Il caro bollette rallenta la ripresa del turismo italiano 

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A fotografare ancora una volta le difficoltà della filiera del turismo arriva un report di Confindustria sul terzo trimestre del 2022. 

Sul banco degli imputati finiscono il caro energia, l’inflazione, il crescente costo delle materie prime e la mancanza di personale fra gli operatori del settore. 

Quali sono le previsioni per il prossimo periodo? Scopriamolo insieme. 

 

Timori e preoccupazioni: il difficile autunno degli albergatori

 

Nella sezione dedicata al comparto turistico all’interno del rapporto “Economia italiana ancora resiliente a incertezza e shock?”, in riferimento al terzo trimestre di quest’anno, il Centro studi di Confindustria denota una situazione del comparto in netta ripresa rispetto agli ultimi due anni, ma non ancora sufficiente a eguagliare i fasti del 2019. 

In autunno e in inverno la situazione non è destinata a migliorare. Confindustria parla di “segni di pessimismo per l’autunno, anche a causa degli spropositati rialzi del prezzo dell’energia” che stanno già spingendo alcuni alberghi verso la chiusura forzata. Per molti di loro infatti, chiudere è già più conveniente che restare aperti

A questo proposito, il report di Confindustria (ripreso da La Repubblica), riferisce di un raddoppio netto dell’incidenza dei costi energetici rispetto a quelli di produzione, lievitato dal 6% al 12%/13% per quanto riguarda il settore alberghiero e quello della ristorazione. L’aumento è addirittura superiore al 4% se confrontato con l’incremento dei costi medio registrato dall’economia italiana nel suo complesso. Una volta terminati i guadagni frutto della buona stagione estiva, come faranno gli albergatori a fronteggiare queste spese? 

A certificare il clima di sfiducia che serpeggia fra le imprese a vocazione turistica ci ha pensato l’Istat. L’istituto nazionale di statistica ha infatti rilevato quanto sia diminuito il clima di fiducia delle imprese impegnate nel turismo: dai 119,0 punti registrati nel mese di agosto siamo scesi a 108,6 punti a settembre, raggiungendo così il valore più basso registrato negli ultimi cinque mesi. 

Non ci sono però soltanto i costi legati all’energia a frenare le ambizioni di recovery della filiera del turismo.  

 

Gli altri ostacoli alla ripresa

 

A inficiare la ripresa economica del settore, definito da Confindustria “così cruciale per le prospettive di crescita dell’intero sistema economico italiano”, c’è anche la pesante inflazione, che disincentiverà buona parte dei viaggiatori a partire nel prossimo periodo. 

A frenare ulteriormente la domanda c’è un ultimo fattore, evidenziato dal World Travel and Tourism Council (Wttc): la scarsità di personale, nell’ultimo periodo lamentata a gran voce da molti imprenditori dell’ospitalità. I dipendenti impegnati in questo settore che durante la pandemia sono stati in cassa integrazione -quando non sono stati licenziati- sono adesso, nella maggior parte dei casi, impiegati in altri comparti. 

Nonostante la domanda di occupazione in crescita nei mesi passati, l’offerta della forza lavoro ha scarseggiato, anche per una diminuzione dell’immigrazione, derivante a sua volta da una minor mobilità delle persone.  

 

Fra i costi dell’energia, l’inflazione galoppante e la mancanza di personale, gli albergatori si apprestano ad affrontare l’autunno e l’inverno in una situazione di incertezza. Continuate a seguirci per rimanere aggiornati su tutti gli sviluppi.