, data la scarsa fiducia riposta nei voli. Gli italiani appaiono propensi a vacanze in località montane e naturalistiche, gli americani desiderosi di rilassarsi in mete balneari, molto più dell’anno scorso.

E gli inglesi? È recente una notizia che potrebbe invogliarli a visitare il nostro Paese, da sempre una delle mete predilette per il turismo anglosassone. È stata infatti rivelata la lista delle nazioni dove i cittadini del Regno Unito possono trascorrere le proprie vacanze, senza doversi sottoporre alla quarantena una volta rientrati. E tra questi, figura l’Italia: ottima news, vero?

 

Sentiment e nuovi meccanismi in UK

 

I dati emersi da una ricerca pubblicata su Travel Weekly lasciano ben sperare albergatori e operatori del travel: più della metà dei consumatori nel Regno Unito “desidera ardentemente viaggiare” verso la destinazione di vacanza scelta in origine, una volta abolite le principali restrizioni introdotte per il Covid-19.

Il restante 41% è in ancora attesa di decidere cosa farà della sua prenotazione o sta cambiando del tutto la meta del primo viaggio post lockdown.

I numeri provengono da un sondaggio globale condotto su più di 900 operatori e agenti da Travel Consul, realtà attiva nel marketing internazionale di viaggi, comprendente 18 società di pubblicità, media, PR e marketing in cinque continenti.

Lo studio ha rilevato che gli enti turistici avranno un ruolo trainante nel processo di recovery del settore. Circa il 65% degli operatori turistici intervistati ha affermato, infatti, che le campagne di marketing congiunte con un ente turistico, corredate da un invito all’azione (CTA), sosterranno il processo di recupero.

La pandemia ha anche portato gli operatori a diversificare la propria offerta di prodotti con il 59% del campione convinto di modificare i servizi in vendita e l’82% propenso a vendere pacchetti relativi a destinazioni e resort mai presi in considerazione prima. Un altro 37% ha sostenuto l’elevata probabilità di dover virare su opzioni diverse da quelle promosse abitualmente.

Il sondaggio ha previsto anche un approfondimento su come cambierà il ruolo dei partner di distribuzione in futuro per adattarsi alle nuove circostanze. Le risposte convergono in misura maggiore sulle policy di prenotazione: il 70% degli intervistati ritiene che ci saranno modifiche, in primo luogo, sulle politiche e i termini di cancellazione. Altri operatori dichiarano di voler espandere i canali di comunicazione con i clienti, di diversificare le offerte di prodotti e destinazioni, di cercare partnership con nuovi fornitori.

E le organizzazioni di destinazione che importanza rivestono in questa difficile risalita? La considerazione principale (espressa da due intervistati su tre) riguarda la necessità di introdurre certificati di salute e sicurezza per rassicurare gli agenti turistici, certi così di indirizzare i propri clienti verso mete sicure.

Per quanto riguarda le attività di marketing nel periodo di recovery, i social media emergono come fari nella notte, con due intervistati su tre che li elegge strumento primario di comunicazione e promozione. Le campagne digitali e cooperative si posizionano rispettivamente al secondo e terzo posto.

Da dove proviene la mole di dati relativa ai nuovi trend e all’analisi del travel post Covid-19 nel Regno Unito? Come prime fonti si citano i tour operator e le associazioni di agenzie di viaggio, seguiti da uffici turistici, media specializzati e governi nazionali.

Amanda Hills, presidente di MMGY Hills Balfour (agenzia internazionale di PR attiva in travel e turismo), mostra entusiasmo per essere stata coinvolta nello studio illustrato in questo articolo e si dichiara favorevole all’introduzione di standard di sicurezza: “È rassicurante che il World Travel & Tourism Council stia introducendo un bollino di sicurezza e igiene che rispecchia il sentiment degli addetti al settore colto dal sondaggio.” Secondo la Hills, infatti, il rilascio di un certificato sanitario da parte degli enti turistici accrescerebbe la fiducia dei consumatori, nel Regno Unito e nel mondo, e ciò favorirebbe il decisivo riavvio dell’industria dei viaggi.

 

Segnali di ripresa per il business travel

 

Ebbene, il desiderio di tornare ad esplorare i cinque continenti – o la propria nazione, almeno in una prima fase – emerge fortemente, come abbiamo appena visto. Segnali positivi per il leisure dunque, ma il business travel? Sembra che anche questo mercato cominci a risvegliarsi, dopo il torpore forzato della pandemia.

Il trend viene fotografato ed analizzato dalla Global Business Travel Association, con uno studio condotto su 1.708 aziende associate in tutto il mondo. I primi a riprendere, numeri alla mano, dovrebbero essere i viaggi d’affari nazionali ed essenziali, una volta stabiliti standard di salute e sicurezza uniformi per il settore.

La metà (49%) delle aziende interpellate prevede di riprendere le trasferte domestiche nel prossimo futuro – in un arco da uno a tre mesi – e una su cinque (22%) prevede di riavviare tutti gli spostamenti nello stesso periodo. Il sondaggio rivela un piccolo aumento del numero di aziende che consentono alcuni viaggi essenziali (44% rispetto al 37% in una precedente ricerca pubblicata il 20 maggio).

Quasi la metà (46%) dei fornitori di viaggi riferisce di un aumento delle prenotazioni nell’ultima settimana, mentre uno su quattro (40%) afferma che le prenotazioni sono rimaste invariate.

Anche l’ottimismo dei fornitori riguardo al percorso di recupero del settore travel riporta il segno “più”. Il 40% degli operatori si mostra più fiducioso verso il futuro rispetto alla settimana scorsa. La metà non rileva cambiamenti d’umore e solo una persona su dieci (10%) si sente più pessimista riguardo al percorso di ripresa del business travel rispetto al sondaggio della settimana precedente.

Alla domanda sull’impatto del Covid-19 sul settore, la maggior parte delle aziende ritiene che il settore dei viaggi d’affari abbia avuto il peggio in termini di voli cancellati (86%), sospensione delle operazioni alberghiere (78%), licenziamenti (52%) e incidenza sui ricavi (47%). Tuttavia, uno su tre ritiene che il peggio debba ancora venire in termini di licenziamenti (31%) e cali nelle entrate (34%).

Analizzando i numeri, l’amministratore delegato di GBTA, Scott Solombrino, commenta soddisfatto: “Per la prima volta dall’inizio della pandemia, le aziende fornitrici di viaggi stanno iniziando a vedere un aumento delle prenotazioni”.

Per cavalcare la tendenza positiva ed uscire dalla stasi post lockdown, le aziende associate di GBTA si impegnano fortemente e richiedono la definizione di misure coerenti di salute e sicurezza per ogni verticale del travel.