Strutture ricettive, obiettivo zero emissioni 

leggi l’articolo completo...EY Parthenon ha rilasciato un nuovo studio, commissionato da Booking.com.

Secondo la ricerca, le strutture ricettive possono raggiungere emissioni zero entro il 2050. A patto che ciascuno faccia la sua parte. 

 

Guidare il cambiamento climatico

 

Quante emissioni dirette produce il settore ricettivo? 264 milioni di tonnellate, il 10% del totale del comparto turistico.  

EY Parthenon ha stimato il costo complessivo per raggiungere la soglia delle zero emissioni. Secondo l’analisi, le strutture ricettive dovranno investire 768 miliardi di euro nel corso dei prossimi vent’anni. La spesa da sostenere è, più o meno, equivalente al fatturato annuale su scala mondiale del comparto ricettivo.  

Nello specifico, 243 miliardi di euro servirebbero per implementare le misure necessarie ad abbattere le emissioni di gas serra, mentre 525 miliardi di euro dovrebbero essere allocati per rendere più sostenibile la restante parte di emissioni.

 

Verso la sostenibilità, il ruolo guida delle strutture ricettive

 

Le imprese del mondo dell’accoglienza sarebbero quindi chiamate a uno sforzo non indifferente, ma quanto mai necessario. A complicare il lento cammino sulla strada della decarbonizzazione c’è anche la pandemia, della quale alcune strutture ricettive in tutto il mondo stanno ancora smaltendo i postumi. 

La buona notizia consiste nel fatto che ridurre l’impatto ambientale porta un doppio vantaggio: diminuiscono contemporaneamente sia le emissioni ambientali, sia i costi operativi per l’efficientamento energetico. Conti alla mano, essere sostenibili conviene anche per le entrate del proprio business. 

A differenza di altri attori coinvolti nel settore del turismo, nel mondo ricettivo le tecnologie già consentono di raggiungere l’auspicabile traguardo delle zero emissioni. Ancora, per esempio, sono lontani da questo obiettivo gli aerei, per i quali lo sviluppo tecnologico non consente l’abbattimento completo dell’inquinamento.  

In questo contesto, gli operatori dell’hospitality sarebbero chiamati a essere una vera e propria guida nell’affrancamento da pratiche energetiche dannose per l’ambiente. 

 

Gli ostacoli al cambiamento

 

Nel già citato studio di EY Parthenon commissionato da Booking.com, ogni struttura ricettiva dotata delle nuove tecnologie in circolazione è in grado di abbattere fino al 32% di emissioni di gas serra. Calcolato su base annua, sono 87 milioni di tonnellate di CO2 non immessa nell’ambiente. 

Se già al giorno d’oggi le premesse sembrano positive, perché il comparto fatica a sposare in massa la causa ambientale? Sembrano essere tre le motivazioni prevalenti, elencate in ordine di importanza: un senso di urgenza non ancora sufficiente ad azionare gli imprenditori, poca consapevolezza della questione ambientale e mancanza di accesso alle risorse economiche per dotarsi di tecnologie all’avanguardia. 

 

Mancanza di urgenza

 

La mancanza di urgenza è il freno al cambiamento più forte rilevato dall’analisi. Il 51% delle strutture ricettive non sente la necessità di intraprendere azioni opportune per dare il proprio contributo alla decarbonizzazione del settore. Molti operatori decidono il da farsi nell’ottica esclusiva di garantire un soggiorno indimenticabile al cliente, incrementando così il proprio fatturato.  

La miope visione strategica (e operativa) che vede l’investimento in pratiche sostenibili come un costo da cui trarre degli (incerti) benefici economici sul lungo periodo è molto diffusa e disincentiva la transizione ecologica.  

Un’adeguata comunicazione istituzionale che sensibilizzi sul rischio economico (per esempio legato al costo delle bollette, scenario più che mai attuale) di ritardare questi investimenti potrebbe spingere gli operatori a investire. 

 

Lacune di conoscenza

 

Un 30% delle realtà coinvolte nel sondaggio lamenta la mancanza di accesso a informazioni pertinenti, su cui basare le proprie decisioni.  

Le lacune di conoscenza colpiscono anche le strutture che già hanno adottato soluzioni rispettose dell’ambiente. Quest’ultime documentano come la mancanza di informazioni adeguate non porti gli imprenditori a conoscenza di tutto ciò che potrebbe essere fatto per salvaguardare la salute dell’ambiente.  

Mancherebbero, nel dettaglio, dati accurati che misurino l’impatto delle azioni intraprese, una stima (attendibile) dei costi da sostenere per limitare il proprio impatto sul pianeta e una chiara prospettiva sul soddisfacimento degli ospiti a fronte di questo genere di investimenti.  

Sembra però che i viaggiatori, già dalle prima fasi della ricerca di un soggiorno online, cerchino sempre di più strutture green. In Italia, ad esempio, sono state tanto desiderate dai turisti provenienti da tutto il mondo nel corso dell’estate.  

In questo senso, una chiara comunicazione sull’impegno ambientale della propria struttura potrebbe essere foriera di nuove opportunità di business. Così gli operatori possono soddisfare le esigenze dei viaggiatori desiderosi di gestire i propri viaggi nel rispetto dell’ambiente.

 

Mancanza di risorse economiche

 

Il 20% delle strutture non dispone infine del capitale necessario per investire nell’efficientamento energetico. Se è vero che i risultati sono riscontrabili nel giro di 15 anni, è altrettanto vero che per avviarsi in questa direzione serve un capitale a disposizione significativo.  

Sono però perlopiù strutture consapevoli dell’importanza di ridurre l’impatto sull’ambiente. A questo proposito, il 78% chiede infatti che la pubblica amministrazione del proprio territorio preveda non già dei prestiti, bensì dei sussidi con cui incentivare il passaggio verso pratiche green. Del resto, anche le istituzioni non possono chiamarsi fuori dall’irrimandabile processo della transizione ecologica.   

 

Sarà possibile alzare l’asticella dell’ambizione generale verso un maggio rispetto dell’ambiente soltanto con l’impegno di tutti gli attori coinvolti nel cambiamento. È il momento di agire. 

 

Clicca qui per scaricare lo studio completo di EY Parthenon, con tanto di road map da seguire per centrare l’obiettivo emissioni zero nel 2050.