Questa è l’estate dei cattivi turisti?

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Desiderio di trasgressione, mancanza di rispetto o semplice noncuranza: qualunque sia la leva principale dei cattivi comportamenti, in questa estate 2023 la maleducazione sembra regnare sovrana in ambito turistico.

In particolare, le cronache internazionali hanno portato alla luce diversi episodi spiacevoli che, tuttavia, da tale notorietà potrebbero ottenere un impensabile effetto positivo.

Approfondiamo il fenomeno, partendo da un’illuminata analisi della BBC.

 

Un turismo senza valori?

 

Nel corso dell’estate, titoli riguardanti il comportamento irrispettoso dei turisti hanno affollato testate e social network con una periodicità allarmante.

Solo per citare qualche episodio, due americani ubriachi si sono introdotti in una sezione chiusa dell’iconica Tour Eiffel dove hanno dormito per smaltire il troppo alcool ingerito. La settimana precedente, una donna francese è stata arrestata per aver intagliato un cuore e le sue iniziali sulla nostra Torre Pendente a Pisa. Il mese scorso un adolescente canadese ha deturpato un tempio giapponese di 1200 anni, subito dopo che un uomo di Bristol aveva inciso due nomi sul Colosseo e aveva dichiarato di non essere a conoscenza dell’autorevole età dell’arena. Per non parlare del turista tedesco che ha interrotto una performance all’interno di un sacro tempio di Bali e si è spogliato completamente – il tutto dopo essere fuggito senza pagare il conto presso diversi hotel locali?

Conseguenza più o meno logica dell’overtourism, questo trend nocivo necessita di una riflessione ponderata. All’improvviso, complice la grande notorietà veicolata dall’attuale paradigma mediatico, sembra infatti che tutto il mondo abbia dimenticato le buone maniere nelle case altrui. Eppure, il cattivo comportamento dei turisti non è un fenomeno nuovo: da quando le persone hanno iniziato a viaggiare, hanno spesso manifestato abitudini sbagliate.

Da Pompei alle piramidi egizie, alcune delle meraviglie più famose al mondo sono segnate da graffiti millenari incisi sulle pareti da turisti ante litteram. Non è un segreto che molti dei grandi viaggiatori del mondo, come Cristoforo Colombo ed Hernán Cortés, fossero tra i peggiori deturpatori di arte. Inoltre, secondo Lauren A Siegel, docente di turismo ed eventi presso l’Università di Greenwich a Londra, fino al XVIII e XIX secolo, era comune che i nobili britannici che compivano il Grand Tour dell’Europa disprezzassero le persone e i luoghi che stavano visitando.

 

Questione (anche) di visibilità

 

Dunque, se mancanza di rispetto e incuria delle destinazioni hanno radici lontanissime, cosa c’è di diverso in questa estate 2023? Semplice: l’attenzione mediatica moderna sembra amplificare gli episodi disdicevoli, moltiplicando l’indignazione collettiva e suggerendo una sorta di resa dei conti per i turisti irresponsabili.

In un’epoca di crescente consapevolezza riguardo ai privilegi e al modo in cui trattiamo le persone di diverse culture, questo focus sui viaggiatori arroganti e maleducati potrebbe sembrare una progressione naturale. Tuttavia, gli esperti suggeriscono che una combinazione di fattori sta spingendo al comportamento scorretto e all’attenzione nuova che gli stiamo dedicando.

Secondo Siegel, a differenza degli anni passati, molti viaggiatori oggi competono per ottenere like e visualizzazioni sui canali social, ricorrendo ad azioni estreme.

David Beirman, collaboratore presso l’Università di Tecnologia di Sydney, ha osservato che nel 2019 quasi 1,5 miliardi di persone hanno viaggiato a livello internazionale. Con il grandissimo ritorno dei viaggi a lungo raggio, è inevitabile che comportamenti deplorevoli si diffondano, sebbene non come abitudine generalizzata.

Gail Saltz, conduttrice del podcast “How Can I Help?“, sostiene che ci siano altri fattori in gioco, come il revenge travel, emerso dopo un paio d’anni di lockdown pandemico e ansia. Per reazione a un prolungato periodo di chiusura, le persone si sentirebbero autorizzate a trasgredire e a farlo in diverse occasioni, come se i paesi stranieri fossero un party senza regole. A causa di una simile mentalità, tuttavia, gli hotspot del turismo si sono trovati a dover imporre restrizioni e sanzioni, severe ma necessarie, secondo noi.

 

Possibile inversione del trend

 

Eppure, una straordinaria visibilità (con conseguente gogna mediatica) può segnare un’importante opportunità di cambiamento. Ogni nuovo oltraggio, ci ricorda che viaggiare all’estero è un privilegio.

Come dimostra il caso delle Hawaii, dove i turisti continuano ad affluire nonostante i disastrosi incendi di queste ultime settimane, evidenziando come il privilegio di viaggiare debba essere affrontato con maggiore considerazione e responsabilità. Dovremmo tutti rabbrividire all’idea che un traveler si lamenti di non poter surfare nei luoghi di una catastrofe naturale, non credete?

La crescente consapevolezza del problema potrebbe portare a una maggiore attenzione da parte dei viaggiatori stessi, innescando un potenziale cambiamento. La cosa bella dei viaggi è che le meraviglie del mondo appaiono ancora più straordinarie dopo averle visitate di persona. Ci preoccupiamo di più di ciò che conosciamo e siamo più inclini a contribuire a proteggerlo – o almeno a non distruggerlo.

Diverse destinazioni hanno adottato un approccio proattivo a questa idea. Bali e l’Islanda chiedono ufficialmente ai turisti di promettere di rispettare la loro cultura e l’ambiente dopo averli visitati, Palau richiede ai visitatori di firmare un impegno ecologico all’arrivo. Nel frattempo, Amsterdam ha lanciato una campagna pubblicitaria di “allontanamento” rivolta ai britannici ubriachi, come vi abbiamo raccontato qualche settimana fa.

Una profonda riflessione sulle proprie azioni e sulla responsabilità che deriva dal privilegio di viaggiare sembra l’unica, vera chiave di volta per invertire la tendenza e consegnare, in uno stato dignitoso, preziosi luoghi di interesse globale alle generazioni future. Voi cosa ne pensate?